di Andrea Pellegrino
«Due punti aprire le virgolette: i fondi europei si assegnano con bandi pubblici se Vincenzo (De Luca, ndr) non la smette di dire certe cose, prima scrivo alla Commissione Europea e poi vado in Procura». La dura dichiarazione è di Massimo Paolucci, eurodeputato del Partito democratico che ieri a Fisciano – durante una convention per sostenere il no al referendum – ha attaccato il governatore dopo quanto emerso dall’incontro all’Hotel Ramada di Napoli. Un’accusa, quella di Paolucci, che pesa ancor di più. L’eurodeputato, infatti, è stato uno dei principali sponsor di Vincenzo De Luca alle primarie del Pd. Nonostante la vecchia amicizia con Antonio Bassolino e soprattutto con lo sfidante (alle primarie per la scelta del candidato presidente) Andrea Cozzolino. Ma ieri durante l’incontro che ha visto la presenza di Andrea De Simone, Fausto Morrone e Tonino Scala, Paolucci è stato chiaro e determinato, annunciando diverse azioni. «Uno strano concetto di democrazia quello del governatore – rincara Tonino Scala, segretario regionale di Sinistra Italiana – basato sulla clientela. Basta un no per mandare in soffitta questi metodi barbari che hanno rovinato il nostro paese». Ma contro il “sistema De Luca” si scatena la politica nazionale. Il senatore Gaetano Quagliariello, presidente di ‘Idea’ e animatore dei comitati ‘Civici e riformatori per il No’, annuncia una interrogazione parlamentare: «La cortina di silenzio istituzionale intorno alle gravissime parole di Vincenzo De Luca ai sindaci campani è agghiacciante quanto le parole stesse. Presenterò un’interrogazione urgente al ministro dell’Interno e al ministro delle Regioni per sapere se non ritengano di dover intervenire per ripristinare un minimo di decenza istituzionale e se non ravvisino nelle affermazioni del presidente della Regione Campania elementi che configurino un sostanziale voto di scambio». Roberto Calderoli, invece, è pronto ad un esposto in Procura «per chiedere alla magistratura di attivarsi e verificare se ci sono fatti penalmente rivelanti alla luce delle dichiarazioni del governatore campano Vincenzo De Luca che, martedì scorso, a Napoli, durante una riunione, ha esortato un centinaio di sindaci del Pd a far arrivare voti favorevoli alla riforma costituzionale non per convinzione politica ma solo per mostrare gratitudine al premier Renzi che, parole di De Luca, ha fatto arrivare un fiume di soldi pubblici in Campania». «Un’elencazione precisa e dettagliata di questo ‘fiume di denaro’ quella fatta da De Luca che ai sindaci ricorda – ha proseguito Calderoli -: “Abbiamo fatto una chiacchierata con Renzi. Gli abbiamo chiesto 270 milioni di euro per Bagnoli e ce li ha dati. Altri 50 e ce li ha dati. Mezzo miliardo per la Terra dei fuochi e ha detto sì. Abbiamo promesse di finanziamenti per Caserta, Pompei, Ercolano e Paestum. Sono arrivati fiumi di soldi: 2 miliardi e 700 milioni per il Patto per la Campania, altri 308 per Napoli…Che dobbiamo chiedere di più?”». «Ora, al di là o meno di fatti penalmente rilevanti, la cui valutazione toccherà alla magistratura, resta comunque una questione morale – ha osservato l’esponente leghista -: cosa ne pensano quelli che sostengono che il Sì cambierebbe l’Italia sentendo il Governatore campano arringare i sindaci Pd a convincere i loro cittadini a votare Sì alla riforma non per i contenuti della stessa, ma per la gratitudine al benefattore Renzi («Vi piace Renzi non vi piace Renzi a me non me ne fotte un c…»)? Le parole di De Luca gettano poi un’ombra sui recenti patti territoriali siglati da Renzi in tutta Italia con amministratori targati Pd, un altro fiume di denaro che, alla luce del ragionamento di De Luca, assumerebbe una valenza meramente elettorale. Renzi, stando alle parole di De Luca, starebbe utilizzando i soldi pubblici, i soldi dei cittadini, per comprarsi i voti per il Si al referendum: un teorema inquietante quello ipotizzato da De Luca, per questo è necessario che intervenga, e subito, la magistratura per fare chiarezza», ha concluso Calderoli.