Toghe militanti e ministri lobbisti. Qualcuno dovrebbe andare a casa - Le Cronache
Ultimora

Toghe militanti e ministri lobbisti. Qualcuno dovrebbe andare a casa

Toghe militanti e ministri lobbisti. Qualcuno dovrebbe andare a casa

di Aldo Primicerio

Partiamo dalle “toghe militanti”. Una notizia recente ci ha fatto un po’ tornare al trentennio delle toghe rosse, quei magistrati con simpatie spiccate per i partiti italiani della sinistra. Un periodo, da noi consapevolmente vissuto, che parte dagli anni ’60 e si evolve fino ai ’90. Secondo alcuni un trentennio di sospetti di esercizio di un potere per fare politica, come scrive Lehner. Secondo altri invece un lavoro duro ed ineccepibile che non ammette intimidazioni. Ce l’ha ricordato l’episodio di cui tutti parlano. Un video di cinque anni fa che ritrae – tra la folla di estrema sinistra a protestare contro le forze dell’ordine – Iolanda Apostolico, il giudice civile di Catania che non ha convalidato il fermo di quattro profughi minorenni ospitati presso il Centro di Pozzallo. Lei ha definito incostituzionale il decreto del governo sull’obbligo a pagare una «garanzia sanitaria» di 5mila euro per evitare di essere trattenuti nel Centro di Pozzallo. E’ stato Matteo Salvini a ripescare e postare il video sui social. E sappiamo le polemiche virulente che ne sono scaturite.  Una storia che personalmente non ci è piaciuta, sgradita anche alla maggior parte degli italiani. E siamo con Carlo Calenda, quando dice che hanno sbagliato tutti i due. La Apostolico, perché un magistrato deve tenere un comportamento che non lasci presupporre che ci siano parzialità nei suoi giudizi. Salvini, perché un vice premier non mette un magistrato all’indice sui social. Invece di usare Twitter, un ministro e vice premier deve fare il suo dovere, e cioè impugnare la sentenza del giudice di Catania, se la ritengono ingiusta. E siamo anche con la Meloni, che parla di polemiche strumentali. Da Granada, la premier ha dichiarato che non c’era nulla di male a stare lì in una manifestazione pubblica, ma che è legittimo chiedersi se qualcuno che partecipa a manifestazioni su quel tema, nel momento in cui decide, lo faccia con un pregiudizio o meno.

In magistratura, fuorviante distinguere via professionale e vita privata. L’insegnamento di Rosario Livatino

Su molti media, specie quelli schierati a sinistra, si scrive che bisogna distinguere la vita professionale da quella privata. La stessa Anm, l’Associazione Nazionale Magistrati, si schiera con la collega di Catania, affermando che non si fanno screening sul privato dei giudici. Ma che sciocchezze sono mai queste? Media e Anm così sono fuorvianti.  Non abbiamo sempre saputo che i giudici operano nel silenzio? Lontano dai riflettori (fatta eccezione per qualche toga di Napoli che invece i fari li cerca)?  Che non compiono gesta eclatanti? Che non parlano se non attraverso le loro inchieste (i giudici inquirenti) o le loro sentenze (i giudicanti)? Certo, nel mestiere di magistrato è sempre difficile tracciare una netta linea di demarcazione tra la vita professionale e quella privata. Perché è reale l’esigenza di tenere, anche fuori dall’ufficio, comportamenti che non tradiscano la fiducia della collettività nell’integrità e nell’imparzialità dell’ordine giudiziario. E qui vale la pena ricordare una frase pronunciata da Rosario Livatino – lo ricordate? – braccato e spietatamente assassinato nel 1990 dalla mafia sulla strada provinciale per Agrigento: “È importante che il giudice offra di se stesso l’immagine non di una persona austera o severa o compresa del suo ruolo o della sua autorità o di irraggiungibile rigore morale; ma di una persona seria sì, di persona equilibrata  sì, di persona responsabile pure; e potrebbe aggiungersi, di persona comprensiva e umana, capace di condannare, ma anche di capire. Solo se il giudice realizza in se stesso queste condizioni, la società può accettare che egli abbia sugli altri un potere così grande come quello che ha.   Parole immense, che sembrano scolpite su tavole di pietra come i dieci comandamenti. Parole che si ergono come un solenne richiamo all’etica ed agli impegni morali di chi ha grandi poteri, ma anche grandi responsabilità e doveri. E quindi nessuna distinzione farisaica tra vita pubblica e vita privata di un magistrato. Neanche un politico può invocarla, come scioccamente faceva spesso Berlusconi. Sono le due categorie, la magistratura e poi la politica, che assai più di altre devono invece integrare con cautela e rigore le loro due vite.

