di Carmine LANDI
BATTIPAGLIA. «Siamo soltanto una safety-car». Parola di Christian Iaione, governance strategist della Luiss che, insieme al team Insìti, capitanato dall’archistar Massimo Alvisi, si sta occupando della redazione delle linee guida relative al Puc che verrà.
Nella giornata di ieri, infatti, all’interno dell’edificio che ospitò la scuola “E. De Amiciis”, si sono tenuti “Battipaglia rigenerata” e “Battipaglia ecologica”, gli ultimi due dei quattro incontri di “Battipaglia collabora” mediante i quali la cittadinanza s’è confrontata con lo staff del piano urbanistico circa le nuove prospettive cittadine: «chi comanda, divide – ha aggiunto il docente – ma noi, invece, vogliamo lavorare insieme a voi per far comprendere ciò che a Battipaglia si può fare».
Ai due incontri – il primo alle 10:30 e il secondo alle 14:30 – hanno partecipato più persone rispetto allo scorso 21 aprile: poche forze politiche (c’erano Enrico Farina del Movimento 5 Stelle, Carmine Sica di Civica Mente e Dalia Casula dei Giovani Democratici), tantissimi esponenti dell’associazionismo cittadino, membri di qualche vecchia giunta (Valeriano Pesce, assessore all’urbanistica durante la breve era Barlotti) e importanti esponenti della macchina amministrativa di Palazzo di Città, tra cui il presidente della commissione straordinaria, Gerlando Iorio, il dirigente dell’Ufficio tecnico, Giancarlo D’Aco, il responsabile dei Lavori Pubblici, Angelo Mirra, e qualcun altro.
Tantissime le proposte venute fuori: dagli spazi verdi affidati in gestione ad associazioni di cittadini o alle scuole e dal recupero delle masserie, passando per la risistemazione delle fioriere di piazza Aldo Moro – a cura dell’associazione dei commercianti “Rinascita” – e l’inventario degli alberi monumentali – ammirevole proposta di Legambiente –, fino ad arrivare alla rigenerazione urbana – cavallo di battaglia di Civica Mente – degli spazi ricreativi e sportivi e dei beni confiscati alla camorra, di cui hanno parlato anche gli esponenti di Libera.
Il grosso dell’attenzione, ad ogni modo, s’è rivolto alla realizzazione di una pista ciclabile: gli scettici, che credono che una zona per biciclette al centro potrebbe far la fine della degradata corsia in litoranea, e gli ottimisti, che pensano di riuscire così a alleggerire i fardelli legati al traffico e all’inquinamento, infatti, si son confrontati a lungo sullo spinoso argomento. Tutto si muove verso l’intento di creare delle connessioni tra gli edifici scolastici attraverso delle piste ciclabili.
Nel pomeriggio, poi, spazio all’ecologia: attorno al tavolo – e alle mappe affisse ai muri, attraverso l’innovativa metodologia dei post-it affissi sulle zone prese in considerazione – s’è discusso di salute del territorio, di problemi infrastrutturali, del litorale e del sistema della mobilità.
Le linee guida, insomma, ci sono quasi; le proposte pure. E i battipagliesi?
BATTIPAGLIA COLLABORA. 21 e 22 giugno. Sono le date a cui è rivolta l’attenzione di tutti i battipagliesi interessati al nuovo piano urbanistico. In quei due giorni, infatti, attraverso quattro azioni significative, i cittadini daranno dei messaggi importanti su ciò che Battipaglia dovrà essere in futuro: creatività, rispetto, cultura, legalità.
Si inizierà domenica 21, quando, testimoniando i connotati di “Battipaglia ecologica”, i battipagliesi di buona volontà percorreranno il territorio in sella alle proprio biciclette, partendo dalla stazione – e sostando in una masseria – fino ad arrivare, sulla spiaggia (o, più significativamente, nell’ex-materassificio di via Catania), nel presidio della legalità, che, nell’ambito di “Battipaglia rigenerata”, sarà un campeggio allestito nei giorni precedenti. In questo contesto saranno distribuite 800 cartoline con su scritto “adotta un ulivo”: altrettanti cittadini si impegneranno a piantare un ulivo in una zona verde entro l’ottobre successivo.
Lunedì 22, poi, sarà il turno di “Battipaglia creativa” e di “Battipaglia pubblica”: se da un lato, allora, impiegati comunali, ragazzi e cittadini delle scuole sposteranno i libri da Palazzo di Città alla nuova biblioteca (all’interno della ex-scuola De Amiciis), dall’altro qualche scolaretto invaderà la rotonda accanto allo svincolo autostradale occupandola con dei cartelli, i “desideri di spazio”.
