Di Adriano Falanga
Nel linguaggio corrente si usa dire “cattedrale nel deserto” la realizzazione di un’opera o struttura del tutto inutile. O meglio, quelle opere che finiscono nell’elenco alla voce “spreco pubblico”. Più che cattedrale nel deserto, Scafati può vantare la “Pista Sul Sarno”. Costata quasi 2 milioni di euro, fu inaugurata nel settembre 2012 e parzialmente chiusa dopo appena 4 mesi, quando si scoprì che i lavori per la pavimentazione eseguiti nel tratto della Villa Comunale non erano a norma. Un tratto costato intorno ai 400 mila euro, fu aperto un contenzioso con la ditta appaltatrice, da allora non si sono avute più notizie. Ciò che resta è in totale abbandono, e di biciclette neanche l’ombra, se non qualche temerario sportivo che usa il tratto asfaltato per fare jogging. Rubati nel tempi i cavi elettrici, la pista è oggi al buio. A farla da padrone erbaccia, topi e pure qualche serpente. Il Comune ha provato diverse volte a darla in gestione ad associazioni private, ma oltre un chiosco dei panini e tanta buona volontà non si è mai avuto di meglio. Oggi è tutto in disuso. “Un percorso lungo 5 km che permetterà a tutti, dai bambini agli anziani, di andare in bici o fare delle tranquille passeggiate attraversando la città di Scafati e ponendo in collegamento luoghi importanti del paese. 5 Km che collegano Scafati dalla Ferrovia FF.SS a San Pietro con 3 postazioni di bike sharing”, recitava così il mega manifesto istituzionale 6×3 affisso ad Agosto 2012. Nel dicembre del 2013 il consiglio comunale approvò anche il regolamento per il Bike Sharing, la condivisione e noleggio di biciclette pubbliche. Un progetto fortemente voluto da Espedito De Marino, ex assessore a Sport e Scuola. “Le postazioni di Bike Sharing sul nostro territorio saranno ubicate in: Via Fosso dei Bagni, Via Pietro Melchiade, Ferrovia dello Stato. Ogni postazione comprenderà 10 biciclette ed un totem di gestione attraverso il quale l’utente verrà riconosciuto dal sistema attraverso una tessera magnetica per il prelievo ed il deposito della bici – spiegava in una nota stampa l’amministrazione comunale – Per il prelievo delle bici occorrerà munirsi di una tessera magnetica, rilasciata dal settore Sport, il cui costo giornaliero è di Euro 2, settimanale di Euro 5, annuale di Euro 25. E’ intenzione di questa Amministrazione potenziare il servizio per renderlo più efficiente al cittadino sull’intero territorio prevedendo altre postazioni, in modo che l’intera popolazione ne possa usufruire, soprattutto le periferie”. Il servizio però non è mai partito, restando chiuso nel libro dei sogni. Un’attenzione particolare merita anche il parco giochi situato all’ingresso di via Terze. Nonostante le buone intenzioni, l’area, destinata a verde attrezzato e al bike sharing, non è mai decollata.
Colpa della totale assenza di una pianificazione progettuale destinata al lungo periodo, con tanto di manutenzione costante. Ma la manutenzione del verde a Scafati è un optional, da anni esternalizzata e garantita da mini affidamenti o gare d’appalto a breve durata. L’area versa oggi nel pieno e totale abbandono, con sporcizia, erbaccia incolta e le strutture dedicate ai bambini oramai ridotte a legna da ardere. Colpa dei vandali certamente, che in città pure scorrazzano liberamente e impavidamente, ringalluzziti da una pressoché totale assenza di controllo e sorveglianza. Il parco giochi in prima battuta fu dato in gestione a privati, l’idea era buona: noleggio biciclette in cambio della manutenzione. Finì però per essere adibito a paninoteca all’aperto. La convenzione non fu rinnovata. Tutto in malora, tutto rovinato. Con la pista ciclabile, furono installate anche tre postazioni con 10 rastrelliere elettroniche per il noleggio delle biciclette di proprietà comunale. Ma di queste non se n’è mai vista una e giacciono oggi in un magazzino della ex Manifattura Tabacchi. Non avendo risorse economiche disponibili per recuperare il servizio, e per non lasciar arrugginire le biciclette in deposito, la Giunta nel maggio scorso ha dato mandato all’ufficio Ambiente di trovare partner privi di finalità di lucro che possano collaborare con il Comune per individuare una modalità di utilizzo delle 35 biciclette di proprietà comunale. Il partner doveva effettuare il servizio a costo zero per gli utenti e per le casse comunali, provvedere alla manutenzione ordinaria delle bici. In cambio, Palazzo Mayer concedeva l’esonero dal pagamento dei diritti su eventuali pubblicità realizzate sulle bici. Era gratuito l’utilizzo delle rastrelliere già esistenti sul territorio. Non era dovuto il pagamento del canone di occupazione aree pubbliche per eventuali installazioni di nuove rastrelliere realizzate dall’affidatario ed infine era previsto anche l’esonero dal pagamento dei diritti pubblicitari su eventuali pubblicità realizzate sulle nuove rastrelliere. Poi il buio, e oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti.