Il maestro Mangone omaggia il Generale Carlo A. Dalla Chiesa - Le Cronache
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Il maestro Mangone omaggia il Generale Carlo A. Dalla Chiesa

Il maestro Mangone omaggia il Generale Carlo A. Dalla Chiesa

di Erika Noschese
Rock ‘n’ Roll, istintivo e Psichedelico: così potrebbe essere descritto il maestro Alfonso Mangone, nato ad nasce ad Altavilla Silentina, nel 1958 oggi tra i più affermati a livello nazionale e internazionale. Il maestro proprio nei giorni scorsi ha donato un’opera d’arte raffigurante il valoroso generale Carlo Alberto Dalla Chiesa alla locale stazione dei Carabinieri di Buccino. L’intento è onorare il lavoro e l’impegno costante dei Carabinieri nel preservare la sicurezza e garantire la legalità sul territorio. L’opera, creata dal Maestro Mangone, ritrae con maestria il volto del Generale Dalla Chiesa, figura di straordinaria rilevanza che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la criminalità organizzata e il terrorismo. Il Generale, caduto vittima di un vile agguato mafioso a Palermo il 3 settembre 1982, incarna un simbolo di coraggio, dedizione e integrità. In una cerimonia semplice ma carica di significato, il Maestro Mangone ha consegnato la preziosa tela al Comandante di Stazione, Luogotenente D’ambrosio, e al Brigadiere Chavez, esprimendo la sua gratitudine per il lavoro instancabile che i Carabinieri svolgono sul territorio di Buccino. La scelta di donare l’opera proprio a questa stazione sottolinea l’importanza della presenza costante delle forze dell’ordine nella comunità e il legame profondo che unisce l’arte e la sicurezza pubblica. La storia che accompagna questa tela risale a un tempo lontano, e il Maestro Mangone ha voluto trasmettere attraverso il suo lavoro la memoria di un uomo che ha dedicato la sua vita alla lotta contro le mafie e le brigate rosse. Il Generale Dalla Chiesa rappresenta un faro di speranza e determinazione per tutti coloro che indossano una divisa e si impegnano quotidianamente per la giustizia e la libertà. Non è la prima volta che il Maestro Mangone dimostra la sua volontà di onorare le istituzioni e le realtà religiose radicate nelle sue aree interne. La sua opera artistica rappresenta un ponte tra la bellezza dell’arte e l’impegno civile, un messaggio che continua a risuonare attraverso i colori e le forme che popolano le sue tele. La donazione di questa opera d’arte è un segno tangibile dell’unità e della collaborazione tra la comunità artistica e le forze dell’ordine, un modo per ricordare il sacrificio del Generale Dalla Chiesa e ispirare tutti a perseguire valori di legalità, impegno e dedizione alla causa comune.
Maestro Mangone, come nasce il suo amore per l’arte e cos’è per lei?
«La mia passione per la pittura è nata durante la mia adolescenza, quando ho scoperto un interesse precoce e un innato talento per il linguaggio delle arti visive. Questo mi ha portato ad appassionarmi alla storia dell’arte, dedicandomi a sfogliare vecchi libri e a ricopiare le illustrazioni che catturavano la mia attenzione. Dopo aver completato la Scuola Media, ho deciso di iscrivermi al Liceo Artistico, dove ho avuto l’opportunità di consolidare la mia inclinazione naturale attraverso una formazione artistica più strutturata. L’opportunità di entrare all’Accademia delle Belle Arti di Napoli è stata un passo importante nel mio percorso. Nel 1977, ho fatto il grande passo e mi sono trasferito all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, dove ho avuto l’onore di seguire il corso di pittura tenuto dal Prof. Gianni Pisani. Nel corso dell’anno successivo, spinto da una precoce curiosità nomadica, ho deciso di spostarmi a Firenze per proseguire i miei studi. Ho proseguito il mio percorso presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove ho seguito il corso di pittura tenuto dal Prof. Gustavo Giulietti, culminando con il conseguimento del Diploma nell’anno accademico 1980/1981, ottenendo il massimo dei voti, “magna cum laude”. La mia permanenza a Firenze e nelle sue immediate vicinanze si è protratta fino al 1989, un periodo che ha segnato l’inizio della mia attività come pittore in un contesto culturale e artistico che era vivace e rappresentativo a livello europeo.
