Di Antonio Manzo
Passo falso di Giorgia Meloni, da Trump a Franco Alfieri. Leggete bene, non è il titolo de Il Male, rediviva pubblicazione di quel che fu il più noto giornale satirico italiano pubblicato dal 1979 e fino al 2011. Non si tratta di un malcelato attentato alla sicurezza nazionale o di un oltraggio a pubblico ufficiale. La notizia non solo è vera, fondata, ma non poteva ignorare l’intelligente ironia dei compositori di titoli del giornale Il Male. La notizia e’ invece un titolo della realtà di queste ore.
Meloni, Santanchè e Alfieri
La presidente del Consiglio italiana, onorevole Giorgia Meloni, dopo essere stata l’unica invitata europea a Washington per l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump arriva in Italia e per difendere la “pericolante” ministra Daniela Santachè attacca e condanna anticipatamente il detenuto italiano Franco Alfieri, Presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio-Paestum. La premier Meloni avrà trovato l’applauso dei talebani del cosiddetto Sistema Salerno, alla vigilia del rinnovo della presidenza De Luca, ma non avrà potuto trattenere l’ironia politica che appartenne ai titolisti de Il Male. Così, per colpire De Luca, sia pure non citandolo, Meloni mette in campo l’arresto di Alfieri epigono del potere dell’indisciplinato Vincenzo De Luca oltre che Governatore “sovversivo” con il dissacratorio linguaggio da salotto della bouvette del Transatlantico di Montecitorio. “E’ una str…” Ricordate quando quelli de il Male s’inventarono l’inaugurazione di un busto di gesso di Giulio Andreotti da celebrare e scoprire nel Pincio a Roma? E con tanto di orazione ufficiale affidata a Roberto Benigni? Per chi non ha l’età e conosciuto la sagoma fisica del presidente Giulio Andreotti, stiamo in pieno Novecento, il leader aveva una conformazione fisica che si prestava molto alla satira politica del tempo a causa della sua gobba ben evidente. Il Male, se uscisse ancora in edicola, ad esempio, farebbe un bel titolo a nove colonne “De Luca si dimette” con tanto di prima pagina falsa dell’Unità e allarmerebbe l’Italia intera senza interpretazione differenziata.
L’imbucato Frank Alfierì alla festa di Trump
Ma torniamo alla notizia vera di Giorgia Meloni. Quando gli uomini sherpa del presidente Meloni hanno visto il rapporto dell’ufficio stampa di palazzo Chigi con i nomi dei dignitari presenti alla festa del 47° presidente degli Usa e delle successive frasi pronunciate della presidentessa italiana prima hanno scorso con soddisfazione l’elenco degli invitati speciali e poi al termine dell’elenco hanno trovato una sorpresa che, in un primo momento, avevano equivocato per un imbucato italo americano alla cerimonia presidenziale: Frank Alfierì pronunciata con tanto di accento sulla lettera “i”. E chi è questo Alfierì che compare nell’elenco insieme al polacco Mateus Morawiechi, ai francesi Marion Marachal ed Eeric Zemmour, l’argentino Javier Milei, e l’ungherese Victor Orban. Ma questo Frank Alfierì non è mica un esponente della “lega delle libertà”? Ma no, hanno spiegato gli omini di Palazzo Chigi. Prima di tutto hanno dovuto spiegare che non è un italo americano, ma un detenuto italiano in attesa di un processo tant’è che la premier Meloni ha voluto indirizzare la sua polemica alla segretaria dem Schlein: “Chiede le dimissioni della Santachè ma non quelle di Alfieri” per ribadire la ben nota tesi del giustizialismo della sinistra con la vicenda delle dimissioni della Santanchè rinviata a giudizio, mentre ha azionato il silenziatore sul caso del presidente della Provincia di Salerno Franco Alfieri che è anche sindaco di Capaccio da tre mesi agli arresti, tra carcere e “domiciliari”, con l’accusa di corruzione. Questo doppiopesismo politico-giudiziario era già stato anticipato dal senatore Antonio Iannone e poi autorevolmente ripreso dalla presidentessa del Consiglio mentre visitava la nave “Amerigo Vespucci” simbolo della Marina italiana, ancorata nel porto di Gedda sul Mar Rosso in Arabia Saudita. Il cerimoniale di Palazzo Chigi e gli interpreti di lingua araba e inglese, al seguito della premier, hanno dovuto faticare non poco per tradurre il nome e cognome Franco Alfieri, comparso del tutto improvviso, nel linguaggio di Meloni da poche ore rientrata dal parterre ufficiale a Washington ma già tuffata in una dichiarazione-esternazione tanto politicamente succulenta quanto difficile ad essere spiegata e tradotta.
Franco Alfieri e Beppe Grillo
Il colmo dell’equivoco è stato raggiunto quando hanno informato Giorgia Meloni dell’improvviso doppiopesismo morale per l’inventore dei Cinque Stelle Giuseppe Grillo che ha beneficiato della concessione per 10 anni di un “arenile privato” nel comune di Bibbona. La premier ha ascoltato appena la parola concessione ad un privato di una spiaggia pubblica e, pensando che fosse nel comune di Paestum dove Alfieri è sindaco, avrebbe voluto rincarare la dose per la Schlein. Ma non le è stato possibile perché le hanno spiegato bene che Bibbona è provincia di Livorno e Paestum in provincia di Salerno sia pure Campania governata da De Luca. E, sfortunatamente per la Meloni, non ci sarà conflitto di competenza tra le procure di Livorno e quella di Salerno, con l’intervento dei giudici della Cassazione. Ma la Meloni non dovrà attendere molto: Alfieri ha chiesto il processo immediato.






