di Nicola Cstorino
I riflettori si sono appena spenti sulla 15a edizione del Premio cittadino “Salernitani Doc” che quest’anno ha visto la partecipazione di oltre 500 persone. Un Salone di Marmi del comune di Salerno affollato oltre ogni previsione, persino il corridoio antistante era colmo di salernitani, ma non solo. Tanti curiosi, ma anche tante persone che volevano essere presenti per conoscere i nuovi “salernitani doc”, rimasti segreti sino al giorno della manifestazione. Insomma, un grande successo che ci ha spinti ad incontrare l’ideatore, nonché presidente dell’associazione.
Presidente Staglioli 15 candeline sono state appena spente. Cosa l’ha spinta 15 anni fa a fondare l’associazione “salernitani doc”?
Ho sempre creduto nell’amicizia associativa. Non bastava essere amici, bisognava anche frequentarsi ed avere un comune orientamento civico, rivolto all’interesse verso la città di Salerno. Non ci bastava più vedersi al bar, per un caffè. Avevamo voglia di confrontarci attraverso lo scambio di idee ed interessi. Prima di costituire l’associazione ho avviato, attraverso l’Archivio di Stato, una ricerca storica sul mio cognome. Ho trovato antenati risalenti al 1794, molti marinai. Tutti i miei familiari radicati nel tessuto storico della città. Pensate che mia zia materna, Caterina Esposito, nel dopoguerra era la “levatrice” che seguiva molte donne salernitane durante la gravidanza, fino al parto. Ho fondato a Salerno il Movimento Cristiani Lavoratori, di cui sono il vice presidente provinciale, diventato poi partner dell’Associazione Salernitani Doc.
Perché ha pensato ad una forma di associazionismo?
Volevo aggregare con vincolo di amicizia, in un abbraccio grande quanto il mare, i salernitani, sentirsi orgogliosi della città che ci ha dato i natali e che ha accolto chi, pur non essendo salernitano, ha contribuito al prestigio di Salerno. Volutamente non abbiamo richiesto contributi ad enti locali, svolgendo tutte le attività in autofinanziamento.
Ha iniziato, quindi, ad essere un’associazione goliardica, con salernitani radicati nel territorio, quelli che avevano un albero genealogico di famiglia, fatto di antenati iscritti all’anagrafe del comune di Salerno e battezzati nelle parrocchie del proprio quartiere. Poi col passare degli anni cosa è accaduto?
Nel corso di questi anni l’Associazione Salernitani Doc ha partecipato fattivamente a tante manifestazioni che volgevano il loro sguardo alle fasce meno abbienti. La cena di Natale, il cui incasso viene ogni anno destinato in beneficenza. Il nostro logo ha spesso accompagnato le giornate di prevenzione sanitarie gratuite con la Misericordia Salerno organizzazione di volontariato che opera sul territorio dal 1993. Durante il Covid ha sostenuto presso la casa dei Missionari Saveriani Salerno il progetto di accoglienza dei senza fissa dimora. consegnando, indumenti e coperte per il fabbisogno giornaliero degli ospiti della struttura. Abbiamo donato, a persone indigenti, 40 paia di scarpe. A Natale per due sabati consecutivi ha organizzato una raccolta di generi alimentari destinati alla Caritas, all’inizio del 2023 ha organizzato un pranzo presso la propria sede, cucinando e servendo al tavolo le persone indigenti. A Pasqua presso la Parrocchia Santa Maria Ad Martyres si è provveduto a consegnare le uova di cioccolato ai bambini più bisognosi. Con Mons. Bellandi ci siamo recati presso le abitazioni dei salernitani riconosciuti “doc”, affetti da disabilità, per consegnare loro gli attestati. Ma non solo. Abbiamo organizzato diversi convegni, tra i quali ricordiamo alla Provincia «Percorsi di cura e innovazione. Sostenibilità in ambito regionale. La chirurgia oncologica: prospettiva e obiettivi futuri. Le nuove frontiere della chirurgia: la chirurgia robotica». Presentato presso la propria sede libri sulla storia del Brigantaggio in provincia di Salerno, corsi di Laurea, abbiamo ricevuto visita di diverse personalità native della nostra città che hanno ruolo di primissimo piano in Italia e all’ estero, ma che nonostante tutto non hanno mai dimenticato le proprie origini. Queste sono solo alcune delle iniziative dell’Associazione. Al Vestuti in collaborazione con altre associazioni abbiamo aderito al “Muro dei Ricordi delle vecchie glorie Granata”. Avviato la raccolta firme per intitolare una strada a Don Enzo Quaglia e con una recente delibera di giunta il comune di Salerno ha disposto che l’area antistante il Tempio di Pomona venga denominata “piazza Don Enzo Quaglia”.
Oggi quanti iscritti conta l’Associazione Salernitani Doc?
Oltre duemila.
Un bel numero! Tutti “DOC”?
Nel corso di questi anni si è provveduto a premiare con la stessa importanza il magistrato, il notaio, lo sportivo, l’operaio, il pensionato o la casalinga, proprio in virtù della natura associativa. Tra i primissimi ci fu una casalinga salernitana che mise al mondo la bellezza di 18 figli tutti nati in casa. Tra gli autorevoli “Salernitani Doc di adozione” il vostro presidente cittadino Enzo Todaro oltre al nostro Arcivescovo Mons. Bellandi. Senza dimenticare il Generale di Divisione Domenico Ciotti, “Salernitano DOC”.
L’Associazione, quindi, accoglie donne e uomini della città e di provenienza limitrofa, purché abbiano lasciato traccia del loro operato.
Questa è esattamente la natura dell’associazione
Come vengono individuati i “salernitani doc”?
Una commissione, da me presieduta, dopo aver ricevuto segnalazioni o individuato persone a cui assegnare l’attestato, procede alla formazione dell’elenco dei nominativi. Quest’anno abbiamo avuto il grande onore di assegnare l’attestazione di “Salernitano Doc” al nuovo prefetto di Salerno dott. Francesco Esposito, ritornato nella sua città natale dopo 30 anni.
Come definirebbe la sua associazione? Culturale, sportiva, sociale, solidale.
Tutti gli aggettivi da lei indicati si identificano con l’associazione salernitani doc.
Perché ha scelto di legare alla categoria “salernitani” l’acronimo “DOC”?
Il termine “doc” è spesso collegato ai prodotti del settore agroalimentare, più che alle persone. Ma la nostra associazione, fatta di donne e uomini, che hanno a cuore la propria “salernitanità” ha voluto identificare proprio questa caratteristica, senza dimenticare le proprie origini, portando Salerno “Dint’ O’ Core”, così semplicemente è nato il termine “DOC”!
Cosa si aspetta per il futuro? Sta già pensando alla prossima edizione?
L’Associazione sta crescendo ed inizia per noi una nuova fase, fatta di organizzazione e programmazione. Da più parti arrivano richieste e segnalazioni di ingressi che sono al vaglio del comitato organizzatore. La macchina non si ferma mai. Le idee progettuali sono già sul mio tavolo e le andrò a trattare con i miei più stretti collaboratori. Ma resta sempre salda la linea di condotta originaria, quella fatta di semplicità, collaborazione, solidarietà, rispetto del pensiero altrui. L’obiettivo è quello di riuscire a liberarci dall’IO ed avere la forza di saper parlare con “NOI”. Perché noi siamo il risultato del nostro passato!