Di Olga Chieffi
Il mare brucia le maschere, /le incendia il fuoco del sale./Uomini pieni di maschere/avvampano sul litorale. /Tu sola potrai resistere/ nel rogo del Carnevale. /Tu sola che senza maschere/ nascondi l’arte d’esistere. (Giorgio Caproni, da:“Cronistoria”, poesie, Vallecchi, Firenze, 1943). I versi di Giorgio Caproni, la “parola piena” della poesia da unire alle immagini di Armando Cerzosimo, il quale assieme ai suoi compagni di viaggio del Rotary Club Salerno Duomo, il Presidente Gaetano Cuoco, Vittoria Marino, Ordinario di Marketing presso l’Università del Sannio – Benevento e Rosa Esposito, Ginecologa, già Responsabile del Centro Antiviolenza AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, in sinergia con Manuela Mangia, Elena Lanzetta e Alessandro Turchi, ha presentato la campagna sociale contro la violenza sulle donne “Prima di amare, scopri la maschera”, nel salone della Fondazione Menna. Da stamane le immagini saranno sulle mura della città, per sensibilizzare tutti verso un fenomeno radicato nella violenza di genere e nelle disuguaglianze sociali, affrontato solo parzialmente dalle campagne e che richiede un cambiamento culturale profondo oltre a risposte concrete per le vittime e la prevenzione. La difficoltà risiede nel combattere le cause profonde come il privilegio maschile e l’incapacità di gestire il rifiuto, e nel garantire che la sensibilizzazione si traduca in un reale cambiamento dei comportamenti e in un sostegno concreto, come il numero anti-violenza e anti-stalking. L’incontro è principiato con l’intervento del Comandante Provinciale, di Salerno, dell’ Arma dei Carabinieri Colonnello Filippo Melchiorre, il quale ha sottolineato che “L’aspetto della denuncia è fondamentale tutti i fatti tragici che si sono verificati in Italia negli ultimi mesi hanno, sicuramente, creato una specifica attenzione e una specifica sensibilità. Gli episodi ci sono e quello che sta emergendo, ma lo sapevamo, è l’importanza della tempestività della denuncia, del contatto e della rete che deve essere presente tra tutti gli attori coinvolti nell’evento, quindi centri antiviolenza e i pronto soccorso che possono essere un altro momento di contatto della vittima con le istituzioni. Non sempre, però, le donne vittime di violenza trovano la forza di denunciare. E, infatti, nel grande numero, ci sono le vittime che trovano il coraggio di bussare alla nostra porta, ma ci deve essere anche l’intermediazione dei centri antiviolenza, che acquisiscono un gran numero di segnalazioni dalle stesse vittime o da persone vicine alle vittime”. Il Presidente Cuoco ha donato citazioni spazianti dai canti di Ossian al Talmud, passando per il Paulo Coelho dello “Spogliare un corpo è facile. Togliere una maschera è difficile. Mettere a nudo l’anima è raro”, prima di chiudere con dei versi di Alda Merini “Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra, varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni”, evocando quel “Te voglio bene assaj” tutto napoletano, tanto differente e più forte del “ti amo”, che prevede anche il rifiuto di uno dei due soggetti, ma sia donna idolatrata anche da lontano, platonicamente, quasi dama stilnovista. Quindi l’illustrazione dell’azione del Rotary, un contributo concreto per far conoscere sempre di più questo problema, soprattutto ai giovani, che bisogna combattere in tutti i modi possibili, con l’informazione innanzitutto, coinvolgendo i ragazzi delle scuole che devono imparare ad avere rispetto delle donne, a prendersene cura. una raccolta fondi tra tutti soci rotariani, per finanziare almeno due corsi di OSS per donne che sono state vittime di violenza, per supportare il loro percorso di indipendenza e autonomia. Quindi l’obiettivo di questa campagna sociale, affidato alle parole di Vittoria Marino: “Prima di amare, scopri la maschera” non vuole essere solo uno slogan, ma un monito, un invito urgente all’osservazione critica, alla consapevolezza, a fare un passo indietro. La maschera prima o poi cade. Ma l’obiettivo è riconoscerla prima che sia troppo tardi. Prima di amare, scopri la maschera è il nostro credo: per un amore sano, libero e, soprattutto, sicuro. Una maschera che ha da cadere da entrambi i lati, quindi puntare sulla conquista della fiducia piena”. Ha “pathito” Armando Cerzosimo per concepire le quattro immagini che compongono questa campagna. Una donna con gli occhi fasciati da una benda rossa, simbolo di una passione obnubilante, attende alle spalle un uomo mascherato con un fascio di fiori finti. Un taglio, un dolore, l’ombra fa nascere la scintilla dell’arte e quello schiaffo in pieno volto per tutti è venuto dall’omicidio di Tina Sgarbini, è stata strangolata e uccisa dall’ex fidanzato al culmine di un violento litigio a Montecorvino Rovella, paese natio di Armando Cerzosimo. Nelle altre immagini, un primo piano dell’Uomo con maschera si avvicina sempre più al soggetto, quindi la donna in ambasce, il malessere, sino alla liberazione, il grido, l’Urklang, primordiale e romantico, per aver oltrepassato la soglia della paura, del dolore, il senso della solitudine perché è una dimensione propria dell’essere umano, ma siamo soli perché isolati, ognuno chiuso nella propria monade, incapace di rapportarsi all’altro in modo aperto e carico d’amore, a causa di una cattiva “paideia”, che ha portato ad una società dei conflitti, alla produzione di “Legni storti”, per dirla con Kant, per una mancata educazione all’umanità positivamente intesa. La dottoressa Rosa Esposito, Ginecologa, già Responsabile del Centro Antiviolenza AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, ha quindi sottolineato l’importanza dell’ascolto:” Nel momento più difficile la donna non deve essere lasciata sola. Ogni passo lontano dalla violenza è un passo verso la libertà”. La prima grande virtù dell’uomo è la verità (secondo alcuni filologi deriva dalla radice iranica ver che significa fiducia realtà). Se noi riusciamo ad agire in modo da suscitare la fiducia degli altri, e al tempo stesso ad avere fiducia negli altri, forse potremo risollevarci dalla nostra condizione che sta cedendo al Nulla. L’ invito è a rompere il guscio d’isolamento, che non è materiale ma una volontaria reclusione dell’io. La passione non è la cecità di lasciarsi prendere da un’urgenza, ma pathire, cioè vivere profondamente e dare spessore alla storia, ponendo un freno al frenetico correre, in modo da fermarci a riflettere su noi stessi, sugli altri, imparando a leggere lo sguardo, porta dell’anima, senza maschere.





