È giovane ma ha già alle spalle un lungo cammino politico e davanti una carriera nelle istituzioni. Benedetta Scuderi è attivista per l’ambiente ed è rappresentante del partito Alleanza Verdi Sinistra. Il suo pensiero si rifà molto all’ambientalismo europeo e punta alla transizione ecologica.
Ambiente ed Europa, come si incontrano oggi questi due elementi?
“L’ambiente e l’Unione Europea sono due cose che stanno camminando molto vicine in questo periodo. È innegabile che l’Europa ci stia dando una guida per effettuare e realizzare la transizione ecologica che ormai è diventata assolutamente necessaria e non può essere più rimandata. Le politiche dell’Unione sono a volte discutibili, a volte non abbastanza ambiziose, a volte si focalizzano su cose non strettamente necessarie, però effettivamente ci permettono di avere un indirizzo e degli obiettivi che guardano verso il futuro. È proprio questa la parola, il problema di chi si oppone alla tradizione ecologica e che sono soggetti che hanno paura di guardare al cambiamento un cambiamento migliorativo, un cambiamento verso un futuro più desiderabile. E adesso l’Europa si sta spingendo in questa direzione anche grazie a un Parlamento Europeo in cui il gruppo dei Verdi si fa sentire molto, ma in cui c’è una sensibilità per l’ambiente e per la transizione ecologica che si auspica possa rimanere anche dopo le prossime elezioni europee. Questo implica che noi come Paese dell’Unione Europea stiamo mettendo una marcia in più per riuscire a velocizzare la transizione ma avremo anche un vantaggio nei confronti del resto del mondo perché abbiamo già iniziato un processo fondamentale. Abbiamo, però, anche un obbligo nei confronti del resto del mondo e cioè quello di supportare la transizione a livello globale perché sappiamo che i problemi ambientali non sono soltanto locali. Dobbiamo spronare gli altri Paesi con tutte le nostre capacità normative ed internazionali affinché effettivamente la transizione va in questa direzione”.
La società sta conoscendo un nuovo fenomeno e cioè quello degli attivisti che colpiscono opere d’arte o monumenti come atti dimostrativi. Cosa ne pensa?
“Imbrattare un monumento non è giustificabile ma comprensibile. Tranne in un caso, sono stati utilizzati materiali assolutamente lavabili e quindi mezzi che non hanno lasciato danni permanenti. Sono atti di protesta e come tali creano fastidio senza però lasciare alcuna impronta permanente. Il problema è una classe politica che continua ad essere negazionista come ad esempio Salvini che continua a sostenere come non ci sia alcuna correlazione tra l’attività umana e il cambiamento climatico. Ecco, queste parole hanno fatto scatenare l’ira dei giovani, ma è più scandaloso continuare a non fare nulla anziché attivarsi per cambiare le cose prima che sia troppo tardi”.
Lei ha origini ad Agropoli, una città dove forte è il problema della posidonia. Quale è la Sua posizione?
“Quello della posidonia è un non problema. È una risorsa, un elemento distintivo dell’acqua pulita e permette la purificazione delle acque e l’arricchimento della biodiversità autoctona. Quindi dovremmo essere fieri di avere la posidonia nelle nostre acque. L’accumulo eccessivo è un risultato e per evitare che ci siano dobbiamo pensare alle cause. Fondamentale è l’attività depurativa delle acque di scolo ma anche evitare la pesca a strascico che inevitabilmente danneggia la prateria di pianta acquatica. Smaltirla diviene difficile perché la norma la ritiene un rifiuto speciale e quindi si deve lavorare a delle politiche ambientali lungimiranti. Il tutto passa per la transizione ecologica che potrebbe portarci ad avere un combustile organico totalmente ecosostenibile”.
Da cilentana emigrata (per studio, lavoro e politica), cosa dice ad un Suo giovane conterraneo?
“Il Cilento è un posto bellissimo ma fin troppo abbandonato a sé stesso e che troppo spesso ci obbliga ad andare via per riuscire a fare quello che vorremo fare. È un posto dove anche la politica è troppo spesso anch’essa malata e dove la politica è inquinata da dinamiche clientelari che troppo spesso guardano all’interesse di pochi e non a quelli della comunità per la quale, invece, dovrebbe lavorare. Sono politiche che si basano non sull’unità di sviluppo ma sull’interesse immediato. È una realtà che deriva dalla necessità proprio perché in un territorio abbandonato chi vota deve accaparrarsi quel poco che si ha. Ai miei conterranei dico di non lasciarsi sconfiggere e di lottare per creare una comunità che vince contro ogni interesse privato, di lottare per restituire vita e sogni ad una terra bellissima, per rimetterla nel posto centrale che merita. Dico ai miei conterranei di lottare per un Cilento migliore”.
Bilancio del primo anno di Governo Meloni?
“Negativo. Hanno sbagliato tutto ciò che si poteva sbagliare. Non hanno mantenuto nessuna delle loro promesse. In alcuni casi dico per fortuna e in altri perché hanno promesso l’impossibile. Stanno provando di non essere poi così uniti come dicono. Ciò che è stato fatto sono delle politiche che non guardano al benessere della popolazione e ricordiamo che la prima norma è stato il “Decreto Rave” che ha limitato una libertà e che è intervenuta su una emergenza che di fatto non c’è. I successivi decreti hanno tolto diritti e creato privilegi. Si sono fatti passi indietro nella lotta all’emergenza climatica, ma possiamo citare anche l’eliminazione del reddito di cittadinanza durante una delle crisi societarie più importanti. È stata tolta una misura che garantiva un benessere diffuso della cittadinanza”.
A proposito di Europa: tra nove mesi sarà della partita per le Europee?
“Il partito non ha ancora deciso le candidature, ma se il gruppo di cui faccio lo riterrà opportuno allora io mi farò trovare presente”.