Pagani, quando anche la fede inciampa - Le Cronache Provincia
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Pagani, quando anche la fede inciampa

Pagani, quando anche la fede inciampa

Qualche mese fa si è insediata la Commissione d’accesso agli atti presso il Comune di Pagani.

Un passaggio istituzionale delicato, che ha inevitabilmente sollevato domande, dubbi, sospetti.

In molti, da più fronti, chiesero le dimissioni del sindaco, ritenendo non più sostenibile la sua permanenza.

Io no.

Ritenni – e lo dissi pubblicamente – che fosse corretto proseguire, attendere l’esito degli accertamenti, garantire alla città stabilità e rispetto delle regole democratiche.

Non si può confondere l’accertamento con la condanna, e ogni amministratore ha il diritto (e il dovere) di chiarire la propria posizione nel merito.

Ma oggi, a distanza di qualche mese, lo scenario è profondamente cambiato.

La città è stanca. Confusa.

Pagani vive una crisi amministrativa evidente, che si manifesta nella quotidianità delle cose, nei ritardi, nelle contraddizioni, nell’assenza di scelte chiare e coerenti.

E quanto accaduto durante la recente processione di Sant’Alfonso Maria de Liguori lo conferma in modo simbolico ma inequivocabile.

La processione che non è riuscita a camminare

Una processione è, per una città come Pagani, più di un evento religioso.

È identità popolare, tradizione, spiritualità condivisa.

Un’occasione di unione che attraversa generazioni, storie familiari, legami civili.

E invece?

Disorganizzazione, tensioni, malumori, contestazioni.

Nemmeno la fede è riuscita a camminare serenamente.

Non è un semplice errore tecnico: è il segnale di una macchina amministrativa disorientata, dove perfino l’ordinario sfugge di mano.

Non è solo colpa del sindaco

Non mi piace colpire un uomo solo.

Umanamente, sono vicino al sindaco, comprendo il peso che porta.

Ma oggi non siamo più davanti a un primo cittadino isolato.

Siamo davanti a una giunta che ha perso lucidità, a una maggioranza che tace, e a una minoranza che, nei fatti, è diventata funzionale al suo mantenimento.

Chi ieri tuonava dai banchi dell’opposizione, oggi sottoscrive, giustifica o peggio ancora, assiste in silenzio.

Il pugile all’angolo

Mi viene in mente una metafora semplice ma efficace:

Siamo su un ring.

Il pugile – ovvero l’amministrazione – è all’angolo. È stanco. Non vede più il centro del ring. Incassa più che colpire.

E a quel punto, non è codardia fermarsi.

È dignità.

E spesso, non è il pugile a decidere: è il suo angolo, i suoi collaboratori, i suoi compagni di squadra, che devono lanciare la spugna.

Non per sconfitta, ma per rispetto.

Per salvare ciò che resta di una dignità istituzionale.

Il mio non è un attacco. È un invito

Il mio non è un atto di accusa. Non è uno sfogo.

È un invito civile alla riflessione.

Rivolto a chi governa oggi. A chi ha scelto di restare. A chi si è aggiunto per “il bene della città”.

Guardate la città. Guardate le persone. Guardatevi dentro.

Se sentite che non ci sono più le condizioni per guidare, fermatevi.

Abbiate il coraggio di lanciare la spugna.

Non per voi, ma per Pagani.

Pagani ha bisogno di serietà, non di messinscene.

Ha bisogno di guida, non di propaganda.

Ha bisogno di verità, non di silenzi imbarazzati.

Se si ama davvero una città, si ha anche il coraggio di farsi da parte.

E a volte, è l’unico gesto politico che ancora vale qualcosa.

Vincenzo Calce