“Durante la cena di fine anno dei docenti dell’Istituto Galileo-Di Palo di Salerno i professori, con il preside in testa, tutti intenti a cantare Bella Ciao e a pubblicarne il video su Facebook. Poi il preside aggiunge anche questo commento scrivendo che avrebbe preferito Avanti Popolo. A prescindere dalle parti politiche un pessimo esempio educativo, anzi un’autentica vergogna. La sinistra, come cacciatori di pinguini all’equatore, cerca i fascisti ma sono rimasti solo i comunisti. Questa è la realtà. A vivere nel secolo scorso e a inneggiare a ideologie totalitarie sono rimaste solo persone così che ne fanno anche bella mostra. Complimenti”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Antonio Iannone, commissario regionale del partito in Campania.
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1 Commento
A PROPOSITO DI BELLA CIAO CANTATA DA DOCENTI
“COLTI INTELLETTUALI” DEL GALILEI DI SALERNO.
CORDIALITÀ
ERNESTO SCURA
BELLA CIAO, INNO ALLE IDIOZIE
di Ernesto Scura
“Bella Ciao”, non solo non venne mai
cantata dai partigiani ma, addirittura,
l’attuale testo, come noi lo conosciamo, fu
adattato sulle note di una vecchia canzone
che descriveva il duro lavoro delle mondine
curve nelle risaie. Non solo le note, ma
anche il ritornello “o bella ciao” fu adottato
pari pari, tanto per completare il plagio,
dando così, almeno, un tocco di orecchiabilità
alla porzione innovativa di quel testo colmo
di strafalcioni. Dunque, “Bella Ciao”, nella
versione partigiana, fu un arrangiamento di
un canto di sofferenza per farne un maldestro
“Inno di Guerra”, anche se quelli che oggi
l’intonano, vogliono ipocritamente spacciarlo
per ”Inno di Pace”. Ecco, “Bella Ciao” è l’inno
postumo all’eroismo e alla lotta combattuta non
per la libertà ma per il trionfo del comunismo.
Giorgio Bocca, di cui nessuno può negare la
correttezza morale e la sua partecipazione attiva
alle fasi più pericolose di quella guerra partigiana
disse: “L’unica cosa certa é che nei venti mesi di
guerra partigiana non l’ho «mai sentita cantare»
(e pure gliela suonarono al suo funerale). Della
prima volta che fu cantata abbiamo un dato certo:
fu al congresso della Gioventù Comunista Mondiale
(e si ostinano a dire che non è un inno comunista),
tenutosi a Praga, nel 1947, quindi a guerra ormai
finita da due anni, intonata, a squarciagola, dai
membri della delegazione italiana, composta tutta,
esclusivamente, di giovani comunisti iscritti alla
FGCI, nessuno dei quali aveva partecipato alla
guerra di Resistenza. Fu lanciata con l’attuale
sgrammaticato testo di cui vi offriamo in’impietosa
“dissezione anatomica”.
IDIOZIE E SGRAMMATICATURE DI “BELLA CIAO”
– MI SENTO DI MORIRE (cioè “voglio morire”. Più fessi di così?)
-SOTTO L’OMBRA DI UN BEL FIORE (Per quanto bello possa
essere ditemi che ombra può fare un solo fiore?)
-TUTTE LE GENTI CHE PASSERANNO. LE GENTI ? (remoto
ottocentesco richiamo foscoliano ormai obsoleto e in disuso)
-Tutta l’invocazioe è rivolta ad una BELLA (ciao) però l’invito
a portarlo via perché si sente “di” morire é rivolto, si presume,
dalla BELLA ad un partigiano (non bello ma maschio).
-Ma l’invito a seppellirlo torna ad essere rivolto alla Bella che,
cerchiamo di immaginarla, con in spalla il partigiano morente,
s’inerpica per i dirupi scoscesi per seppellirlo su in montagna .
Ma si può essere più scemi e più scombinati di così ?
E pensare che ce lo vogliono imporre, per decreto, come
INNO NAZIONALE DELLA REPUBBLICA (delle banane).
GRAMMATICA:
sentirsi regge l’infinito senza preposizione; quindi,
è un errore dire: mi sento di morire; più correttamente
si deve dire mi sento morire.
Ernesto Scura
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