di Peppe Rinaldi L’imprenditore agricolo della provincia di Salerno non lo sa. Almeno, non ancora. Ma c’è qualcuno che ha pensato a lui senza badare a spese: anche perché i soldi non erano suoi ma della Camera di Commercio di Salerno, che a sua volta li preleva dai ‘diritti’ che tutti gli anni incassa dalle decine di migliaia di imprenditori. I quali, come si sa, non hanno la possibilità di sottrarsi alla gabella perché questa è imposta da una legge dello stato: perciò si parla di soldi pubblici. Tornando all’imprenditore agricolo, tra le complicate voci dei bilanci Cciaa e Intertrade (l’azienda speciale creata per “internazionalizzare” le imprese salernitane) si osserva una spesa di 70mila euro per un “Manuale dell’imprenditore agricolo”: ora, è di certo tutto legale, di sicuro il compendio è di fattura prestigiosa e, altrettanto certamente, sarà stato firmato dalle massime autorità in materia. Sta di fatto che 70mila euro per un manuale trasformano il dettaglio in “notizia”. In realtà, non è neppure l’unica voce che delinea come abbiano funzionato i meccanismi che regolano i rapporti tra imprese, ente e aziende speciali. Abbiamo già descritto, ad esempio, quanto danaro assorbano pochissimi dipendenti di Intertrade (poco meno di 500mila euro annui, massima parte dei quali servono per lo stratosferico stipendio del direttore) ed abbiamo pure provato a raccontare la ‘relazione pericolosa’ tra casa madre/padre (la Cciaa) e l’azienda figlia (Intertrade): la Camera di commercio, cioè, da diversi anni finanzia la sua creatura, svolgendo un po’ il ruolo di banca disposta a credere nelle relative attività. Con la differenza, però, che questi soldi nessuno si sogna di chiederli indietro. Un sogno per chiunque. Mettere quelle poste in bilancio alla voce “Crediti” lo sa fare perfino chi ora scrive, che di numeri capisce poco e che ha dovuto studiare un po’ per fare quest’inchiestina: anno dopo anno, il bilancio della Cciaa è stato approvato -e qui potrebbero esserci dei problemi, cioè cosa hanno deliberato e cosa hanno controllato?- e così la carretta è andata avanti finché possibile, trascinandosi dietro questi crediti che prima o poi qualcuno dovrà onorare, senza però che nei consuntivi si possa parlare di perdite: cioè, è come se quei soldi avessero una specie di segno “+” al fianco, in realtà è un “-” e la differenza la capisce anche un bambino. Ora, dal momento che una delle poche cose concrete fatte dal governo Renzi sembrerebbe essere la graduale riduzione dei contributi obbligatori delle imprese alle Cciaa (fino al 50% in meno), non si capisce come se ne uscirà da questo vicolo cieco una volta che di soldi non ne pioveranno più dal cielo. Nel mondo delle imprese private, almeno di quelle non assistite, a quest’ora sarebbe già bancarotta e ‘guerra civile’, con irrinunciabile inferno fatto di tribunali, avvocati, consulenti, commercialisti, tecnici, periti, magistrati e via dicendo. Nel nostro caso è tutto ok, almeno finora, ma con circa 6 milioni di euro presi dalle ‘tasse’ delle imprese salernitane ancora sul groppone. Si tratta di capire in mano a chi resterà il cerino. Una volta chiarito come questo sistema si sia retto e continui a reggersi vediamo in che modo e in quali occasioni Intertrade potrebbe aver fatto il buco nel bilancio della Cciaa pari a circa 6milioni di euro, come abbiamo scritto. La “carica dei 22” (ne anticipiamo oggi i primi 15, vedi tabella in pagina), così potremmo definirla ironicamente: perché ventidue sarebbero i progetti che formano la perdita dello storico ente di via Roma. Sono senz’altro tutti leciti, legittimi, legali e in nessun caso si è trattato della solita scampagnata all’estero che ha caratterizzato larga parte delle vite istituzionali degli enti locali italiani (la Campania di Bassolino e le province e i comuni coevi, soprattutto di centrosinistra, ne sanno qualcosa) nelle loro dinamiche con l’estero ed altro. Ciò che è invece certo è che si tratta di progetti finanziati, senza troppi approfondimenti, dalla Camera di Commercio: ve n’è perfino uno di circa 100mila euro con Città della Scienza di Napoli, che la Cciaa di Salerno ovviamente non vedrà mai rientrare in cassa. Inutile dire perché. Intanto li ha dati ad Intertrade, poi si vedrà. Ci sarebbe da capire, ancora, l’istruttoria seguita, le rendicontazioni alla Regione o ad altri fatte ‘con i piedi’, al punto da vedersi negati finanziamenti già anticipati, forse si poteva supporre che quel danaro non sarebbe mai rientrato, forse no: in tutti i casi c’è un problema di gestione del danaro. Punto. Intanto, leggendo la tabella con l’elenco ci si può fare una prima idea di quali iniziative abbiano sbancato la Cciaa, determinando il fallimento ‘tecnico’ di Intertrade, che non potrà rientrare con facilità. Sempre che la Cciaa abbia interesse a rientrare. Mon sarà facile continuare a chieder soldi agli imprenditori se le cose vanno avanti così come sembrano esser andate sin qui. Per ora di ufficiale c’è un buco da 2milioni nei conti della Cciaa: se si pensa che Intertrade ne deve altri quattro grosso modo, si capisce che il problema è serio. Se si considera, poi, che la Cciaa non incassa neppure l’affitto dei locali di via Roma dati ad Intertrade (qualcosa come 96mila euro circa) si scopre che di motivi di interesse e curiosità ce ne siano a bizzeffe per qualsiasi cronista. Diciamo. Come lo stravagante sistema di affidarsi reciprocamente incarichi professionali (ovviamente remunerati, sempre con soldi “senza volto”) tra membri delle due società: un modo come un altro per suonarsela e cantarsela da soli, direbbe qualcuno. Ma di questo ne parleremo la prossima volta. (3-continua)
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