L’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona continua ad essere nell’occhio del ciclone. Se i sette licenziamenti firmati in settimana dal direttore Vincenzo Viggiani in settimana sono una risposta a chi chiedeva provvedimenti esemplari in tempi brevi, tali provvedimenti rischiano di aprire nuovi fronti giudiziari. Nuovi polveroni dagli sviluppi imprevedibili. Gli epurati hanno sessanta giorni di tempo per presentare ricorso che, per quasi tutti, sarà basato sull’elemento legato all’iter giudiziario non completato in virtù di un’inchiesta per la quale non è ancora stata fissata l’udienza preliminare. Uno dei dipendenti allontanati, il capo sala (e sindacalista) Carmine De Chiaro è pronto ad impugnare, attraverso i legali difensori, la delibera numero 11 del 2016. “Sto valutando se presentare querale per falso in atto pubblico – spiega De Chiaro”. La questione è quella legata alla posizione del titolare dell’azione disciplinare – area comparto, Vincenzo Andriuolo, che era stato sostituito “per presunta incompatibilità” con De Chiaro. Nello specifico viene rilevato che De Chiaro “ha dichiarato di aver presentato una serie di denunce ed esposti nei confronti di una pluralità di soggetti dipendenti e funzionari del Ruggi e che lo stesso ha portato a compimento una strategia difensiva dilatoria e ostruzionistica finalizzata ad impedire che il procedimento disciplinare giunga al suo termine. Infatti, nel settembre 2015, avuto notizia dell’avvio dei preimi procedimenti disciplinari nei confronti del personale assenteista si è precostituito presunte situazioni di incompatibilità attraverso esposti e denunce generiche all’autorità giudiziaria”. Viene inoltre rimarcato che lo stesso Andriuolo “aveva informato il direttore generale della richiesta di ricusazione e manifestato l’opportunità “al fine di garantire il regolare svolgimento dell’iter procedimentale” di procedere alla nomina di un sostituto”. Nell’ordine viene evidenziato che in data 7 gennaio 2016 veniva “notificato al dotto Andriuolo il provvedimento con il quale aveva fissato l’udienza sull’opposizione presentata da De Chiaro alla richiesta di archiviazione in ordine all’esposto prodotto dallo stesso e che l’infondatezza degli stessi è incontrovertibilmente comprovata dal decreto di archiviazione emanato dal pm, peraltro in tempi rapidi”. Cessata l’astensione del responsabile del procedimento a distanza di cinque giorni arriva l’ordinanza numero 12 che dispone il licenziamento dei sette dipendenti del Ruggi. Tra questi Carmine De Chiaro, evidenziato nella stessa solo con il nome siglato e la data di nascita (d. c. c., 1/11/1957), è stato licenziato senza preavviso in virtù del provvedimento interdittivo adottato dal Gip del Tribunale di Salerno Sergio De Luca. “A questo punto mi auguro che questo provvedimento ci sia per davvero – precisa De Chiaro. Innanzitutto c’è un evidente violazione della libertà della difesa in quanto non posso neanche accedere ai mie uffici per recuperare i documenti necessari a ricostruire la vicenda. Sono stati “sigillati” che ci sia stata una disposizione dell’autorità giudiziaria. Inoltre, e per questo sto valutando l’ipotesi della querela per falso pubblico, mi risulta che l’udienza per l’opposizione all’archiviazione in relazione alla vicenda Andriuolo sia stata fissata per il 4 febbraio. Tra l’altro gli stessi responsabili del procedimento hanno chiesto il supporto di un consulente (l’avvocato Sergio Perongini) per la complessità della vicenda (come fatto dall’’ordine provinciale degli infermieri) e di conseguenza non si comprende come sia stato possibile determinare una simile decisione quando siamo ancora nella primissima fase investigtiva con 946 persone indagate. Inoltre avrei dovuto ricevere direttamente il licenziamento”. De Chiaro si sofferma anche all’intervo della dottoressa Niro alla trasmissione L’Arena condotta da Massimo Giletti: “Penso non debba essere lei a rappresentare il Ruggi in quanto non è un dirigente di ruolo ma di comando provienente dal Santobono. E, tra l’altro, non è il responsabile del procedimento”.
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