di Antonio Manzo
Sono rimasti i libri, e li sostengono il fiume di parole che a 120 anni dalla morte di Rocco Scotellaro scorre nel ricordo che sarà archiviato all’indomani delle celebrazioni ritualistiche. Sono rimasti i libri di Rocco, e le parole celebrative, spesso inutili, si rincorrono nella memorialistica d’annata. Ecco perché scende in campo, provvidenzialmente compatta come non mai, la prestigiosa scuola della storiografia lucana del ‘900. Domani nel polo bibliotecario di Potenza a partire dalle 9,30 sarà svolto un seminario di studio su “Rocco Scotellaro. Formazione, azione politico, impegno culturale” con relazioni di storici di livello, buona parte formatisi alla scuola di Gabriele De Rosa e Antonio Cestaro che tanto hanno scavato nella terra lucana alla ricerca di radici civili e religiose non compromesse dal folklore o dall’immaginazione. Vale la pena riportare l’intero programma della giornata. Si comincia con i saluti istituzionali (Luigi Catalani, direttore polo bibliotecario Potenza, Debora Infante, ufficio scolastico regionale Basilicata, Paolo Paradiso, sindaco di Tricarico) il nutrito parterre dei relatori Antonio Lerra, presidente del comitato nazionale Scotellaro (“Un percorso di ricostruzione scientifico- culturale”; Giampaolo d’ Andrea presidenter ANIMI (“dal regime fascista alla costruzione dell’Italia repubblicana”) Domenico Sacco comitato nazionale Scotellaro università del Salento (“I partiti politici tra progettualità e pratica attuativa”) Marco Gatto università della Calabria (“l’antifascismo del giovane Scotellaro”) Carmela Biscaglia componente comitato nazionale Scotellaro, membro della deputazione lucana di stori patria (“alle origini dell’impegno politico di Scotellaro”) Alberto Di Franco università degli studi di Bergamo (“costruirsi una vita. La formazione culturale di Scotellaro” Donato Verrastro università Basilicata componente comitato nazionale Scotellaro (“Senza esclusione di colpi. Scotellaro giovane sindaco a Tricarico” Salvatore Lardino segretario commissione nazionale comitato Scotellaro vice presidente storia patria Basilicata (“Per un altro Scotellaro”) Calvino salutò il giovane poeta lucano come «un intellettuale nuovo». Era il suo coetaneo Rocco Scotellaro. . Nel 2023 c’è stato un importante revival del messaggio e dell’opera di Italo Calvino, mentre alcuna rievocazione o quasi è toccata a Rocco Scotellaro che tutta la nostra attenzione meriterebbe, scomparso nel 1953 appena trentenne e dopo una breve e tormentata vita poetica e politica da giovanissimo sindaco socialista. Pregevoli i contributi scientifici offerti dalla rivista socialista “Critica Sociale”
Sì, per il centenario qualche convegno si è tenuto nella sua Basilicata, con ua sessione dedicata a «Scotellaro e il cinema», coordinata da Martelli e da Goffredo Fofi. La figura di Scotellaro è ancora sconosciuta nella cultura, con lenantologie scolastiche che lo ignorano (una interessante iniziativa su Scotellaro è la lectio magistralis di Sebastiano Martelli che terrà domani, martedì, al liceo Enrico Medi di Battipaglia).
«Venga il mattino per i giovani del 1953 / e sulle bocche arse rispunti il sorriso», aveva scritto Rocco poco prima che un infarto lo stroncasse il 15 dicembre 1953 a Portici (Napoli) un verso di stringente attualità che tornerebbe a parlare al cuore dei giovani meridionali illusi o disillusi della loro condizione per invitare a ribellarsi. Scotellaro si era trasferito a Portici nel 1950 per collaborare all’Osservatorio di economia agraria diretto da Manlio Rossi-Doria, concependo l’ambizioso progetto di Contadini del Sud, che, in stadio embrionale, sarebbe apparso nel 1954. Proprio a Portici lui compilò con un giovane ebolitano Vincenzo Faenza (anche questa figura nell’oblio della memoria) uno studio sul mondo produttivo della canapa nel comune di Frattamaggiore. Scotellaro, nacque a Tricarico (Matera) e fu protagonista indiscusso in Lucania post bellica, la Liberazione vissuta da socialista, le lotte per la riforma agraria, e, non da ultimo, la lettura e critica del libro Cristo s’è fermato a Eboli (Einaudi, 1945), che lui definì «il più appassionato e crudele memoriale dei nostri paesi».
Resta impressa nella memoria degli italiani e dei meridionali la famosa poesia de “l’alba è nuova”. «Non gridatemi più dentro, / non soffiatemi in cuore / i vostri fiati caldi, contadini. / Beviamoci insieme una tazza colma di vino! /che all’ilare tempo della sera / s’acquieti il nostro vento disperato. / Spuntano ai pali ancora / le teste dei briganti, e la caverna – / l’oasi verde della triste speranza – / lindo conserva un guanciale di pietra… / Ma nei sentieri non si torna indietro. / Altre ali fuggiranno / dalle paglie della cova, / perché lungo il perire dei tempi / l’alba è nuova, è nuova».
Oggi a Potenza si celebra e si studia Scotellaro a cento anni dalla morte, una provvida iniziativa che la preziosa storiografia lucana si intesta contro il voluto oblìo su Scotellaro e le celebrazioni con il “santino di contadini lucani” scevre da scientificità e competenza storica e vagamente sociologica.