Suicidarsi a 14 anni. E’ un mondo senz’anima? - Le Cronache Attualità
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Suicidarsi a 14 anni. E’ un mondo senz’anima?

Suicidarsi a 14 anni. E’ un mondo senz’anima?

Aldo Primicerio

 

E’ anche un mondo senza più legami con la natura, come spieghiamo più avanti. Molti di noi l’hanno già metabolizzata ed archiviata. Come quella delle migliaia di bambini di Gaza. Eppure questa ennesima tragedia si è consumata solo qualche giorno fa, l’11 settembre, nel comune di Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina. + 16% i suicidi di ragazzi. Numeri impressionanti.  Secondo i genitori e il fratello, il ragazzino era vittima di bullismo: una condizione che la famiglia ha dichiarato di aver denunciato più volte alla scuola e agli insegnanti. La Procura ha aperto un’inchiesta e convocato e sentito alcuni compagni di Paolo e la dirigente scolastica, ed è stato disposto il sequestro di cellulare e dei dispositivi mobili del ragazzino. Secondo alcune indiscrezioni, sono stati sequestrati anche i telefoni di alcuni coetanei. Ma non c’è nessun mea culpa da parte di chi gli stava vicino, tutti travolti da questa disgrazia. Tanto meno del ministro dell’Istruzione e “del Merito”, che ha inviato subito gli ispettori. Sembra che tutti abbiano eseguito il loro dovere, seguendo protocolli e regolamenti. Eppure ci deve pur essere qualcuno che ha ascoltato Paolo, che ha intuito qualcosa dai suoi comportamenti, dai suoi occhi, dalla sua voce. Ci deve  pur essere chi non poteva certo immaginare che si sarebbe suicidato, ma poteva certamente capire che Paolo stava male.

Alla fine “la colpa è solo sua”, di Paolo. Un ragazzo di 14 anni. Un bravo studente. Le parole di Nino D’Angelo

Che però ultimamente diceva che la scuola non gli piaceva più. Alle elementari sono arrivate, si legge, le prime aggressioni dei compagni e lo scherno delle maestre, alle medie, si legge, il bullismo dei professori. Poi sono arrivati gli “apprezzamenti” al primo anno dell’istituto informatico Pacinotti. Altro bullismo, altra sofferenza. Paolo amava portare i suoi capelli biondi molto lunghi. Dopo i primi quattro giorni di scuola superiore hanno cominciato a chiamarlo “Paoletta”, “femminuccia”, “Nino D’Angelo”. Lo aspettavano in bagno. Prima era uno, poi sono diventati di più. Ma tutto è finito solo dopo che Paolo ha deciso di tagliarsi tutti i capelli. L’altra frase per prenderlo in giro era “Piccolo Principe”. “Perdonaci Paolo se non abbiamo saputo aiutarti, e scusami se ti hanno dato il mio nome” ha dichiarato a Il Fatto il cantante napoletano Nino D’Angelo. Che ha aggiunto: “Come si fa a trovare una ragione, una spiegazione a questa cosa. Io mi sento piccolo piccolo e non so trovarla. Qual è potuta essere la solitudine che ha confuso i pensieri di questo ragazzino, fino a portarlo a fare un gesto simile”?

