Da un lato c’è la necessità di razionalizzare i reparti, dall’altro c’è l’assenza del personale, dall’altro ancora c’è ora un improvviso e giustificabile ingolfamento di alcuni ospedali. Al centro c’è la salute dei cittadini che deve fare i conti con le criticità economiche delle strutture sanitarie. Il caso più eclatante riguarda la chiusura del reparto di ginecologia al “Santa Maria dell’Olmo” di Cava de’ Tirreni. Chiusura che sarebbe stata sospesa, o meglio congelata in attesa dell’udienza, dal Tribunale amministrativo regionale di Salerno dopo il ricorso presentato dal sindaco metelliano Enzo Servalli. Ma a quanto pare il reparto sarebbe ancora chiuso. D’altronde la disposizione del manager dell’azienda ospedale “Ruggi d’Aragona” (alla quale sono annessi i plessi di Cava, Mercato San Severino e Castiglione di Ravello) risponderebbe ad una direttiva commissariale. In pratica il reparto non potrebbe restare in piedi per la sostanziale diminuzione dei parti durante l’anno. Secondo i dati sarebbero al di sotto dei cinquecento. Ma se Cava piange, Salerno non ride per la mole di lavoro che ha aggravato il reparto nascite del “Ruggi d’Aragona”. Qui si conta un conseguente aumento dei parti ma con un personale rimasto sostanzialmente inalterato. Soprattutto per quanto riguarda i paramenti. Perché nel mentre si è proceduto al trasferimento di ginecologi ed ostetrici all’appello mancherebbero gli infermieri. A fronte di un bacino d’utenza di circa 700 parti all’anno tra Cava de’ Tirreni ed il “Fucito” di Mercato San Severino (anche qui il reparto è chiuso), mancherebbero uomini e mezzi. A quanto pare, il reparto sarebbe stato potenziato con una sola stanza in più da sei posti letto. Nel mentre, secondo il racconto di alcuni utenti, la situazione peggiore pare si sia determinata all’interno del pronto soccorso, dove ieri mattina, si contava un solo ostetrico. Intanto la direzione dell’azienda universitaria ospedaliera ha formalizzato l’incarico all’avvocato Antonio Nardone per la costituzione in giudizio contro il provvedimento che ha congelato gli effetti del piano di razionalizzazione firmato dal manager Viggiani e riguardo, nello specifico, l’ospedale di Cava de’ Tirreni. «Si tratta di un provvedimento “inaudita altera parte” – spiega il legale – rispetto al quale ci opponiamo, chiedendone la revoca». Inoltre si valuta anche la competenza del Tar di Salerno. Non si esclude che sia la sezione napoletana o addirittura quella romana a doversi esprimere sulla vicenda che si fonda su atti firmati da un commissario nominato dal governo. «Il 3 febbraio – prosegue l’avvocato Nardone – saremo presenti in udienza. Nel frattempo sto studiando gli atti».
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Germano Baldi racconta la sua giornata in ospedale: «Dobbiamo combattere»
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