di Marco Visconti
Il 28 marzo al Teatro comunale Sant’Alfonso Maria de Liguori di Pagani c’è stato un ospite speciale, un caro amico di Franco Califano, si fa riferimento al maestro Maurizio Mattioli. Si è esibito in onore del suo amico Franco Califano, ricordano il decennale dalla sua scomparsa. Mattioli si trova nel suo camerino alla fine dello spettacolo, sta seduto comodamente sulla sua sedia, racconta amorevolmente quel suo amico che non c’è più, ma che rimane impresso in lui con la sua variopinta voce.
Che legame c’è tra lei e Califano?
«Purtroppo non c’è più. Io ero il più giovane del gruppo, rispetto a lui e a Mazzeo. Il gruppo era costituti dai suoi amici di infanzia. Preciso che non si tratta di amici dello spettacolo, ma amici di quartieri, che lui ha raccontato nelle sue storie. Ero il più giovane, mi prendevano in giro, ero l’ultimo arrivato, però ho istaurato un ottimo rapporto con Califano, mi ha insegnato tanto, abbiamo lavorato insieme, abbiamo recitato nel film «Due strani papà», abbiamo fatto una commedia musicale. Io lo guardavo e cercavo di capire che tipo era, non era un tipo facile, era molto esigente sulle scelte, amicizia, era inoltre un uomo coraggioso. Ci sono state persone che l’hanno fatto del male, hanno fatto delle cattiverie a suo discapito, ma lui è riuscito a rialzarsi. Piaceva a tutti: a uomini e a donne. Per me, è stato un grandissimo personaggio».
Lei che cosa sente quando recita i monologhi e le canzoni di Franco Califano?
«Ho tanti suoi monologhi, anche quelli drammatici. Non mi azzardo a recitare i monologhi drammatici, poiché già canto le sue canzoni come “Malinconia” e “Io non piango”. Queste ultime due richiamano tematiche forti, dunque, in accordo con Laurenti, interpretiamo altri tipi di monologhi “Pasquale l’infermiere”; “il travestito”. In questi monologhi evidenziamo l’altra faccia della produzione artistica di Franco».
È stato la prima volta a Pagani?
«Sono stato nei dintorni per girare film, tuttavia questa è la prima volta che mi trovo a Pagani».
Cosa ha provato nello stare nella terra natia di Franco Califano?
«Sono stato avvolto dal calore della gente, che ha avuto un concittadino così importante. Mi è dispiaciuto che sia morto Felice Califano, il cugino di Franco, mi pregio di averlo conosciuto personalmente».
In prospettiva ci sono degli eventi dedicati a Franco Califano?
«Faremo diversi eventi dedicati a Franco Califano, sono disposto a muovermi ovunque in Italia per lui».
Qual è la canzone di Franco Califano che porta nel suo cuore?
«“Io non piango” è per me un capolavoro. Mi fa ricordare il cane vagabondo, lo sguardo di un cane, il rapporto difficile, siamo soli, ognuno sta per conto suo, non ci sono più le violette che ti regalo al tuo compleanno, non piango per niente più, piango solo come un cane vagabondo che cerca un padrone, il resto delle cose non mi fanno più piangere perché, forse, non sono così importanti, come uno sguardo meccanico di un mondo che ti implora di diventare un suo padrone».