Restiamo umani, rimaniamo umani, capiamo se siamo ancora umani

Se lo chiede in un suo editoriale Luigi De Magistris, magistrato ed ex-sindaco di Napoli. Continuando ad interrogarsi su a cosa servono tv e scuola più giuste per ritrovare senso ed umanità come, ricordate, ci siamo già espressi la scorsa settimana. Perché il problema non finisce qui. Il restare umani è non solo una frase sempre più ricorrente, ma sembra anche un invito clamorosamente a vuoto. Perché? Perché se ci riflettiamo, la violenza istituzionale è fatta da umani. Le disuguaglianze sociali ed economiche sono provocate dagli umani. La politica di assai basso profilo dei giorni nostri è fatta da umani. L’egoismo, la disonestà, la cattiveria sono condotte umane. Le stragi commesse dallo Stato d’Israele contro il popolo palestinese è degli umani. La guerra di Putin contro l’Ucraina è di un umano. Il cambiamento climatico, la minaccia di distruzione del pianeta sono per lo più effetto di azioni degli umani.Tra di noi non ci sono né alieni né robot. E’ tutto frutto della follia e dell’ignoranza di noi umani. Ed allora a cosa vogliamo riferirci? Evidentemente all’invito a recuperare il senso e l’importanza della vita umana come dono, a riscoprire di cosa siamo fatti, a far emergere quella dimensione spirituale che ci manca, a guardarci dentro per scorgere la nostra anima. Che significa quela profondità e quella immaterialità di noi stessi, quel cuore che ci spinga a scegliere l’amore invece dell’odio. Senza tutto questo gli esseri umani non vivono. Non hanno quella razionalità che li distingue dagli animali. Anzi, talvolta si scorge più sensatezza in alcuni animali. Per questo va assolutamente recuperata quella umana. Come pensiero, dialettica, visione della vita. Lo ribadiremo sempre. Solo una nuova umanità, un nuovo umanesimo come cultura, potranno salvare il mondo.

Riconnettersi alla natura, un antidoto per il malessere giovanile

Si chiama MindHearth, mente e cuore. E’ un progetto delle Università di Pisa e di Udine, pubblicato su Frontiers in Psychology. E’ stato sperimentato su 211 adolescenti di tre scuole secondarie di 2° grado e su 25 studenti universitari. Ma anche sui docenti, perché ne fossero anch’essi promotori. La mission era quella di aumentare l’esposizione alla natura, la conoscenza della terra, la meditazione su come “essere un albero” o come “essere un pianeta”. Ed alla fine quella di progettare il verde scolastico e la riqualificazione del suo ambiente. Con quali risulltati? Profondi, asolutamente significativi. L’esperimento ha influito sia sul benessere edonico, cioè quello soggettivo e temporaneo, sia su quello eudaimonico, cioè di un processo continuo di piena crescita attraverso l’esercizio della virtù. Tutti i, e le, docenti della primaria e della secondaria dovrebbero studiarlo e, laddove possibile, applicarlo ai propri studenti. E’ da lì che partono la fine del “pilota automatico” che ci impongono i social, e l’inizio della consapevolezza del sé e delle proprie emozioni. E qui riusciamo a comprendere gli sforzi del WWF nel diffondere e praticare il World Wildlife Day, il Green Jobs, lo One Planet School, il Nature Classrooms cioà le Aule Natura. Il WWF ed i suoi operatori volontari meriterebbero un monumento per il loro impegno ed il loro successo sui giovani.

Ed allora, come decifrare il declino del benessere dei ragazzi?

Innanzitutto collegarlo all’anno scolastico, all’organizzazione della scuola, agli ambienti d’aula spesso ristretti per classi sempre più numerose, alla carenza di movimento e azione, ad una didattica poco attenta ad attività outdoor, fuori della scuola, e in particolare in natura, nonchè alla scarsa attenzione all’area creativa ed emozionale degli individui. E’ proprio lì che occorre intervenire, per arginare il declino del benessere ed il dilagare del malessere dei giovani d’oggi. E’ tutto lì, nella deprivazione della natura e nell’abuso dei devices tecnologici, il Pc con Internet ed i social, il telefono e Watshapp. Quella che noi adulti e anziani abbiamo davanti è una generazione ansiosa, vittima di un controllo eccessivo dei genitori sui figli nel mondo reale e familiare, e di un controllo blando o assente quando vivono il mondo virtuale. Noi genitori, nonni dobbiamo rivedere e rivalutare il nostro rapporto con i nostri figli e nipoti, educarli alla biofilia, cioè al legame profondo con la natura e con tutto ciò che vive dentro di loro, che si traduce alla fine in un amore per la vita, per il loro spirito, per i loro cari. E per gli altri..