La vera storia di Giuseppe Spagnuolo: «Vivo a Roscigno vecchia, sono solo» - Le Cronache
Provincia

La vera storia di Giuseppe Spagnuolo: «Vivo a Roscigno vecchia, sono solo»

La vera storia di Giuseppe Spagnuolo: «Vivo a Roscigno vecchia, sono solo»

di Erika Noschese
e Arturo Calabrese
Da un lato la Pro Loco, dall’altra quello che oggi viene visto come l’unico abitante di Roscigno vecchia e, nel mezzo, il tentativo di valorizzare un borgo magico così ricco di storia. Giuseppe Spagnuolo, 76 anni anche se non ha mai voluto confermare la sua vera età perché alla lecita domanda suole rispondere “da quando sono nato ad oggi”, vive a Roscigno vecchia. Un borgo che conosce come le sue tasche ma, dice non appena ci incontra, “su di me sono state raccontate tante cose non vere: non sono nato qui, vivevo a Roscigno nuova, facevo la spola per accogliere i tanti turisti che ogni giorno vengono qui ad ammirare questa meraviglia e solo nel 2021, dopo che è scoppiata la pandemia, ho lasciato casa dove vivevo con mia moglie e sono fuggito qui”. Ma, attenzione: non è un senza fissa dimora, ama la solitudine e, a modo suo, prova a restituire un’anima a quelle poche abitazioni non del tutto distrutte dal tempo. Oggi, infatti, vive in una catapecchia proprio di fronte alla sede della Pro Loco ma in casa ci sta poco, forse solo per dormire. Passa le sue giornate sul muretto del Museo Agricolo, oggi gestito dalla Pro Loco guidata da Franco Palmieri, perché in questo modo può osservare tutti i turisti e i visitatori. Spagnuolo è un po’ critico rispetto alla Pro Loco perchè, dice, «ho delle spese da affrontare anche io, soprattutto mi occupo di alcuni gatti e temo che senza iniziative valide il paese possa andare in rovina», ha infatti chiarito. «Ci sono tante persone che vengono qui, se ho piacere le accolgo altrimenti no perchè alcuni dicono chiaramente di non credere alla mia storia, io non ho motivo di mentire», ha aggiunto. Fino a pochi anni fa, Spaguolo aveva le “chiavi del paese”: spettava a lui accogliere i turisti, raccontare la storia del borgo, lasciarli ammirare queste case in rovina. «Quando mi occupavo di tutto avevo accanto a me una cassetta con la scritta “Offerta per i gatti” perchè c’era una vera e propria colonia felina, molti gatti seguivano la folla di turisti e facevano loro compagnia». Una folla che, seppur se diminuita nettamete, non si è del tutto arrestata nel periodo della pandemia, quando le restizioni imposte dal governo nazionale lo permettevano. «Quando era consentito spostarsi le persone venivano qui, spesso mi invitavano a condividere il pranzo con loro – ha raccontato – Forse, oggi un po’ mi secca quando le persone vengono a chiedermi sfacciatamente una foto perchè non conoscono la storia di Roscigno e non sono intenzionati a conoscerla. Vogliono fare la foto con me e andare via ma questo luogo ha una sua importanza e non sono io», ha aggiunto. In questi anni tante persone si sono recate a Roscigno per incontrare Giuseppe e, ha raccontato, «mi portano frutta, verdura, del buon cibo e io non posso che essere felice di questa loro attenzione nei miei confronti». Poi, una critica nei confronti dei residenti che spesso lasciano rifiuti in strada e vanno via. «Ci sono tante iniziative qui ma non sempre sono positive per il luogo in cui vivo perchè ci sono, ad esempio, macchine d’epoca che generano solo inutile inquinamento», ha poi aggiunto l’unico abitante di Roscigno Vecchia. Poi, inizia a raccontare la sua vera storia: «sono nativo di Roscigno vecchia ma ho origini calabro-lucane e nel 2021 mi sono trasferito definitivamente qui. Negli anni hanno raccontato tanto di me, si parlava di un mio viaggio in giro per il mondo ma non è vero anzi proprio in quel periodo ero impegnato con una televisione giapponese che è venuta qui per raccontare la mia vera storia, come trascorro le giornate e cosa significa vivere da solo a Roscigno vecchia ma non sono mai andato via, non ho più l’età per farlo», ha raccontato ancora. A 16 anni, infatti, lascia la sua terra per cercare fortuna altrove: ha viaggiato in lungo e largo, spostandosi sempre più a nord del Paese dove, negli anni, ha fatto tanti lavori come il muratore, agricoltore, manovale. «Ho lavorato alla costruzione di una galleria ma desideravo vivere all’aperto e godere della natura ogni giorno, ho viaggiato in treno fino al terremoto dell’80 quando sono stato costretto a far ritorno a casa perchè era impossibile raggiungere la destinazione, tutto bloccato dalla distruzione del terremoto», ha raccontato Spagnuolo che oggi, tra natura e solitudine, vive la sua vita e, come una unica compagnia, la sua cara pipa e i fedeli gatti.