Il dossier del No Crescent e di Italia Nostra arriva anche alla Presidenza del Senato. La visita di Pietro Grasso a Bagnoli, non è passata inosservata ai rappresentanti del comitato e dell’associazione ambientalista salernitana, impegnati nella battaglia contro la costruzione del Crescent a Santa Teresa. Ed, in particolare, non sono passate inosservate le preoccupazioni che il presidente di Palazzo Madama avrebbe mosso sui rischi ambientali. Ed ecco cosa scrivono: «Signor Presidente, in questo solco ci consentirà di trasmetterLe un dossier che racchiude quattro anni di lavoro e di iniziative intraprese dal nostro Comitato civico, da un’associazione che ha provato, in ogni sede e con ogni utile strumento di democrazia, a contrastare il dissennato progetto urbanistico che vuole portare alla edificazione, nel pieno centro di Salerno, di un mastodontico lotto cementizio denominato “Crescent”. Una costruzione che verrà innalzata nei pressi della storica spiaggia di Santa Teresa, area pregiata e vincolata che chiude il noto lungomare della città, a immediato ridosso del centro antico e dello storico Teatro “Giuseppe Verdi”. Centinaia di alloggi privati a pochi metri dal mare, in una zona – in tempi recentissimi – demanio marittimo. Una costruzione alta 30 metri circa, lunga quasi 280 metri, che farà aumentare i rischi idrogeologici dell’area. Il pesante complesso sorge sulla linea di costa, con un corso d’acqua, il Fusandola, che scorre sotterraneo e che nel 1954 fu causa di una esondazione che provocò dolorose perdite di vite umane e danni gravi. E pensare, che il progetto, tra le altre cose, viola addirittura le misure di salvaguardia della costa, parimenti allarmanti sono le carenze tecniche e amministrative delle autorizzazioni sismiche. In sintesi, una pesante colata di cemento che stravolge per sempre un delicato assetto idrogeologico e un paesaggio urbano che ha un valore acquisito, riconosciuto. Quel che fa più male è che un articolato sistema di enti e di istituzioni ha avallato scelte urbanistiche tanto scellerate e, una volta contrastato nell’operato, ha fatto di tutto per auto – proteggersi, per confondere, per auto – referenziarsi. È per questo che Minima Moralia ci è parso il titolo più appropriato per il nostro dossier. Un report che rappresenta «‘o Sistema» che si è svelato tra le carte del progetto. E’ con rammarico che, lungo il nostro percorso, abbiamo dovuto riscontrare come il “quieto vivere” spesso prevalga sul dovere, sulla responsabilità. Un sistema miope nel qualche ente di tutela preventiva al momento giusto “chiude un occhio”, mentre quello gerarchicamente posto al di sopra finge di non vedere. Con gli inquirenti che dovrebbero controllare oberati, si sa, da un eccessivo carico di lavoro. Non sono bastati sedici articolati esposti in Procura per smuovere le acque. E non è bastato nemmeno il rischio –oramai incombente- della prescrizione. Del resto, semmai si avviasse un processo, i protagonisti de «‘o Sistema» potranno sempre contare su quel formidabile alleato: la prescrizione. Da intendersi come amnistia ovvero etimologicamente come “dimenticanza”. L’impunità vera. In una parola: la non-responsabilità. Lo Stato abdica così alle sue leggi. Minima Moralia, come dicevamo, racchiude parte rilevante del nostro lavoro. Non le sfuggirà, che nel titolo richiamiamo l’opera magistrale di Theodor Adorno “Minima Moralia: Meditazioni sulla vita offesa” e, per rinfrescare la nostra labile memoria, chiudiamo il report con l’Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti di Italo Calvino. A futura memoria, appunto, se la memoria ha un futuro … (cit.) ».
Ed intanto il caso Crescent di Salerno è stato ripreso anche dalla rivista internazionale di architettura “Le courrier de l’architecte” che riporta l’articolo “Sua maestà il cemento: Salerno come Barcellona” di Andrea Lupi e Pierluigi Morena.
13 aprile 2013