Olga Chieffi
Saranno le note del Canto degli Italiani ad accogliere in musica il nuovo anno, nel cuore artistico di Salerno, rappresentato dal suo teatro, nel quale ci si ritroverà per i due concerti offerti dalla Filarmonica “Giuseppe Verdi”, reduce da un trionfale Nabucco che ha chiuso la stagione lirica, alle ore 18,30 e alle 21,30, la cui presentazione è stata affidata a Peppe Iannicelli. Sul podio dell’Orchestra Filarmonica, salirà Francesco Rosa, ritrovando il soprano made in Salerno Maria Agresta, reduce dal gala degli International Opera Awards in Roma. Il programma principierà con la Sinfonia de’ “Il Barbiere di Siviglia”, di Gioachino Rossini, con quell’ introduzione che subito va ad inchiodare l’ascoltatore. All’ accordo perfetto fa il verso una scalettina a note ribattute, quasi in sordina, sottile immagine nella quale l’accordo stesso si scompone; quindi, risposta e relativa “eco” in ottava inferiore; gioco di specchi che si svolge in sole tre battute. L’introduzione è tutta in questo nucleo che si ripete e si sviluppa in arabeschi e in quelle microstrutture a note ribattute che sono pura invenzione di Rossini.Il ritmo ha sostanza fonetica, è “parola” sussurrata da strumento a strumento che si personalizza, circola, acquista voce “borghesemente” umana, sino a sbottare nell’allegria, per poi placarsi e sparire nei frammenti della solita “sospensione”, che nel giro cromatico di quattro semitoni, aprono l’ingresso al secondo celeberrimo e travolgente motivo. Si comincia con la Vienna degli Strauss e di Johann Strauss jr. ascolteremo Frühlingsstimmen (Voci di Primavera), op. 410 un idillio schizzato da una danza di forte spessore con il contrasto aereo di flauti, clarinetti e violini. Flauto in grande spolvero per la Carmen Suite, che presenta i quattro Preludi della Carmen di Georges Bizet, ovvero Prélude all’atto primo, l’Aragonaise Intermezzo Atto IV, Entre d’act del III e Les Dragons d’Alcala, così dallo straordinario baccano da circo”, come definiva Nietzsche l’inizio del preludio al primo atto di “Carmen” – il cosiddetto tema della corrida, col suo irrompere, creato dal nulla, in un fortissimo capace di intimare perentoriamente all’ascoltatore, ancora titubante, che non può più permettersi, cominciato il rito, di volgere altrove la propria attenzione, ancora una volta, nessuno potrà sottrarsi al sortilegio di Carmen “Si avvicinerà leggera, morbida, con cortesia, con la sua serenità africana. La sua felicità è breve, improvvisa, senza remissione – scrive ancora Nietzesche – L’amore vissuto come fatum, come fatalità, cinico, innocente, crudele”. Un canto esotico, inedito, riferito con la disinvoltura di un resoconto di viaggio accompagnerà una tragedia che si consumerà sullo sfondo di una corrida, in pieno sole, dove la morte non ha dove nascondersi, con la Maria Agresta che canterà l’amour est un oiseau rebelle. Si continuerà con due polke di Johann Strauss Tik-Tak Polka, Polka schnell, Op. 365 uno dei sei lavori che Strauss arrangiò con i motivi della sua terza operetta Die Fledermaus. La pagina deve il suo titolo al duetto dell’orologio fra Rosalinde ed Eisenstein, e ad altri motivi presenti nelle arie dell’operetta: Kein verzeih’n! Der Heisenstein e Mie fliehen schnelldie Stunden fort! e l’aria di Adele del 3° atto Spiel ich die unschuld vom lande e la Tritsch-Tratsch Polka op.214 il chiacchiericcio del settimanale satirico, una vera “frusta” come lo strumento a percussione. Omaggio a Brahms con le più famose delle Danze Ungheresi di Johannes Brahms, la n°1 e la n°5, piccoli capolavori di estro e vivacità tzigana. Napoli fa 2500 anni e Maria Agresta si cimenterà con diverse gemme del periodo d’oro della canzone napoletana, a cominciare dalla sfida lanciata a Gabriele D’Annunzio sui tavoli del Gambrinus da Ferdinando Russo per una lirica in vernacolo partenopeo, che dette vita alla canzone “’A vucchella” su musica di Francesco Paolo Tosti. Infatti, D’Annunzio scrisse il testo, per scommessa, volendo dimostrare all’amico che contrariamente a quanto questi scherzosamente sosteneva, anche un poeta di origini non partenopee era in grado di scrivere una canzone napoletana. Tempo di guerra il nostro e Napoli ne ha “passate” due di “nottate”, accomunate da un’unica canzone “’O surdato ‘nnammurato” evocata a fil di voce come Anna Magnani in “La sciantosa”. Quindi si scateneranno i cavalli della ouverture dalla Leichte Kavallerie di Franz Von Suppè, il cui galoppo finale è il tempo Allegro perfetto, prima di ritornare alla danza con il Waltz di Dmitrij Shostakovich, dalla Jazz Suite n.2, che ci catapulterà nel mondo dell’orchestrina, con le ancheggianti armonie e l’insinuante tema carico d’ironia, nella sua visione disincantata e spietatamente critica. Poi, si partirà con “Bahn Frei!” op.45 di Eduard Strauss, certamente un binario libero verso il sogno, prima di ascoltare Polka Schnell Unter Donner und Blitz op. 324 il più rumoroso dei brani di Strauss: piatti e grancasse a volontà, fulmini e saette, mentre Auf der Jagd! (A caccia!) op. 373 chiuderà l’omaggio a Strauss jr. Come altri pezzi, anche Auf der Jagd! viene da un’operetta e, negli anni, vive di vita propria, diventando ben più famosa del lavoro da cui proviene. L’operetta è Cagliostro in Wien del 1875, incentrata sulle truffe che il famoso imbroglione compie ai danni del popolo viennese durante le celebrazioni della cacciata dei turchi dalla città. Una galoppante prima sezione apre questa Schnellpolka, per concludersi con uno degli effetti sonori che Strauss ama usare per attirare l’attenzione e sorprendere: un colpo di pistola. La melodia si fa più cantabile, poco prima che i corni e gli ottoni annuncino l’avvistamento della preda. Inseguimento e spari a profusione. Riprende la prima sezione e la polka va verso la conclusione attraverso rapide scale discendenti che la portano a una cadenza drammatica, con colpi di piatti e suoni lunghi degli archi. Finale tutto napoletano con Passione di Tagliaferri e Furturella di Gambardella che incantò Giacomo Puccini, presentata da Ernesto Murolo accennandola al piano insieme ad altri brani. Puccini ne rimase estasiato, stupito che la scala discendente che la caratterizza fosse opera di un compositore che non aveva studiato musica. Fu per questo che fece recapitare a Gambardella un omaggio particolare: un pianoforte. Il regalo di Puccini era un invito ad approfondire la conoscenza delle pratiche compositive, un invito che Gambardella accolse, creando innumerevoli capolavori, simboli di un canto del quale risulta non facile fissare la specifica identità perché esso è come un mare che ha ricevuto acqua da tanti fiumi, figlia della poesia, come quasi tutti i canti di antica tradizione, e ha espresso, come le è universalmente riconosciuto i sentimenti, la storia e i costumi di un popolo.





