Una manciata di ore al voto e in Campania le polemiche non si fermano. Le ultime travolgono il ministero della Cultura. Stamattina Giuli aveva chiuso, a Napoli, la campagna elettorale del candidato del centrodestra, Edmondo Cirielli. “C’è la concreta possibilità di ribaltare uno schema fallimentare”, aveva detto. E poi aveva ricordato gli investimenti del ministero in Campania “oltre un miliardo di euro”. Ma c’è una cosa che ha fatto scattare la furia delle opposizioni: il fatto che i comunicati stampa politici siano partiti dall’ufficio stampa del ministero. Polemiche che in serata hanno fatto scattare le dimissioni del capo ufficio stampa. E’ lui stesso, Piero Tatafiore, a spiegare che “l’utilizzo di strumenti istituzionali per comunicazioni di natura politica è stato da parte mia un errore improprio”. A puntare l’indice era stato innanzitutto il Pd definendo l’accaduto “un atto vergognoso, mai verificatosi prima: uno strappo istituzionale gravissimo”. Parole dure contro Giuli anche da M5s ritenuto responsabile di aver ridotto la Campania ad un “marchettificio”. Dalla cultura alla sanità il passo breve per alimentare altre polemiche. Vincenzo De Luca approfitta della sua ultima diretta sui social per mandare accuse nette agli “amici di Fdi”. Non ci sta di fronte ai “dati falsi” sulla sanità “diffusi dalla Meloni come dal Governo”. E non ci sta nemmeno che in tv, a Report, si possa anche solo ipotizzare che le liste di attesa in Campania siano manipolate. E così, prima di salutare e di ringraziare “di cuore” tutti, De Luca attacca e promette querele. Ha aspettato qualche giorno per commentare quanto accaduto alla kermesse del centrodestra a Napoli quando la presidente del Consiglio, Giorgia, Meloni e ministri come Tajani hanno saltato sul palco al coro “chi non salta comunista è” intonato dal pubblico. “Quando vengono in Campania si mettono sul palco a zompare. A parte l’estetica – ho visto Tajani con la panza avanti che sembrava un baccalà – la mia critica non è rivolta a fascismo e antifascismo, la mia critica è più pesante: sono dei cafoni”, ha detto De Luca. Poi l’affondo: “Devo segnalare che gli amici di Fratelli di Italia sono alla disperazione, sono ridotti a mentire in maniera spudorata. Questo è un atteggiamento che usavano nel ventennio”. Chiama in causa quanto detto da Meloni e dal Governo sulle liste di attesa (“non è vero”), e chiama in causa anche Report. Domenica prossima è annunciato un servizio proprio su questo tema. Spiega che nessuno è andato parlare con qualcuno della Regione Campania (“un atto di cialtroneria”), e che in Campania “non è manipolabile nulla perchè i dati vanno direttamente sul cup. Da altre parti si fanno le truffe”. Da qui l’annuncio: “Se noi troveremo un servizio” messo in onda “durante le elezioni e con condizioni di falsificazione e scorrettezza, procederemo serenamente e rispettosamente a querelare per diffamazione”. C’è poi l’affaire barca. Oggi il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in aula, risponde a un’interrogazione parlamentare in merito all’ormeggio dell’imbarcazione di Roberto Fico nel porto di Nisida. Spiega che “la quota annua, regolarmente corrisposta dall’onorevole Fico, risulta essere, in media, di circa 550 euro” e sottolinea che “è stato appurato che l’ormeggio è avvenuto successivamente alla sua nomina a presidente della Camera dei deputati, in ragione di richiesta di parte del 2018, per poter disporre di un posto barca in un’area sorvegliata e controllata militarmente, per esigenze di sicurezza personale. Tale concessione è stata rinnovata annualmente, senza soluzione di continuità, anche dopo la fine del mandato”. Vicenda chiusa? Per Fico sì (“chi ha accusato che non c’era trasparenza invece ora sa che c’è trasparenza totale”). Ma per Fdi la vicenda è tutt’altro che chiusa definendo il tutto come “un intollerabile privilegio ad un costo davvero risibile”.





