Di Adriano Falanga
Di Tumori e Fiume Sarno Cronache ne ha già ampiamente parlato, pubblicando in tempi non sospetti i dati del Registro Tumori della Asl di Salerno, i quali, ricordiamo, sono fermi al 2009 e non avevano evidenziato incidenze tali da poter lanciare un allarme sanitario. Eppure i medici di famiglia scafatesi raccontano, nel loro privato, tutt’altro. Così come anche nell’immaginario collettivo degli scafatesi, da queste parti si muore di tumore più che altrove. La causa? L’inquinamento del fiume Sarno. Sono decenni che se ne parla, e nonostante il corso d’acqua (che all’origine nasce ed è anche oggi assolutamente pulito) risulta essere tra i più inquinati d’Europa, non esiste un vero e certificato studio ufficiale e istituzionale che possa sollevare i dubbi. Tante le fonti, ma spesso sono discordanti tra loro. Nel 2006 fu istituita in Parlamento una commissione d’inchiesta sulle cause dell’inquinamento del Sarno, la relazione finale fu presentata il 12 aprile 2006 e relatore fu il senatore Roberto Manzione. Un documento di oltre 200 pagine, che vide l’audizione di sindaci, carabinieri ambientali, rappresentanti di enti istituzionali locali sanitari, quali le Asl, medici e chiunque potesse essere utile agli approfondimenti. Il quadro che ne emerse fu molto chiaro, preciso e dettagliato, e soprattutto fortemente critico. Secondo la Commissione lo stato di gravissimo degrado del bacino del fiume Sarno è dovuto alla combinazione di tre principali fonti di inquinamento: quelle urbane, dovute all’assenza di rete fognarie, ai pozzi neri disperdenti. Poi ci sono le fonti agricole, derivate dall’uso indiscriminato di fertilizzanti chimici, fitofarmaci, diserbanti. Infine le fonti industriali, derivate dall’assenza di idonei impianti di depurazione per il trattamento degli scarichi non trattati degli stabilimenti conciari, conservieri, cartari e tipografici. Sarebbero oltre 200, secondo il rapporto parlamentare, le industrie conciarie principalmente concentrate nel territorio solofrano. Le imprese conserviere sono invece una novantina, e quasi tutte concentrate nell’agro nocerino sarnese. Queste aziende sono accomunate dalla necessità di usare molta acqua per i loro processi industriali. Tra le tre fonti la principale causa di inquinamento è però quella urbana, secondo la commissione d’inchiesta i comuni del bacino del Sarno dispongono di allacciamenti fognari per circa il 30% delle relative popolazioni. La carenza di reti fognarie comunali fa si che i reflui domestici finiscano per essere recepiti nei corpi idrici superficiali. Ancora oggi, ad esempio, circa i tre quarti degli scarichi civili scafatesi finiscono direttamente, e legalmente, nel fiume Sarno, senza essere depurati. La relazione parlamentare fornisce anche ulteriori ed interessanti analisi. Vengono citati i frequenti episodi di allagamento dovuti alle esondazioni dei corsi d’acqua legati al fiume Sarno: “questi comportano il rilascio nei terreni di sostanze inquinate e questo rilascio non può non destare grande preoccupazione e indurre a ritenere urgentissimo e prioritario il completamento e la messa in funzione del sistema depurativo e fognario” cosa che sta avvenendo, seppur con lentezza, oggi. Le sostanze depositate dalle esondazioni possono essere volatili, da qui la pericolosità dovuta alla loro respirazione. Ad oggi, non esiste uno studio certo sulla loro tossicità e sull’impatto con la popolazione. Se ne deduce che ad essere pericoloso per la salute non è tanto lo scorrere dell’acqua inquinata, bensì gli allagamenti provocati. Unico studio analizzato dalla commissione è un rapporto dell’Organizzazione mondiale della Sanità del 1997, il quale “segnalava nella zona del fiume Sarno un indice di mortalità per cancro e leucemia superiore del 17% rispetto ad altre zone del mondo”.
MORBO DI PARKINSON E INQUINAMENTO DEL SARNO: IL COLLEGAMENTO
Il morbo di Parkinson può essere una patologia la cui incidenza territoriale potrebbe essere correlata al fiume Sarno inquinato? La Commissione parlamentare d’inchiesta del 2006 ha ritenuto necessario uno studio completo sulla base di alcune considerazioni: tra le cause scatenanti il morbo di Parkinson vi sono l’alimentazione e le cause ambientali esterne. E’ dimostrata una maggiore diffusione della malattia in campagna, probabilmente a causa dell’esteso ricorso a erbicidi e diserbanti. “Dai dati forniti dal Centro Ricerche sulla Psichiatria e le Scienze Umane di Nocera Inferiore, si evince che diversi giovani di età compresa fra i 17 e 30 anni con sintomi del morbo di Parkinson, sono stati tutti inviati alla struttura di Neurofisiologia del DSM dell’Asl Sa 1, e che – si legge nella relazione parlamentare – tutti questi pazienti provengono da Scafati e dintorni”. Un allarme non di poco conto, quello lanciato dai senatori nel 2006. “In conclusione si ritiene che possa esservi un rischio salute per l’inquinamento del fiume Sarno, per cui sarebbe utile e necessario – scrive la commissione – uno studio epidemiologico approfondito. Lo studio potrà rilevare l’incidenza delle patologie tramite interviste porta a porta, l’incidenza tramite indagini nei presidi ospedalieri, l’analisi dei dati riguardanti l’inquinamento del fiume per verificare la presenza di sostanze tossiche che possono essere fattori importanti delle patologie. Occorre pertanto un organismo che coordini le varie fasi, ne sintetizzi i risultati per programmare tutti gli interventi da porre in essere e risponda di tutto quanto prodotto e del risultato finale, che deve essere il risanamento del Sarno e la piena tutela della salute della popolazione interessata”, così si concludeva la relazione parlamentare prodotto nel 2006.
