Gentile direttore,
rilancio con Lei un’antica battaglia. Ho consegnato una riflessione sui social, ha avuto un discreto successo, mi sono ricordato delle sue battaglie per Piazza Giordano e del suo legame, autentico e di stima, con tutta la famiglia Tedesco.
Parto da qui per un invito, più generale, ad una città che troppo spesso ha poca memoria. Ho avuto modo di ricordare, in questi giorni, la mia fortuna: ho camminato sulle spalle dei giganti.
Ho avuto il privilegio, e non è frase di circostanza ma gratitudine ai fatti, di assistere a ‘preziose’ chiacchierate fra due galantuomini salernitani, l’avvocato Peppino Tedesco e il Professore Vincenzo Giordano. Tutto, nella formazione politica, li divideva. Don Peppino era un uomo della destra storica, missino convinto. Il professore un socialista autentico.
Eppure erano capaci di confrontarsi e trovare, sul garantismo, sulla visione della politica come servizio, sul pragmatismo amministrativo, punti di incontro. Le differenze di vedute erano interrogativi che l’uno consegnava all’altro. Quando l’avvocato veniva in Via Tanagro e mi trovava nel parco mi chiedeva sempre del Sindaco, e quando non era un saluto da trasferire mi invitava a citofonarlo. I due, sulle panchine della cooperativa Belvedere, discutevano dei temi della attualità. L’uno era prodigo di complimenti all’altro, era una contaminazione di idee, e quando le pozioni erano distanti il linguaggio era chiaro, mai mancavano le battute. Era ‘sostanza’, mai circostanza. Ricordo, in quegli anni, l’insistenza con la quale Giordano chiedeva ai partiti di centrodestra di candidarlo sindaco della città di Salerno. Ma quel campo nella città capoluogo, ieri come oggi, poco ci capiva. Leggo oggi, e mi tornano in mente quelle giornate, che il Comune di Salerno lavora alla intitolazione di nuove strade cittadine. Buona iniziativa, soprattutto se si pensa a largo Elisa Claps. Resto dell’idea che sia necessario ripartire da alcuni simboli. Credo sia il tempo di ricordare, allora, Giuseppe Tedesco ed Enzo Giordano. Pezzi del ‘nuovo corso’ cittadino sia intitolati a loro. La zona del Tribunale, magari, a Don Peppino. Un immenso giurista. Un altro pezzo a chi quel corso lo immaginò, il Professore. L’idea dell’androne di un condomino grida vendetta. Più in generale mi permetto, e sono certo di incontrare la Sua sensibilità, di estendere il ragionamento. Sandro Pertini diceva che i giovani non hanno bisogno di sermoni ma di buoni esempi. Ed allora sarebbe il caso di raccontare a tanti ventenni salernitani alcune storie. Dedicare strade sarebbe l’occasione per ragionare nelle scuole, nel consesso pubblico. E’il tempo di omaggiare personaggi come Nino Colucci, Donato Iannicelli, personalità e tecnici come Raffaele Galdi, Franco Amatucci, Annibale Casilli, o ancora protagonisti dello sport come Peppino Soglia.Nasca un dibattito per unire e non per dividere. Per costruire futuro partendo dalla memoria.
Gaetano Amatruda