No all’utilizzo dell’intercettazioni telefoniche per LeIlo Ciccone e Matteo Marigliano. Il Gup del Tribunale di Salerno, Emiliana Ascoli, ha rigettato la richiesta presentata dal sostituto procuratore antimafia Vincenzo Montemurro che ora potrebbe presentare ricorso al Tribunale del Riesame. Un passaggio fondamentale visto che l’utilizzabilità delle intercettazioni unitamente ad eventuali nuove perizie sui dispostivi di Ciccone e Marigliano, indagati per l’affaire dell’attacchinaggio dei manifesti, potrebbe paralizzare nei fatti l’inchiesta avviata dal magistrato antimafia parallelamente a quella sul duplice omicidio, per la quale è in arrivo la richiesta di rinvio a giudizio (gli indagati potrebbero chiedere di essere giudicati con riti alternativi). L’’inchiesta relativa all’affissione dei manifesti e i presunti affari tra malavita e politica oggetto è ancora di approfondimenti con due esponenti politici iscritti sul registro degli indagati ed appartenenti a schieramenti opposti. Sulla vicenda in questione fu ascoltato, dopo il duplice omicidio Lello Ciccone (difeso da Danilo Laurino), il qualche aveva affidato ad Antonio Procida l’attacchinaggio dei manifesti in occasione delle elezioni regionali. Per il Gup del Tribunale di Salerno, Emiliana Ascoli, non sussistono gli estremi per utilizzare le intercettazioni in quanto non era formalmente indagati. Montemurro aveva presentato richiesta anche per nuove intercettazioni nei confronti di Marigliano e Ciccone successivamente all’apertura dell’inchiesta. Una vicenda che presentava ancora diversi aspetti da chiarire a differenza dell’agguato avvenuto in via Magna Grecia lo scorso maggio per la quale è stato già notificato l’avviso di chiusura indagini. Nello specifico… “Matteo Vaccaro nel ruolo di mandante e tutti come esecutori materiali, con premeditazione e minuziosa preparazione ed esecuzione dell’agguato, esplodendo nei confronti Antonio Procida ed Angelo Rinaldi almeno quattro colpi di arma da fuoco con i quali attingevano le persone offese in zone vitali del corpo e ne cagionavano la morte, illecitamente detenendo e portando in luogo pubblico l’arma da sparo di cui si assicuravano la disponibilità al precipuo fine di portare di portare ad esecuzione il programmato delitto. In-seguendo, invero, le vittime nel mentre le stesse tentavano di darsi alla fuga dai propri attentatori: fatti tutti commessi avvalendosi della condizioni di appartenenza all’associazione criminale di tipo mafioso e omcunque al fine di avvantaggiare le attività di associazioni pre- senti sul territorio di Salerno e dedite al controllo dei traffici di natura illecita”. Per quest’ultima vicenda dovrebbe arrivare a breve la richiesta di rinvio a giudizio da parte del sostituto procuratore Montemurro.
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