Intervista a Massimo Setaro della cantina Casa Setaro sul turismo enologico
Cosa rappresenta il progetto Vigna delle Rose?
Vigna delle Rose sta iniziando a diventare, non lo è ancora pienamente, il sogno che ho sempre avuto. Per me questo progetto rappresenta la possibilità di dare una nuova interpretazione ai miei territori. Sono nato qui alle pendici del Vesuvio e sin da ragazzo ho aiutato i miei genitori in queste terre. Quello che vediamo oggi , è sempre esistito era la dimora dei miei nonni e bisnonni, i ruderi che venivano utilizzati per le emergenze o per trascorrere la notte. C’era un camino e una piccola dispensa per il pranzo, poiché non esistevano i mezzi di trasporto attuali. La mattina si veniva in campagna e serviva un punto d’appoggio.
Oggi, quegli stessi ruderi fanno ancora parte della nostra vigna, ma con una destinazione d’uso diversa: non più depositi per gli attrezzi come la zappa o la pala, ma stanze per ospitare persone, offrendo loro un’esperienza di vita contadina quotidiana. Qui c’è l’orto, la vigna, la sala degustazione, la cantina e una terrazza. È un’offerta completa, a 360 gradi, che riflette l’accoglienza che ci piace proporre, in equilibrio tra il Vesuvio e la Costiera Sorrentina, sempre fedele alla sua identità.
Possiamo considerare Vigna delle Rose e le cantine di Casa Setaro un esempio di turismo enologico? Una nuova frontiera che stai cercando di far conoscere anche ai tuoi colleghi viticoltori?
Se può essere un esempio, lo spero. Mi auguro di fare qualcosa di buono e bello. Credo che la bellezza, in ogni sua forma, sia qualcosa da cercare, progettare e vivere. La bellezza, quando la si accoglie dentro di sé, cambia il modo in cui viviamo il mondo. Spero di poter essere un esempio e mi piacerebbe che tutti noi diventassimo innanzitutto amanti del nostro territorio, che apprezzassimo tutto ciò che la natura ci offre e che ci impegnassimo a preservarlo per le generazioni future;
Chi sono gli ospiti che scelgono questo tipo di vacanza?
La maggior parte dei nostri ospiti è costituita da stranieri. Essendo alle pendici del Vesuvio, trovano affascinante immergersi completamente nel nostro territorio, nella vigna, e nei lavori rurali. Apprezzano la tranquillità del luogo, ma al contempo la possibilità di spostarsi facilmente verso Napoli, la Costiera Amalfitana, il Cilento, i templi di Paestum e altre meraviglie che ci circondano;
Il tuo “Pietrafumante, uno spumante Caprettone metodo classico, ha ricevuto numerosi premi a livello nazionale e sta guadagnando attenzione anche all’estero. I prossimi obbiettivi ?
Mi piace sperimentare con le uve del Vesuvio e l ‘uso dell’anfora è un altro esempio di sperimentazione, anche se paradossalmente si tratta di un metodo antico. Qualcuno definisce questi vini “moderni”, ma in realtà sono tra i più antichi. La sperimentazione in questo caso ci porta a riscoprire ciò che facevano le antiche civiltà, come i Romani, nelle nostre zone. Tra Pompei ed Ercolano si trovano spesso anfore nei resti delle ville antiche. Questo mi ha ispirato a comprendere cosa accadesse durante quelle vinificazioni. Da qui è nato il nostro lavoro con l’anfora di terracotta non smaltata, dove il contatto con la terra è totale. Facciamo sei mesi di macerazione sulle bucce proprio per restituire un’esperienza che sia allo stesso tempo antica e profondamente legata alla terra.
Cosa vorresti ancora offrire ai tuoi ospiti?
Vorrei poter offrire un’esperienza sempre più autentica e immersiva. Il mio desiderio è che chi viene qui possa sentirsi parte integrante del territorio, come se stesse vivendo la nostra vita quotidiana. Vorrei trasmettere l’amore e il rispetto per la terra, la bellezza del lavorare a contatto con la natura e, allo stesso tempo, far conoscere sempre più a fondo la cultura e la storia del Vesuvio. Mi piacerebbe organizzare percorsi sensoriali, passeggiate tra i vigneti al tramonto e altre attività che permettano agli ospiti di vivere pienamente la magia di questo luogo. Per me, l’ospitalità non è solo accogliere, ma creare ricordi indimenticabili;
Raffaella D’Andrea