di Andrea Pellegrino
Il Comune paga i danni ai Pisano. Ma le Fonderie di Fratte questa volta non c’entrano nulla ma si tratta dei loro appartamenti fittati al Comune. L’amministrazione comunale di Salerno ha chiuso un accordo transattivo con la famiglia Pisano per i “danni cagionati dai fruitori ed altri atti di vandalismo” degli appartamenti (cinquanta) affittati, a partire da dopo il terremoto, al Comune di Salerno.
Un milione e 700mila euro la somma che fino al 2017 il Comune dovrà versare alla famiglia Pisano, in “comode” rate che vanno dai 324mila euro ai 550mila euro annui. Recentissima l’ultima determina a firma del dirigente Domenico Leone che versa 324mila euro alle casse della famiglia Pisano.
Oltre il danno, dunque, la beffa per il Comune di Salerno, che oltre l’affitto ha dovuto versare una consistente cifra per quanto provocato dai locatori all’atto del rilascio degli immobili. Il tutto mentre si scopre che il Comune gestisce più di 800 immobili di sua proprietà, fittati a prezzi stracciati. Ma questa è tutt’altra vicenda.
Quanto alle Fonderie di Fratte, l’attenzione resta altissima, così come le polemiche. Per la delocalizzazione si profila sempre più il sito di Cupa Siglia con la volontà, dunque, da parte della famiglia Pisano di acquisire definitivamente la fallita società “Fonditori di Salerno”. All’asta si andrà il prossimo mese ma sullo stabilimento i Pisano hanno diritto di opzione. Per il trasferimento definitivo delle Fonderie di Fratte però mancherebbero altri 10mila metri quadri che il Comune di Salerno dovrebbe o potrebbe mettere a disposizione.
Ed il sito di Cupa Siglia fu il primo ad essere individuato da Antonio Cammarota, che in Provincia istituì la commissione Terra dei Fuochi. Proprio ieri l’attuale consigliere comunale e candidato sindaco ha sentito la famiglia Pisano. «Al netto di eventuali fatti penali e delle polemiche sui tumori che compete sol all’autorità giudiziaria accertare, le contrapposizioni sono inutili perché l’obiettivo è comune, ed è possibile finalmente coniugare ambiente, produzione, lavoro di una delle più antiche industrie salernitane e tra le ultime rimaste», afferma Cammarota, per il quale la responsabilità è solo delle istituzioni: «E’ grave che, dopo che si è consentito di costruire abitazioni attorno alla fabbrica preesistente, non si sia provveduto alla delocalizzazione che è un interesse di tutti, in primis della proprietà che realizzerebbe un nuovo impianto con tecniche moderne di antinquinamento, con limitatissimo impatto ambientale, con ogni criterio di sicurezza». Cammarota ha ribadito il suo impegno istituzionale: «Il 6 maggio 2014 la Commissione Provinciale Terra dei Fuochi da me presieduta, presenti il comitato Salute e Vita, la Pisano, Arpac, gli assessori, mostrò favore alla mia proposta di delocalizzare la fabbrica nell’area destinata al termovalorizzatore, strutturata con ogni cautela ambientale e con vantaggio per i lavoratori»; «poi», continua Cammarota, «portai la vicenda nelle commissioni comunali, ma non se ne fece niente».
Quindi, l’importante anticipazione dei Pisano: con la delocalizzazione e la ristrutturazione aziendale sarà possibile assumere ulteriori 100 dipendenti a tempo indeterminato, che l’avvocato Cammarota ha richiesto di scegliere tra i giovani salernitani, e per cui porterà la vicenda in Consiglio comunale invocando la clausola sociale di tutela dei nostri giovani.
Intanto, aderisce a La Nostra Libertà anche il generale Francesco Lupo, cofondatore del Comitato Salute e Vita, già comandante provinciale dell’Esercito di Salerno e docente della scuola regionale di Protezione Civile, da ultimo consulente di Comune e Provincia di Salerno per la protezione civile, da sempre interessato ai problemi della città con un suo autonomo movimento.