Lei di recente ha omaggiato Charlie Chaplin, Lucio Dalla ed altri personaggi che hanno fatto la storia di questo Paese in termini culturali e artistici…
«Si di recente, ho potuto omaggiare figure di spicco che hanno scritto pagine indelebili nella storia culturale e artistica del nostro Paese. Nel momento in cui ha portato in scena l’omaggio a Charlie Chaplin, ho potuto sperimentare una fusione magistrale tra la pittura e il mondo del cinema. Attraverso pennellate abili e colori vibranti, sono riuscito a catturare l’essenza dell’iconico comico, trasmettendone la sua unica essenza espressiva e le sue emozioni travolgenti. Le pennellate sembravano danzare sulle tele, portando in vita il personaggio di Chaplin in modo straordinario. Nel tributo a Lucio Dalla, invece, ho eseguito un’esplorazione profonda della musica e delle emozioni. Ho catturato la poesia e l’intensità delle canzoni di Dalla attraverso tocchi di pennello delicati e arditi allo stesso tempo. L’uso sapiente dei colori e delle forme ha reso omaggio non solo alla figura dell’artista, ma anche alle sue creazioni che hanno toccato il cuore di molti. Ogni dettaglio, ogni pennellata sembrava portare con sé una storia, un’emozione, una parte della storia culturale del nostro Paese. È stato come assistere a un dialogo visivo tra l’artista e i grandi protagonisti che ha omaggiato. Ogni volta che mi esibisco in queste omaggi, riesco a trasformare la tela in un palcoscenico di emozioni e narrazioni, dando vita a personaggi che continuano a influenzare il nostro mondo culturale e artistico.
Lei ha avuto modo di incontrare anche mister Spalletti, all’epoca allenatore del Napoli, squadra che si è aggiudicata il titolo di campione d’Italia. Cosa significa vedere i suoi riquadri nelle mani di personaggi “famosi”?
«È stata davvero un’esperienza straordinaria poter incontrare mister Spalletti. Vedere i miei quadri nelle mani di personaggi così “famosi” è stato un momento di grande soddisfazione e orgoglio per me come artista. Il fatto che abbia apprezzato i miei quadri e abbia trovato valore nelle mie creazioni è stato un vero onore e una conferma che il mio impegno nel mondo dell’arte sta raggiungendo l’obiettivo di comunicare emozioni e pensieri attraverso i miei dipinti. Inoltre, l’incontro con mister Spalletti è stato altrettanto emozionante. Vederlo apprezzare e prendersi cura dei miei quadri è stato un riconoscimento che il mio lavoro può attraversare diversi ambiti, inclusi quelli sportivi. L’arte può essere un ponte tra mondi apparentemente distanti, e questo incontro lo ha dimostrato in modo tangibile. La sua presenza ha dato una nuova prospettiva ai miei quadri, collegandoli a un contesto sportivo e ampliando così il loro significato e impatto. È un’emozione unica vedere le mie creazioni connettersi con persone che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia culturale e sportiva, dimostrando che l’arte può veramente unire le persone in modi sorprendenti e inaspettati».
La sua arte è conosciuta in tutto il mondo, anche a New York…
«È un grande onore per me sapere che la mia arte è conosciuta in tutto il mondo, persino a New York. La possibilità che le mie opere abbiano varcato confini così lontani e abbiano raggiunto un pubblico internazionale è incredibilmente gratificante. La città di New York è un centro culturale e artistico di importanza globale, quindi il fatto che le mie creazioni siano state apprezzate e riconosciute lì è un segno del valore universale dell’arte e della sua capacità di connettere le persone al di là delle barriere geografiche e culturali. Spero che le mie opere possano continuare a ispirare e comunicare emozioni a persone di tutto il mondo, contribuendo in modo positivo al dialogo artistico globale».
Se le chiedessi di descriversi con tre aggettivi?
«Partire da Rock ‘n’ Roll, perché la mia arte è permeata da un’energia ribelle e vibrante, simile all’attitudine del rock ‘n’ roll. Le mie opere sembrano pulsare di vitalità e passione, evocando l’essenza del movimento e dell’intensità musicale. Istintivo perché attraverso la provocazione artistica le mie opere spesso sfidano le convenzioni, sfondando le barriere dell’arte tradizionale. Questa provocazione è un riflesso del mio desiderio di spingere i limiti e di comunicare emozioni sincere e viscerali. E amo definirmi un pittore Psichedelico perché il mio spirito artistico è caratterizzato da elementi psichedelici, in cui colori audaci e forme intricate si fondono in un caleidoscopio di immagini suggestive. La mia pittura è in grado di trasportare lo spettatore in mondi alternativi e dimensioni emozionali, creando esperienze visive coinvolgenti e avvolgenti».