MASTERPLAN E URBANISTICA - Le Cronache Ultimora
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MASTERPLAN E URBANISTICA

MASTERPLAN E URBANISTICA

Alberto Cuomo

La settimana scorsa, sulle pagine di questo giornale, si è avviato un dibattito sul masterplan dell’area a Sud di Salerno, redatto dallo studio Boeri cui De Luca, pubblicamente, ha promesso l’incarico per la progettazione di un grande albergo. Non si comprende come il prossimo ex presidente della Regione, possa influenzare un privato (gli hotel sembra non li costruiscano gli enti pubblici) nello scegliere il progettista del proprio resort. All’ipotesi di un eventuale intervento della magistratura, dato il possibile conflitto di interessi nel progettista di un Piano urbanistico che offre previsioni in ragione di un suo presumibile futuro incarico, lo studio Boeri ha obiettato mettendo in luce come lo strumento del masterplan non sia un Piano, ma solo un documento di indirizzo per gli enti locali, facendo dedurre che il suo redattore ben potrebbe assumere incarichi per progettazioni in esso previste. Viene allora da interrogarsi su quale sia la natura del masterplan. È indubbio che dal punto di vista lessicale il masterplan, secondo la traduzione dall’inglese (piano generale) è un vero e proprio Piano, sebbene resti da comprendere se ha valenza urbanistica, ovvero di previsione circa la conformazione territoriale in termini di costruzioni, servizi, verde etc. o no. Se guardiamo all’itinerario recente dell’urbanistica, pure con riferimento a Salerno, scopriamo che nel corso degli anni essa è venuta meno alla sua funzione di regolare il disegno territoriale. Dopo la seconda guerra mondiale l’urbanistica di fatto non esisteva e le città si configuravano attraverso l’edilizia, ovvero mediante piani di fabbricazione che indicavano i tipi residenziali da realizzare nei luoghi. Così a Salerno, ad esempio, il Piano Marconi-Scalpelli disegnò i lotti, ovvero le aree di sedime, su cui costruire gli edifici, più eleganti, riservati alla borghesia, in prossimità del mare e più all’interno, su linee parallele, quelli per il ceto impiegatizio e più indietro le case per i ceti operai. L’area panoramica della collina di Giovi fu invece destinata a “ville e villini” (già qui l’interpretazione discrezionale degli uffici tecnici comunali ha interpretato le ville come condomini con 6 appartamenti). Nel 1968, è noto, il DM 1444 introdusse per la prima volta in Italia l’obbligo di realizzare quantità di servizi, non solo i parcheggi come in passato, in proporzione alle cubature delle residenze stabilite nel Piano Regolatore. Con il DM ha inizio la breve vita della disciplina urbanistica il cui studio era stato introdotto qualche anno prima nelle facoltà di Architettura e di Ingegneria sebbene affidato a figure carismatiche ma non specialistiche come Carlo Doglio. Dopo solo tre anni dal decreto, nel 1972, vennero istituite le Regioni cui furono offerti poteri appartenenti precedentemente allo Stato. In questo senso alcune Regioni, oltre che esercitare il controllo sui Piani locali, iniziarono a legiferare nel campo dell’urbanistica, una materia, secondo la Costituzione, esclusivamente statale. I conflitti che si determinarono indussero la Consulta a pronunziarsi diverse volte tali da richiedere nel 2001 la riforma del Titolo V della Carta che all’articolo 117 eliminando del tutto il termine “urbanistica” e ponendo nella competenza esclusiva dello Stato la “tutela dell’ambiente”, introdusse tra le “materie di legislazione concorrente” la nuova dizione “governo del territorio”. Ebbene se, come sostengono alcuni giuristi, la dizione “governo del territorio” sta per “urbanistica” il masterplan quale strumento del governo del territorio è di fatto un Piano urbanistico. Il punto però è un altro. Dagli organi di informazione abbiamo appreso delle indagini a Milano, dove è incorso lo stesso Boeri, a proposito di pareri positivi degli uffici tecnici espressi per grattacieli attraverso l’interpretazione delle leggi. Un caso analogo è avvenuto nei giorni scorsi a Bologna dove gli inquirenti hanno sottoposto a indagine molte persone di cui qualcuno legato alla ndrangheta. In una intervista a Report, l’urbanista bolognese Piero Cavalcoli aveva previsto l’inchiesta sostenendo che la legge regionale dell’Emilia-Romagna 24/2017, approvata dalla giunta Bonaccini, abbia rivoluzionato l’urbanistica aprendo ampi spazi all’iniziativa privata: “Il privato dice cosa vuole fare e ci si mette d’accordo: è la fine della pianificazione”. Come anche su queste pagine si è sostenuto, la magistratura a Milano e Bologna si ritirerà, probabilmente, con le pive nel sacco perché gli indagati si difenderanno invocando l’ambiguità delle norme dato il conflitto nazionale-regionale. In Campania De Luca con l’assessore Bruno Discepolo ha allestito e approvato una legge urbanistica analoga con cui si apre alle proposte dei privati utilizzando anche forme di ambiguità. E infatti, ancora su queste pagine, si è rilevato come la Regione Campania abbia delegato ai comuni le decisioni sui porti, oggetto di materia statale cui essa è stata delegata. In tal modo l’Autorità portuale non si è sentita in dovere, di far partecipare alla conferenza dei servizi i comuni costieri, convocando il solo comune di Salerno ai fini dell’approvazione dell’osceno progetto di ampliamento del porto. Lo strumento del masterplan, introdotto senza norme è a sua volta ambiguo sì da poter essere il grimaldello per pianificare in territori difficili. Non a caso è stato usato in aree con presenza camorrista, quella a nord di Napoli e quella a Sud di Salerno, dove uno dei più brevi urbanisti italiani, Francesco Forte, si è provato a pianificare senza riuscirci. In attesa che sia individuato un altro archistar per l’area nocerino-vesuviana, si può sperare che Boeri, in omaggio alla legge Galasso, ponga nel suo masterplan l’assoluto divieto di costruire lungo la costa sud di Salerno, rifiutando il progetto per un albergo in litoranea tanto più che da noi gli alberghi sono anche terreno di inciuci politici.