Siamo davvero a Battipaglia?
CHI SI RICORDA IL VECCHIO PUC?
Era il 7 aprile del 2014 quando l’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, decretò lo scioglimento del consiglio comunale per ingerenze camorristiche. Immediato si levò il coro indignato di masse di battipagliesi: “qui non c’è la camorra”, urlarono in molti. Poi, però, dopo qualche settimana venne fuori la corposa e dettagliata relazione stilata da Rosanna Bonadies, Pasquale Gallo e Marcello Romano, membri della commissione d’accesso che s’era insediata a Palazzo di Città all’indomani dell’arresto dell’ex sindaco, Giovanni Santomauro, e molte voci indignate imboccarono la via del silenzio.
Uno dei punti nodali della relazione era proprio il piano urbanistico: in effetti, molti aspetti dell’iter avviato da Santomauro – e per poco non approvato dal commissario prefettizio che arrivò dopo di lui, Mario Rosario Ruffo, che scelse in extremis di prorogare la discussione sul Puc – destarono le perplessità della Bonadies e dei suoi.
In primis, alla commissione d’accesso non andò giù la creazione, nel 2009, di «un organismo atipico (non previsto da alcuna normativa) denominato Laboratorio Politico, composto da consiglieri comunali, con il fine di emanare indirizzi a cui si sarebbe dovuto ispirare il futuro Piano Urbanistico»: il riferimento è al tavolo timonato da Gerardo Motta, ex consigliere nonché competitor di Santomauro in occasione delle ultime amministrative.
A quel punto, il RUP Pasquale Angione (arrestato, nel 2013, insieme a Santomauro) nominò l’ex assessore Alberto Francese come consulente esterno: alla commissione, tuttavia, non andò giù che l’architetto avesse prestato attività come progettista presso la Gam Srl di tale Antonino Gatto, «coindagato nell’ambito di una indagine condotta dalla Dda di Catanzaro che ha portato, tra l’altro, alla nomina di una Commissione d’accesso presso il Comune di Scalea (CS) da parte del Prefetto di Cosenza per accertamenti sulla sussistenza di infiltrazioni mafiose», «oggetto di indagine per presunti contatti con il noto mafioso Matteo Messina Denaro» e «definito dalla Commissione Parlamentare Antimafia nella relazione del 2008 quale soggetto in stretto rapporto con diverse organizzazioni criminali della ndrangheta», e soprattutto che avesse lavorato presso la Sab srl del cavaliere Antonio Marano. D’altronde, secondo il puc santomaurino, sui terreni della ex Valsecchi – di proprietà di Marano – sarebbero dovuti sorgere ben 1600 alloggi (ma Santomauro ne aveva proposti addirittura 4500, in una città con migliaia di appartamenti disabitati), con conseguenti plusvalenze per il cavaliere scafatese.
Lo scorso dicembre, poi, la commissione straordinaria revocò l’intero lavoro, aprendo un nuovo capitolo con Alvisi e i suoi. Un capitolo completamente diverso, che, proprio per questo, ci obbliga a dare uno sguardo anche alle pagine precedenti, giusto per ricordare “come eravamo”.
IL COMMENTO
Talvolta le assenze pesano molto di più di certe presenze.
Basterebbe partecipare a uno degli incontri con la cittadinanza per comprendere con quanta scrupolosità, prima di procedere alla definizione delle linee guida per il nuovo Puc, l’archistar e gli altri stiano ascoltando i battipagliesi. Ma c’è chi non partecipa. Che fine ha fatto la politica? E il mondo della grande imprenditoria battipagliese? Perché mai attorno al tavolo di legno all’interno delle De Amiciis ci sono delle sedie enigmaticamente vuote? Come mai chi ha mangiato pane e urbanistica ora s’è mutato in un misterioso Cincinnato?
Vien da sospettare che qualcuno si stia dileguando adesso per evitare di lasciarsi additare in futuro. D’altronde, a ottobre – o, più plausibilmente, fra un anno – la commissione andrà via: a quel punto qualcuno tornerà allo scoperto? Il timore è che qualcuno, fra qualche anno, nel bel mezzo del gioco, possa sognarsi di interrompere tutto urlando “io le regole non le ho scritte!”.
O non le han volute scrivere? Il tavolo, infatti, è aperto a tutti. Eppure non tutti, ahinoi, sono aperti al tavolo. Liberi di scegliere, è ovvio. Ma, quando qualcuno tornerà, non si dica “prof, non ho studiato perché ero assente quando avete spiegato”. Perché forse non erano semplicemente assenti. Forse han fatto filone.