CILENTO FERITO - Le Cronache Attualità
Attualità

CILENTO FERITO

CILENTO FERITO

di Rino Mele

Ormai l’orrore abita nelle nostre case, lungo le strade familiari alla nostra memoria, lo troviamo dappertutto, l’incontriamo negli stretti sentieri amati, sulle spiagge dove abbiamo giocato bambini. I confini che credevamo ci tenessero lontani dall’irruzione improvvisa del male sono cancellati per sempre. Per noi salernitani, Ogliastro Marina è uno di quei nomi che evocano la più intensa bellezza, la natura generosa che permette d’immergerti nel suo paradisiaco splendore coi pini ampi e leggeri che sembrano felici ideogrammi scritti sulla purezza originaria dell’essere, in un azzurro incontaminato. Vi abitava una donna con suo marito, entrambi tedeschi. Poi, un pomeriggio, Silvia Nowak è scomparsa. Dopo tre lunghi giorni, venerdì 18 ottobre, è stata ritrovata morta, accoltellata, carbonizzata, in un bosco poco lontano dalla sua abitazione. Generando un silenzio aspro e inutili parole. Se guardiamo lontano aumenta lo sconforto, urtiamo contro una cortina di irrisolvibile disperazione: guerre disumane, affamate, divorano popoli interi in una sconfinata spietatezza che ferma il tempo e non smette di ripetersi. Non solo stupide insensate guerre ma, ancora peggio, l’obbrobrio dei genocidi, la vergogna di esserne testimoni. Se invece avviciniamo lo sguardo, sembra attenuarsi ma non scompare – e all’improvviso ci travolge – l’urlo della violenza, il pianto delle vittime. E quando questo avviene in un luogo amato ne sentiamo acuto dolore. Nel nome del Cilento si nasconde un altro nome, quello di un piccolo arguto fiume. Pensiamo questa terra come una dea ferma nella solare geometria notturna di acque e ulivi, in un’impossibile mitica integrità. Ed è il Cilento dei sogni d’amore, dei ricordi nascosti nel desiderio, luogo separato dalle vicissitudini dello sconforto e del male. (Marc Chagall, “Oltre la città”, olio su tela 1918)