Di Olga Chieffi
Grandi scambi musicali Italia-Albania, con un occhio particolare agli strumentisti di Salerno e provincia che, oramai sono di stanza, in ogni ruolo, in quel di Tirana e dintorni, da Durazzo a Scutari, ove stasera e domani si esibiranno anche con l’orchestra di fiati de’I Filarmonici di Bracigliano, agli ordini della bacchetta dell’oboista Luigi De Nardo. Questa sera, alle ore 18, la formazione, fiore all’ occhiello di una cittadina che è giunta ad avere fino a ben tre bande, quindi con grande tradizione di fiati, si esibirà a Scutari per il festival dedicato alle orchestre di fiati, grazie agli offici del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dove incontrerà Dritan Mlika. L’orchestra si presenterà con delle eccellenze della musica nate proprio in questo particolare contesto, a cominciare proprio dallo stesso direttore, che per questa mini tournée ha voluto al suo fianco Michele Maddaloni corista del teatro San Carlo di Napoli, unitamente a Ferdinando Sarno, Marzio De Nardo, Giuseppe Di Maio, direttore in seconda, Ciro Coticelli, Angelo Ruggieri, Francantonio Pipolo e Antonio Saturno. Una trasferta, questa, organizzata da Saimir Kalaja, Giuseppe D’Antuono, Alfredo Intagliato e Alfonso De Nardo. In programma due trascrizioni particolari affidate alla chitarra di Antonio Saturno, il celebre il celebre concerto in Re maggiore, op. 99 di Mario Castelnuovo-Tedesco ed Offertorium – omaggio a Joaquin Rodrigo di Maurizio Colonna. Quest’opera, scritta a richiesta di Andrés Segovia, amico e collaboratore del compositore, era nata durante il periodo delle leggi razziali, un momento doloroso in cui il compositore decise di partire in esilio negli Stati Uniti. La limpida struttura — quasi settecentesca — del Concerto (tre movimenti dei quali il primo è bitematico e tripartito) permette di inserire a pieno titolo l’opera nell’ottica del neoclassicismo italiano. L’orchestrazione è finissima e trasparente al punto da non coprire mai il solista; gli strumenti dell’orchestra dialogano in maniera concertante con la chitarra e il gusto tutto francese dell’orchestrazione è palese al punto che c’è chi vi scorge echi raveliani. È curioso notare che degli eventi drammatici vissuti dal compositore nell’inverno ’38-’39 non vi sia praticamente traccia: la musica di questo Concerto scorre serena e spensierata, a tratti venata di malinconia. Sembra quasi che il compositore, ormai pronto al distacco dalla propria terra, si abbandoni ad un flusso di memorie mediterranee, le quali scorrono tra la grazia e l’eleganza del primo tempo, il lirismo gentile e appassionato del secondo tempo, il piglio epico del terzo tempo, nel quale si evocano giostre e tornei. La chitarra è collocata con naturale proporzione accanto ad un’orchestra i cui timbri trasparenti risultano sempre adatti al dialogo con lo strumento solista. Il primo movimento è scritto in una chiarissima forma-sonata bitematica e tripartita. Dopo l’esposizione del primo tema da parte dell’orchestra, la chitarra fa il suo ingresso con una breve cadenza solistica alla quale fa seguito la riesposizione del tema, affidata questa volta al solista accompagnato dagli archi, immaginiamo i clarinetti e da leggere volatine del flauto. Il secondo tema, dal carattere “interrogativo” e modulante, si trova al termine di un’altra breve cadenza della chitarra; questa volta i ruoli sono invertiti: la presentazione spetta alla chitarra e successivamente l’orchestra lo riprende; allo sviluppo — basato soprattutto su elementi presi dal primo tema — segue la ripresa: in essa le idee tematiche vengono riesposte in forma più succinta e una nuova cadenza della chitarra porta il primo movimento alla sua conclusione. L’Andantino alla romanza è un movimento elegiaco e pastorale dove la nostalgia per il paesaggio toscano si sente in maniera particolarmente evidente. La suggestiva bellezza del materiale tematico si basa essenzialmente su tre idee. La prima viene esposta inizialmente dalla chitarra e ripresa dai fiati, in particolar modo da clarinetto e flauto che la eseguono insieme a canone; la seconda idea è costituita da un breve inciso in tempo più mosso e dal carattere ritmico più marcato. Ad esso segue il vero e proprio secondo tema esposto inizialmente dall’orchestra e successivamente ripreso dalla chitarra in una lunga cadenza solistica di non facile esecuzione a causa di una densa scrittura accordale. L’ultimo movimento ha il compito di chiudere in maniera virtuosistica e spettacolare il Concerto; il carattere ritmico e cavalleresco indicato dall’autore è ben espresso dai due temi principali, il primo scritto in un agile tempo di 3/8 e il secondo in 4/4. Le straordinarie capacità combinatorie dell’autore fanno sì che nel finale, dopo una lunga e difficile cadenza della chitarra e la riesposizione del tema principale, le due idee vengano riproposte l’una sull’altra. Al concerto di Castelnuovo-Tedesco, sarà accoppiato Offertorium un omaggio a Joaquin Rodrigo di Maurizio Colonna, uno splendido adagio, dagli echi iberici, praticamente ispirato al ricordo di quella performance in cui a soli diciassette anni, suonò il Concierto de Aranjuez, per chitarra e orchestra, accompagnato dall’Orchestra da Camera dell’Angelicum di Milano, in presenza di Joaquin Rodrigo. Non solo Scutari, per I Filarmonici di Bracigliano, ma domani una doppia esibizione prevista per lunedì 7, con un matinée alle 12,30, presso il liceo delle Arti “Jordan Misja” in Tirana ove incontreranno Etleva Kellici, e la sera alle 18 al teatro “A.Moisiu” in Durazzo, ove l’ospite indigeno sarà Olta Juba.