Lollobrigida, numero uno dei ministri lobbisti. I suoi aforismi inaccettabili

E concludiamo con i ministri lobbisti. Il numero uno, l’abbiamo già scritto, è Francesco Lollobrigida. Lui è quello si autodefinisce sovranista alimentare (!), che dice che i poveri mangiano meglio dei ricchi (?), che con le migrazioni stiamo assistendo ad una sostituzione etnica (!), che la social card aiuta le filiere produttive italiane (?), che la carne sintetica è dirompente per la salute (ma non è sintetica, bensì coltivata con le staminali della carne),che bere vino con moderazione fa bene (saperlo è giusto, diverso è pubblicizzarlo e smentire le campagne anti-alcol), che i turisti vengono in Italia più per mangiare che per visitare i musei (quindi meglio Eataly che gli Uffizi?),  che i lupi e gli orsi sono sovrabbondanti. E l’elenco sarebbe lunghissimo. Ma è proprio sull’ultima espressione e sul ministro anti-animalista, o presunto tale, che vogliamo fermarci. Perché dobbiamo tutti sapere che il sig. ministro Lollobrigida ha fortemente sostenuto e voluto che, con alcuni emendamente voluti da Lega e Fratelli d’Italia, si approvasse il cosiddetto Dl Asset, un decreto inaccettabile perché è un aiuto spudoratamente aperto a doppietteeindustria delle munizioni, e punitivo nei confronti dei giudici amministrativi.

Dl Asset. Incostituzionale, antiUE, antigiudici, antianimali, antiambiente

I passaggi su cui si sono spesi i parlamentari – e il governo, con in testa il ministro-cacciatore Francesco Lollobrigida –sono tre: 1) depenalizzare l’uso del piombo delle munizioni in particolari zone, dette “zone umide” (fiumi, laghi, torbiere). L’utilizzo è vietato dall’Unione europea, sull’Italia grava una lettera di costituzione in mora della Commissione e, col testo approvato, è probabile che Bruxelles apra una procedura d’infrazione (da saldare con soldi pubblici, ovviamente); 2) ridurre il potere dei giudici amministrativi: quando le associazioni faranno ricorso al Tar per i calendari venatori adottati dalle Regioni non in linea con le direttive Ue, i giudici non potranno più bloccare i calendari, in maniera cautelativa (secondo il principio per il quale la tutela dell’ambiente ha valore maggiore degli interessi dei cacciatori), ma dovranno aspettare l’udienza in contradditorio tra le parti; 3) cancellare il ricorso, fino a ieri obbligatorio, al parere scientifico dell’Ispraprima dell’adozione dei calendari venatori. E  così le associazioni ambientaliste hanno scritto direttamente al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per denunciare le gravi ed evidenti incostituzionalità presenti nel testo di conversione” del Dl Asset. In particolare, secondo loro, l’articolo 11 “è stato stravolto con l’inserimento di una serie di regalie a produttori di munizioni tossiche da caccia e al mondo venatorio, del tutto estranee al testo originario. Il Parlamento è arrivato al punto di violare il Regolamento europeo approvato per fermare l’inquinamento da piombo nelle zone umide.

Insomma, ci spiace dirlo perché abbiamo simpatia e stima per Giorgia Meloni, ma questo Governo stravolge l’art.56 del processo amministrativo che consente ai giudici di sospendere atti che possono portare pregiudizio imminente alla biodiversità. Insomma, a conti fatti, questo ministro e questo governo alla fine: sono a favore dei cacciatori e degli inquinatori perché legittimano sia lo sparare dovunque e contro qualunque animale sia l’uso di munizioni tossiche per gli animali e di riflesso per gli umani; sono contro la magistratura ed i giudici, perché – con Nordio, Salvini ed ora con lo stesso Lollobrigida – tentano di ridurne i poteri e di attenuarne la capacità di decisioni; sono contro la Costituzione, perché ne stravolgono alcuni articoli fondamentali; sono contro l’Unione europea, di cui vìolano alcune norme e direttive ormani attuate in tutti gli altri Paesi membri. Per ora gli italiani osservano. Ma non è escluso che presto comincino a pesare di quali persone è composto questo governo e di quali decisioni eccentriche, stravolgenti e fuorvianti siano capaci.