Camerota, Falesia distrutta con dinamite - Le Cronache Attualità
Attualità Camerota

Camerota, Falesia distrutta con dinamite

Camerota, Falesia distrutta con dinamite

Antonio Manzo

I professionisti dell’antimafia non c’erano nei giorni del tritolo. Perché erano in silenzio quando il comune di Camerota e la Provincia di Salerno decisero di distruggere la falesia di Marina di Camerota con un appalto di somma urgenza, mille complicità, assenza di un qualsiasi vigile, di un carabiniere, in poche parole dello Stato che veniva beffato dopo una sentenza del Tar e la Soprintendenza alai Beni Ambientali. I professionisti dell’antimafia non c’erano, perché ora ci saranno i cittadini dell’associazione “Per un Comune migliore” a ricordare che quello non fi solo un attentato alla natura, ma un affare politico in piena regola. Un capitolo nuovo, inedito, dell’ inquietante Sistema Cilento. Quando il 7 ottobre prossimo ci sarà una nuova udienza con il giudice Vincenzo Pellegrino si conoscerà anche la risposta alla richiesta di riformulare l’imputazione per il sindaco Giuseppe Scarpetta ma ampliando anche lo scenario degli imputati per aver emesso documenti falsi nelle istruttorie. L’avvocato Ciro Ingmar Cusati difensore dell’associazione “Per un comune migliore” già nella seduta di inizio luglio chiese un processo ben più ricco di responsabili per il disastro ambientale della falesia. E’ il 2022 sulla strada provinciale Mingardina una frana ostacola il flusso turistico. Arriva la Provincia di Franco Alfieri che ordina i lavori di somma urgenza. Senza nessun appalto, il sindaco Mario Giuseppe Scarpitta può chiamare la ditta che serve l’amministrazione comunale e pronta a fare un servizio inappuntabile. Si procura il permesso per 60 kilogrammi di tritolo, sfalda ulteriormente la costa e prende il materiale di risulta e lo porta a Sana Marina di Policastro per arricchire di pietra i moli del porto. Da Camerota a Santa Marina c’è un sodalizio forte non solo per contiguità territoriale. Mario Giuseppe Scarpitta e Giovanni Fortunato si conoscono e si aiutano a vicenda, esprimendo perfino solidarietà quando il collega finisce in carcere per una storia di tangenti. Camerota e Santa Marina di Policastro mal comune, mezzo gaudio. Comuni anche i funzionari, spesso sono gli stessi tant’è che la relazione dei lavori con il tritolo viene affidata non ad un tecnico qualificato in materia geologica ma da un architetto a tempo del Comune. C’è un ordine di sospensione dello scempio naturalistico da parte della Soprintendenza alle Belle Arti di Salerno e del Parco Nazionale del Cilento presieduto da un amico di Camerota. Il Comune si oppone e va al Tar che contesta i lavori di somma urgenza, annullandoli e, quindi, rileva che i lavori vengono effettuati senza autorizzazione. L’impresa chiamata da Mario Giuseppe Scarpitta continua i lavori e fa il pendolare con Santa Marina per scaricare il materiale di risulta. Ecco perché un evento così straordinario ed unico, come lo definisce l’avvocato Cusati, non può essere stato commesso un solo soggetto ma anche da architetto a tempo determinato, da una giunta municipale che ha avallato i provvedimenti. I fatti non sono stati enunciati in modo chiaro e preciso dagli investigatori perchè la qualificazione giuridica del fatto è diversa dal reale, non sono contestate le aggravanti relative alle tutela garantite dal patrimonio UNESCO ma, soprattutto, non sono stati indicati né rinviati a giudizio gli eventuali correi. E’ la nuova storia di Camerota, il Comune dove un avveduto assessore all’urbanistica tentò di far approvare il nuovo piano regolatore comunale tuttora inesistente. All’epoca le minoranze politiche con la complicità dell’allora procuratore della Repubblica, alla fine degli anni Ottanta, e di un influente leader deputato socialista lo fermarono con ottanta avvisi di garanzia. Nel Cilento la politica si è sviluppata anche con queste aggressioni giudiziarie. Con buona pace dei professionisti dell’antimafia e dei porti delle nebbie costruiti dalle Procure.