Approda in un’aula di tribunale il decesso di Stefania Ruocco, la 35enne di Futani deceduta l’11 maggio 2011 presso il reparto di rianimazione dell’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” dove una settimana prima aveva dato alla luce la sua terza bambina con il taglio cesareo. A deciderlo, ieri, è stato il Gup del tribunale di Salerno Donatella Mancini che ha rinviato a giudizio Gennaro Luongo, primario del reparto di ginecologia del nosocomio di via “San Leonardo assistito dall’avvocato Giovanni Sofia, e altri tre medici che operarono con lui l’intervento di isterectomia in seguito al quale sopraggiunse il decesso. Si tratta dei ginecologi Carmine Pagano, Francesco Marino e Vito Antonio Miele difesi dagli avvocati Castaldo, D’Ambrosio, Ceccarelli e De Ciuceis. I l dibattimento prenderà il via il prossimo 18 febbraio davanti al dottore Cantillo della seconda sezione penale. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile. I fatti, oggetto del procedimento giudiziario, risalgono al maggio 2011 quando Stefania Ruocco varca la porta dell’ospedale di via San Leonardo “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”, per far nascere la propria bambina. La donna è al suo terzo parto cesareo ma è tranquilla: il medico che deve operarla è infatti il suo ginecologo di fiducia e la gravidanza non ha destato particolari problemi. Il parto avviene intorno alle 23 ma, da subito, insorgono delle complicanze: i medici riescono a salvare la bambina le cui condizioni non destano preoccupazioni ma lo stato di salute della mamma è già fortemente compromesso da una violenta emorragia. La donna esce dalla sala operatoria alle 4 del mattino dopo un’isterectomia totale. Le condizioni della 35enne sono però drammatiche. I medici tentano in tutti i modi di strapparla alla morte sottoponendola a ben due interventi chirurgici. Il quadro clinico della giovane, però, precipita di ora in ora. Si tenta una ricostruzione della vescica ma, a questo punto, Stefania Ruocco entra in coma. Il 6 maggio viene sottoposta ad un nuovo intervento per l’asportazione della milza ma è tutto inutile. Le sue condizioni sono sempre più drammatiche e la sua vita appare appesa sempre più ad un filo fino all’11 maggio quando sopravviene il decesso. Al centro dell’inchiesta vi è l’intervento di isterectomia a cui fu sottoposta la paziente e che, secondo le conclusioni a cui sono giunti nel corso delle indagini i consulenti Vittorio Fineschi e Pantaleo Greco, sarebbe stato eseguito troppo tardi, quando ormai le condizioni della 35enne, deceduta per emorragia, erano già gravissime. Il sostituto procuratore ricostruisce gli ultimi giorni di vita della paziente ricoverata al “Ruggi” il 4 maggio 2011 e deceduta dopo una settimana escludendo tutte le responsabilità degli altri 18 medici che seguirono la donna nei delicati interventi chirurgici successivi a quello di isterectomia.
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