di Andrea Pellegrino
In piedi ci dovrebbe essere (il condizionale è d’obbligo) una inchiesta da parte della Procura di Salerno per accertare la verità sui rifiuti interrati nell’ex Ideal Standard. Rifiuti, soprattutto eternit, che, secondo il racconto degli ex operai, sarebbero stati seppelliti in varie zone dell’opificio dopo la dismissione dell’Ideal Standard all’atto del passaggio (mai avvenuto) con la Sea Park. Ma con molta probabilità, di quei rifiuti non si saprà mai più nulla. O almeno, è immaginabile che sia così, considerati i lavori che si stanno svolgendo presso la struttura industriale di Salerno. Come dimostrano le fotografie, l’area è recitata e la pulizia è in corso. Insomma qualcuno ha acquistato quei suoli. O, comunque, qualcuno ha avviato i lavori di ristrutturazione. Dal cartello si legge che ad occuparsene è la Sab Immobiliare srl e che la concessione del Comune di Salerno risale allo scorso ottobre. Delle due l’una: o l’inchiesta della Procura è stata archiviata o l’impresa, presumibilmente, sarà stata autorizzata dagli organi preposti. Eppure, dall’avvio dell’inchiesta della Procura che ha portato anche all’acquisizione delle dichiarazioni da parte dei protagonisti della vicenda, nessuna notizia è giunta agli interessati. La vicenda nasce dopo le denunce che gli ex operai avevano fatto attraverso queste colonne, poi riprese anche da Lira Tv, fino a sfociare in una iniziativa pubblica durante la quale si apprese proprio dell’avviso del procedimento e dell’intervento del Noe di Salerno. All’attenzione della Procura ci fu anche un esposto presentato dalla Cisl e firmato dal segretario provinciale Matteo Buono. Racconti pieni di rabbia e di dolore da parte degli ex dipendenti, alcuni dei quali ammalati ed in cerca di giustizia anche per i tantissimi che in questi anni sono deceduti a causa di patologie tumorali. Un lungo elenco di persone che nel corso del tempo non sono riuscite a sconfiggere la malattia. Due i filoni e le battaglie portate avanti dagli avvocati Anna Amantea e Dante Stabile. Il nemico comune è l’amianto, utilizzato durante la lavorazione ad opificio ancora in produzione, e sotterrato dopo la chiusura dei cancelli. In sede civile c’è un procedimento aperto per richiedere il sostegno economico previsto per i lavoratori esposti all’amianto. Ed anche in questo caso la strada è, inspiegabilmente, in salita e tortuosa. In sede penale, gli ex lavoratori avevano chiesto una verifica sui luoghi e l’apertura di quei fossi dove hanno interrato i rifiuti. Ma a questo punto l’avvio dei lavori potrebbe cancellare ogni traccia.