di Aldo Primicerio
E c’è un’altra minaccia dietro l’angolo, l’overtourism, l’eccesso di domanda e i rischi che corre l’offerta. “Gli stranieri, tornati in massa, stanno ridimensionando la portata di un calo indiscutibile di presenze, rispetto all’estate dei record 2022-23. Per fare calcoli precisi bisognerà aspettare la fine di agosto. Ma le proiezioni, sulla base delle prenotazioni, un conto consentono di farlo già: «Stimiamo tra il 15 e il 20 per cento la flessione rispetto al 2022, con un calo deciso nella prima e nell’ultima settimana e la tenuta di quelle a cavallo del Ferragosto. Insomma, salvati dagli americani”. E’, qualche giorno fa, la sintesi del turismo di quest’estate secondo Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi.
Insomma cosa è accaduto e rischia di accadere al turismo in Italia? La capienza media è stata dell’82 per cento, un buon dato, ma non c’è stato il sold out specie del 2022. Qualcuno se l’aspettava. Le aspettative erano alte, certo, ma create dalla bolla determinata dalle restrizioni pandemiche: erano i dati di uno e due estati fa a essere spropositati, piuttosto che quelli attuali a essere deludenti. Comunque quest’anno fondamentale è stata la presenza degli stranieri, specie gli americani: chi viene da lontano, si ferma e spende di più. E salva i conti del settore. E’ l’analisi dell’Enit, l’ente nazionale per il turismo. E’ la conferma che, a mancare all’appello in questa estate post Covid, sono stati gli italiani. Terminate le limitazioni imposte dalla pandemia, hanno ripreso a viaggiare anche all’estero.
Calo turismo. Le cause in stallo generale dei redditi, inflazione, e mancata redistribuzione nelle forze lavoro
Prezzi troppo alti e speculazioni su ombrelloni e lettini? Le ragioni del calo 2024 forse non sono queste. Se il reddito non cresce ma la rata del mutuo sì, la prima cosa che tagli sono i giorni di vacanza: ecco spiegata la flessione delle presenze italiane. E’ l’analisi di Daniela Santanché, ministro del turismo. Sicuramente il turismo rappresenta una fetta importante del Pil italiano. Vale una percentuale di prodotto interno lordo che oscilla tra il 6 e il 13 percento (se includiamo anche i trasporti e la ristorazione). Il punto è però che gran parte di questi introiti non vengono redistribuiti ai lavoratori del settore, spesso costretti a lavorare in nero o con soldi fuori busta. Basta guardare ai prezzi degli hotel che sono in rialzo e non di poco. Sono aumentati del 60% dal 2012, una percentuale nettamente superiore all’inflazione che si traduce automaticamente in aumento dei profitti. Non si può dire la stessa cosa però per gli stipendi dei lavoratori del settore, rimasti al palo praticamente dal 2016.
Overtourism, il paradosso. Da una parte fonte di ricchezza, dall’altra eccesso di turisti con effetti distorsivi su territorio e popolazioni residenti
L’overtourism è l’eccesso di domanda, con i rischi che ne conseguono. E’ utile citare i fatti delle Baleari, le isole spagnole, dove i cittadini locali hanno insscenato cortei anti-turisti e l’uso di pistole ad acqua per scacciare i turisti invadenti. Insomma cosa accade? Siamo passati da una concezione emozionale e romantica del turismo ad una sua demonizzazione esasperata? E’ un fenomeno che forse comincia a serpeggiare anche qui da noi, dove prendiamo a discutere ed a dubitare sulle risorse che l’economia turistica innesca in una economia stagnante come la nostra. Il fatto è che ogni fenomeno economico deve essere sostenibile, cioè compatibile con l’ambiente, le popolazioni, l’equilibrio del territorio. Molti di noi non se ne rendono conto. Basti pensare alle recenti dichiarazioni sugli allevamenti intensivi di bovini rese da Francesco Lollobrigida, il nostro ministro per l’Agricoltura e la Sovranità Agro-Alimentare (?). “Si deve chiedere al cittadino- lui afferma – se è disposto a pagare il prodotto 10, 20, 30 volte di più di quanto lo paga adesso, e se la risposta è no, quel cittadino deve sapere che non comprerà più il prodotto a basso costo o a costo equo, proveniente dai nostri allevamenti, ma lo comprerà da allevamenti di altri continenti”. E’ evidente che il ministro ha i paraocchi. Guarda in una sola direzione, non riesce a rendersi conto degli effetti pesantissimi che il fenomeno degli iperallevamenti dei bovini ha sul pianeta e, da noi, sulla qualità dell’aria, lo smog, le acque in una regione come la Lombardia. Ma anche sugli effetti che l’uso eccessivo di carne ha sulla nostra salute.
