«Con un altro nome, forse, avremmo vinto con maggiore sicurezza. Ma bisogna governare il giorno dopo. E per governare la Campania occorre capacità». La mattinata politica inizia già in salita per Vincenzo De Luca. Le nuove dichiarazioni di Matteo Renzi non sono di certo favorevoli a lui. Poi la mazzata più grossa, con la pubblicazione della lista degli impresentabili da parte della commissione antimafia che contempla anche il suo nome. «Querelo la Bindi per diffamazione», ha scritto Vincenzo De Luca poco dopo la notizia che sarebbe stata appresa dal candidato e dall’entourage durante una convention elettorale a Napoli. Si racconta anche di un Fulvio Bonavitacola (deputato dem) furioso contro Renzi ed il Pd nazionale all’atto della conferenza stampa della Bindi. Poi l’attacco frontale, nel pomeriggio, di Vincenzo De Luca alla presidente della commissione antimafia. «Questa presentazione della lista dei cosiddetti impresentabili che include anche il mio nome mi ha dato l’opportunità di querelare la Bindi e chiedo un confronto pubblico entro sabato mattina (questa mattina, ndr) per sbugiardarla. Lei si appoggiava su notabili campani, quando doveva prendere i voti. Ma comunque – prosegue il candidato presidente – Manderò alla Bindi un ringraziamento per i centomila voti che mi fa guadagnare». Sulla vicenda che lo ha fatto inserire nella lista nera della commissione, De Luca spiega: «Nasce 17 anni fa. Tutti gli atti amministrativi in questione sono stati sollecitati dal Prefetto dell’epoca e dalle organizzazioni sindacali, nell’ambito della vertenza Ideal Standard. Ho rinunciato alla prescrizione. Sono orgoglioso di aver preso decisioni urbanistiche per salvare 250 lavoratori dell’Ideal Standard, e rifarei tutti gli atti esattamente come 17 anni fa. E l’ipotesi di ‘concussione’ che mi riguarda è relativa ad oneri di urbanizzazione richiesti a vantaggio del Comune, e calcolati dall’ufficio tecnico». Ed infine, l’ex sindaco sostiene che dietro la lista degli impresentabili ci sia “una vera e propria manovra contro Matteo Renzi” L’attacco alla Bindi E la mossa della Bindi spacca il Partito democratico a livello nazionale. A difesa della presidente scende Pierluigi Bersani: «Vedo che adesso qualcuno dà la colpa all’antimafia, questo mi sembra il paradosso più grande, l’antimafia sta applicando un codice che tutti abbiamo approvato in Parlamento, dopo di che questa vicenda nell’insieme è sconcertante e mettendola insieme a tante altre cose mi fa dire: attenzione a che non si stia perdendo il filo del discorso, cioè la bussola di questa nostra democrazia». Difende il lavoro della commissione anche Nichi Vendola: «Questo linciaggio è una vergogna assoluta». Carfagna: “Renzi ora tace” Dall’opposizione, invece, Mara Carfagna sostiene che «l’Antimafia ha certificato lo scandalo De Luca» mentre Matteo Renzi, dopo le dichiarazioni di ieri mattina “tace”: «Sono mesi che noi denunciamo lo scandalo della candidatura di Vincenzo De Luca e non per venire meno al nostro principio garantista. Non entriamo infatti nel merito del reato commesso da De Luca essendo il processo ancora in corso, ma facciamo riferimento ad una legge dello Stato. La Legge Severino, condivisibile o meno – continua la Carfagna – è e resta una legge dello Stato e come tale è obbligatoria e vincolante per tutti e non può essere piegata a proprio uso e consumo, né può essere applicata a propria discrezione. O vale per tutti o non vale per nessuno». Legge che va applicata anche per Angelino Alfano (leader del Nuovo centrodestra), ieri in tour elettorale in Campania: «I campani hanno un’occasione, un calcio di rigore a porta vuota – ha dichiarato – Spero che non sprechino quest’opportunità».
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