I DATI DEL REGISTRO TUMORI DELL’ASL SA1
Un allarme preoccupante, viviamo in una terra dei Fuochi? Quanto c’è di vero nel sostenere che il Sarno inquinato sia direttamente responsabile di un aumento delle patologie tumorali in città? L’Asl di Salerno qualche anno fa ha presentato il dossier “I Tumori in provincia di Salerno 2008-2009”, una sintesi dettagliata e approfondita dei dati del Registro Tumori della provincia di Salerno, istituito in seno al Dipartimento di Prevenzione dell’Asl. Numeri ufficiali, ma soprattutto istituzionali. Dalla sintesi del coordinatore del Registro, il dottor Luigi Cremone, possiamo leggere: “l’incidenza e, di conseguenza, la mortalità per tumori in provincia di Salerno, sono inferiori rispetto alla media nazionale”. Stringendo l’analisi sul distretto interessante la città di Scafati, il dottor Cremone spiega: “osserviamo un maggiore rischio di contrarre un tumore epatico nei distretti di Angri-Scafati, analoghe differenze tra Nord e Sud della provincia si rilevano anche per i tumori polmonari”. Fermo restando che il dato statistico vede Scafati in linea con la media nazionale, resta prevalente la morte per cancro al fegato. “Un fenomeno endemico risalente ad almeno trent’anni fa, ben conosciuto e studiato negli anni. Oggi il dato è in calo in quanto abbiamo imparato a conoscere il virus dell’epatite C, causa principale del cancro al fegato” aggiungeva il dottor Arturo Iannelli, del Registro Tumori di Salerno e membro del consiglio direttivo dell’Airtum, l’associazione nazionale che raccoglie e certifica i dati di tutti i registri italiani. L’epatite C inoltre non si trasmette tramite l’alimentazione o l’atmosfera, ma solo tramite sangue. Questo esclude quindi una diretta relazione con le acque inquinate del Sarno. I Registri tumori sono strutture impegnate nella raccolta di informazioni sui malati di cancro residenti in un determinato territorio, raccolgono i dati anche se un paziente residente va a curarsi in una struttura fuori regione, questo significa che i dati sopra tengono conto anche di chi è andato a curarsi a Milano, per fare un esempio. Unico neo, sembra che il Registro dei Tumori di Salerno con l’aggiornamento ufficiale dei dati sia fermo ancora al 2009.
BRIGIDA MARRA: “ORA CHIEDO CHIAREZZA”. MA I 39 COMUNI SNOBBANO L’INCONTRO
A chiedere chiarezza su ciò che è stato prodotto dopo il rapporto della commissione parlamentare d’inchiesta del 2006 è la consigliera delegata alla Sanità Brigida Marra. La forzista, dopo aver raccolto dati e informazioni utili, ha capito che di fatto la questione Sarno e patologie tumorali correlate, presenta ancora oggi enormi, quanto pericolose falle. Tanti i dubbi sollevati dai senatori, poche, se non nulle, le certezze derivanti. Da qui la sottoscrizione di un documento da presentare all’Istituto Superiore della Sanità, in cui si chiede di presentare uno studio preciso e dettagliato su quanto la stessa commissione ha chiesto fin dal 2006. La Marra ha ben pensato che la firma di tutti e 39 i comuni interessati dal fiume Sarno sarebbe stata certamente vincolante per l’Ente sanitario nazionale. Peccato però che la riunione di giovedi sera è stata un flop clamoroso. Presenti appena 6 comuni su 39, tra i quali due non interessati direttamente dal corso d’acqua. Oltre Scafati sono stati presenti i rappresentanti dei Comuni di Solofra, Pompei, Montoro, Casola e Pimonte. “Sono anni che partecipo a questi tavoli tecnici, ed è sempre stato così, anzi, oggi ci sono pure più partecipanti£ ha detto polemicamente l’assessore Santa Cascone, della vicina Pompei, quasi a rincuorare una arrabbiata e delusa Brigida Marra: “chi non è presente oggi sarà ritenuto responsabile”. Dal dibattito è emersa la unanime volontà di andare avanti in ogni sede e luogo, considerata l’importanza dell’argomento trattato. “Anche se il mio comune non è attraversato dal fiume Sarno, sono qui perché la mia comunità è vicina ai comuni interessati e sensibile al problema, ritenendolo di tutti” così il sindaco di Casola Domenico Peccerillo. “All’Istituto Superiore della Sanità abbiamo chiesto di accertare lo stato di salute dei cittadini che vivono nei territori interessati dal fiume Sarno. Lo scopo è quello di dimostrare che l’inquinamento del Sarno sta avendo gravi ricadute sulla salute dei cittadini al fine di ottenere in questo modo, finalmente un intervento risolutorio da parte del Governo Nazionale” le conclusioni della Marra.