A cinque giorni dalla scadenza, il governo porta a casa l’ok della Ue alla proroga degli sgravi contributivi per le imprese del Mezzogiorno, una misura che sarebbe finita il 30 giugno assieme al regime straordinario per gli aiuti di Stato e che invece sarà rinnovata per altri sei mesi. Si chiude così, almeno per ora, la polemica scoppiata a maggio con le opposizioni che accusavano il governo di voler rinunciare alla misura introdotta dal governo Conte II nel 2021. Il ministro per gli Affari Ue, il Sud, la Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, aveva assicurato che avrebbe negoziato una soluzione con la Ue, arrivata oggi dopo l’incontro con la vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager. La cosiddetta ‘decontribuzione sud’ prevede la riduzione del 30% degli oneri sociali dovuti dai datori di lavoro privati attivi nelle regioni meridionali d’Italia (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) colpite dalle conseguenze socioeconomiche della guerra in Ucraina. E’ ora prorogata fino al 31 dicembre, ma si tratta dell’ultimo rinnovo possibile, poi l’obiettivo è trasformarla, “d’intesa con la Commissione europea, in uno strumento più a lungo termine e più orientato verso gli investimenti”, ha detto Fitto. Con il ritorno al vecchio regime sugli aiuti di Stato, la misura “dovrà essere modificata e resa più mirata facendo leva su una o più diverse basi giuridiche”. La proroga vale 2,9 miliardi di euro, che fanno salire l’intero schema di aiuti di Stato da 11,4 miliardi a 14,3 miliardi di euro. Per la ministra del Lavoro, Marina Calderone, si tratta di un risultato importante perché riconosce come “la decontribuzione è oggi necessaria per le nostre aziende del Mezzogiorno”, per proseguire nella “riduzione dei divari territoriali e promozione delle imprese, del lavoro e del sistema produttivo”. Soddisfatte le associazioni di categoria come Confesercenti, Confcommercio e i sindacati. La Cisl ricorda che fra le tante misure previste per il Meridione, “la decontribuzione è risultata quella con maggiore ricaduta occupazionale e con minori effetti distorsivi. Si tratta adesso, visto l’ottimo impatto occupazionale nell’area meridionale della misura, di utilizzare i 6 mesi di proroga per renderla strutturale”, ha detto il leader della Cisl, Luigi Sbarra. Anche l’Istat sottolinea i risultati raggiunti dal Mezzogiorno nel 2023, anno in cui ha fatto da traino alla crescita economica in Italia: il Pil è aumentato dell’1,3% nel Sud e dell’1% nel Nord-ovest, a fronte di dinamiche più contenute nel Nord-est
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