SALERNO. Sei anni senza Carmine Rinaldi. Sei anni senza il Siberiano. Salerno, nel giorno in cui nel 2010 scomparve lo storico ultras granata, si è risvegliata tappezzata di striscioni in sua memoria. Dal Centro Storico alla Zona Orientale, tutta la città ha voluto ricordare quella che ormai è divenuta una vera e propria icona della tifoseria salernitana. Nei pressi del Crescent, alle spalle del Duomo e al Parco Pinocchio campeggiava lo stesso striscione che recitava “Siberiano eterno”. Nei pressi della scuola elementare “Barra” c’era un altro striscione che riportava una frase molto toccante “Le tue gesta non avranno fine… il tuo ricordo tra noi vive!!! Onoriamo il Siberiano”. Molto significativo anche il testo di un altro striscione “Continuiamo a non piangere perché ci hai abbandonato ma a ringraziarti per averci guidato… Ciao Sib… Ultras Salerno”. Insomma, una valanga d’affetto rivolta verso il Cielo, dove Carmine Rinaldi continua a soffrire per la sua Salernitana. Affetto giunto anche da altre parti d’Italia, con tantissime tifoserie dell’intero Stivale, anche quelle cosiddette “rivali”, che hanno voluto ricordare l’assenza di uno dei più grandi capi ultras della storia. Attestati che giungono, settimana dopo settimana, alla tifoseria salernitana in ogni stadio in cui mette piede. Anche sabato scorso, quando nella curva che porta il soprannome di Carmine Rinaldi, è stato esposto lo striscione in sua memoria (“Il tempo che passa non scalfisce il tuo ricordo ma ne rafforza la leggenda. Siberiano vive”), dalla curva opposta, quella occupata dagli ultras del Latina, si è alzato un coro per il Siberiano accolto dall’applauso scrosciante di tutto l’Arechi. Al di là di ogni colore e di ogni appartenenza, a distanza di anni, Carmine Rinaldi, per tutti il Siberiano, rimane nel cuore e nella mente di tutti. Un ricordo inscalfibile che gli ultras granata portano e porteranno avanti finchè avranno voce, finchè potranno girare per l’Italia per sostenere la Salernitana. Proprio come avrebbe voluto Carminuccio ‘o Siberiano.
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