di Davide Gatto
Rispetto al progetto e al crono programma presentato per la ristrutturazione dello Stadio Arechi di Salerno, si stanno levando le prime critiche dal mondo ambientalista. Sotto i riflettori, soprattutto l’idea di abbattere e ricostruire il primo anello dello stadio, operazione fatta per modificare gli assetti delle tribune e dotare l’intera struttura di un nuovo colpo d’occhio, a detta dei progettisti, più accattivante. Resta però il problema ambientale, legato all’uso di cemento. Innanzitutto demolire cemento significa produrre particolato, le cosiddette polveri sottili che è oramai noto siano la causa di tumori alle vie respiratorie e che, ovviamente, respirerebbero tutti i cittadini salernitani, non solo chi va ogni domenica a vedere la Salernitana. A Salerno le polveri sottili sono già presenti, e non sarebbe opportuno aumentarne la produzione per due anni in un cantiere Cittadino. Poi c’è il problema dello smaltimento, in discarica, del ferro e del cemento demolito (c’è anche plastica e vetro, ma in quantità minore). Questo contribuirebbe a riempire discariche, e magari a far nascere la necessità di aprirne di nuove. Poi, in ultimo, andrà posizionato il cemento nuovo, che, come sappiamo, è responsabile dell’inquinamento globale. I 4,1 miliardi di tonnellate prodotti ogni anno sono infatti responsabili dell’8% dei gas serra globali, una cifra simile a quella delle automobili, quasi tre volte quella degli aerei. E’dunque necessario, a latere di ogni intervento, il ragionare su temi quali la resilienza, e l’attenzione alla produzione dei cemento che, ricordiamo, nel caso dell’Arechi è stato posato nel 1990, solo 33 anni fa. A Milano, a seguito dell’abbattimento dello stadio Meazza, i comitati e le forze ambientaliste, in collaborazione con l’università sono andati avanti in questo ragionamento, chiedendo un confronto con società sportive e istituzioni. Si è calcolato che i lavori sullo stadio di San Siro produrranno un abbattimento di 150.000 tonnellate di cemento e ferro, miste ad amianto (l’amianto a Salerno non dovrebbe esserci), che creeranno una processione di 11.000 camion da 30 tonnellate verso la discarica, che allo stato non è stata identificata. Se sono questi i numeri, crediamo che quelli di Salerno saranno circa un terzo, per una città che è almeno un decimo di Milano. A proposito delle polveri sottili, il prof Pileri del Politecnico di Milano ha dichiarato al Corriere Della Sera: “La demolizione-ricostruzione del Meazza varrebbe il 5% delle emissioni dell’intera città, considerando solo le voci cemento e carpenteria metallica che riveste lo stadio. Sarebbe una quantità pari alle emissioni che, secondo il Piano Aria Clima, sono state ridotte in 15 anni con una sola opera pubblica.
Per compensare la mole di emissioni prodotte bisognerebbe trasformare a bosco 210 ettari di aree urbane”. In pratica, tutti gli sforzi per la riduzione dell’inquinamento dell’aria, zone pedonali, parcheggi periferici, metropolitana e mezzi pubblici, pannelli fotovoltaici, andrebbero “mangiati” dalla demolizione del primo anello dello Stadio. A San Siro l’abbattimento non si farà più, perché la Soprintendenza ha messo il vincolo sulla struttura, nel frattempo le società Calcistiche si sono mosse per l’acquisizione di terreni e per la costruzione di due stadi “Privati”, seguendo il modello Juventus. Oggi A Salerno abbiamo una iniziale proposta per rinnovare la struttura pubblica, “vecchia” di 33 anni. Tenuto conto di quanto sia prioritario ed indispensabile questo restyling dell’Arechi, è proprio necessario abbattere e ricostruire il primo anello?