Tornando all’overtourism – fenomeno di massa che nel Mediterraneao interessa di più, nell’ordine, Grecia, Italia, Spagna, Francia, Croazia e poi gli altri – molti sostengono che occorre “riumanizzare” un turismo oggi diventato un distruttore di paesaggi. E’ evidente che l’industria turistica che distrugge il proprio territorio si priva della sua risorsa principale. I manager del turismo non apprezzano il concetto di overtourism. Tuttavia riconoscono sempre di più la necessità di investire maggiormente affinché i flussi dei visitatori si distribuiscano nello spazio e nel tempo.
Cause e misure contro il troppo turismo ed il suo sovraffollamento
Una delle cause è il globalismo. Cambia la società, accresce la mobilità, fa nascere masse che non vanno lasciate andare, ma che vanno gestite. Gli adulti ed i più anziani di noi non prestano molta attenzione all’eccesso di turismo. Badano al benessere ed al forte sviluppo economico che ha prodotto negli anni. Le nuove generazioni invece vivono questa attività in modo diverso rispetto ai propri nonni o genitori. Molti giovani ne colgono anche i lati negativi, come per esempio gli effetti dei flussi turistici sull’ambiente, sul traffico congestionato. Le spiagge e i sentieri sporchi e sovraffollati non vengono più accettati passivamente, ma visti attraverso la lente di una consapevolezza e sensibilità ambientale che, non tutti ma molti giovani, avvertono più di padri e nonni. C’è il pericolo che la percezione del “troppo” capovolga completamente l’attitudine dei residenti nei confronti del turismo. Il fenomeno dell’overtourism ha al centro la percezione del turismo da parte dei residenti, ovvero il livello di sopportazione della società, ma soprattutto la soglia psicologica: quanto turismo possono sopportare i residenti? Se lo sono mai posti questo interrogativo il sindaco, gli assessori, la giunta, i parlamentari di una città media del Sud e della Campania che vive anche di turismo? Quindi, controllare i flussi di visitatori senza limitarne la crescita, in particolare la crescita qualitativa: questa è la sfida più importante. Cosa si può fare? Ci sono soluzioni che anche un sindaco disattento ed un assessore incolto possono saper valutare. La redistribuzione spazio-temporale dei flussi turistici è un’opzione. Sono quelle misure che indirizzano la distribuzione spaziale, temporale e quantitativa dei turisti. Offerte allettanti nei periodi di bassa stazione, per esempio, possono contribuire ad alleggerire le presenze in alta stagione. e l’introduzione di quote massime o di una limitazione degli ingressi. Queste limitazioni devono essere individuate tenendo conto della capacità portante della destinazione o dell’attrazione considerata, sia dal punto di vista sociale che ambientale. Il turismo sostenibile ha successo solo se sviluppato in accordo con l’ambiente e con la cultura del posto. Per esempio, si possono aprire le strade al trasporto individuale solo in determinati orari, oppure limitare il traffico attraverso ingressi controllati. E poi, ci siamo mani chiesti se la stazione crocieristica di Salerno, un capolavoro architettonico di Zaha Hadid che tutto il mondo ci invidia, debba essere – con tutto il rispetto per tutti – sede di un baretto o luogo per una festa della pizza? Invece che luogo cult della storia e delle tradizioni di una città, capaci di attrarre i turisti che arrivano da tutto il mondo più di una semplice pizza? Where is the Schola Medica, chiedono ad esempio i turisti coreani o cinesi che sbarcano a Salerno e si guardano intorno, tra il mare ed il castello di Arechi? Ecco quindi la necessità di osservare, raccogliere dati, valutare e poi decidere. Riusciranno i nostri eroi a ritrovare il turismo giusto?