di Antonio Manzo
Nordioresisti. Diventa difficile, ma tutt’altro che impossibile, discutere con un riconosciuto maestro del diritto, Pasquale Stanzione, dal luglio 2020 presidente del Garante per la protezione della privacy. Cioè il sacerdote della privacy, “ordinato” dal Governo Conte, in quota Pd, a tutela del precetto costituzionale di tutela della riservatezza. Può affermare il Garante per la privacy, Stanzione, che in Italia non vi sono stato abusi nelle intercettazioni da parta dei magistrati e dei giornalisti? Può il noto giurista, salernitano di adozione ma beneventano di nascita, sostenere che fino al 2020 non c’è stata violazione clamorosa della privacy in materia di intercettazioni telefoniche disposte dalla magistratura italiana che hanno distrutto vite e il concetto stesso della riservatezza? Stanzione è stato anche docente all’università di Salerno ora docente Emerito e, quindi, tutt’altro che residente su Marte, dove ben prima del 2020, – e siamo solo nel lontano nel 1964 – riuscì la prima esplorazione di astronauti della Nasa a bordo del Mariner4? I dati anagrafici a Stanzione glieli hanno, meritoriamente, dovuti ricordare nella trasmissione tv “piazzapulita” due giornalisti tutt’altro che scrittori che hanno costruito la loro fama e professionalità sui verbali forniti dai magistrati, Corrado Formigli e Antonio Padellaro. Due sono le ipotesi: o il Garante della privacy ha, scientemente, voluto sottrarsi al dibattito sul tema intercettazioni, offrendo così una valutazione di merito non solo giuridico, sulla invasività del fenomeno, dopo aver certificato la nascita del fenomeno demolitorio della dignità umana del cittadino solo con l’entrata in vigore della riforma dell’ex ministro Orlando (2020). Oppure il Garante avrà calcolato l’impossibile retrodatazione, per evitare in tal modo di entrare in uno scontro politico acceso da un ministro avveduto del Governo Meloni che, inevitabilmente, lo avrebbe scoperto sul versante della sua provenienza politica (fu espressione del Pd di Zingaretti). Naturalmente, la sua provenienza politica è stata assorbita dalla indubbia capacità professionale e giuridica di Stanzione, al momento del voto in Parlamento che lottizzò tutti i componenti dell’ufficio del Garante con le indicazioni dei partiti che sostenevano il Governo Conte ma anche garantendo un posto all’allora opposizione di Fratelli d’Italia.
Stanzione non è solitario sulla strada della mancata retrodatazione del fenomeno dello sputtanamento nazionale, nel corso dell’audizione in Senato alla Commissione giustizia chiamata a discutere proprio della patologia delle intercettazioni. Stanzione si ritrova con un altro aspirante cittadino di Marte. E’ il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato passato dall’Antimafia a senatore Cinque Stelle, gran sostenitore della inchiesta falciata dalla Cassazione sulla Trattativa Stato-Mafia che provocò un clamoroso scontro costituzionale con le intercettazioni che riguardavano l’ex presidente Napolitano.
Anche Scarpinato ha testualmente affermato: nessun caso di violazioni è stato accertato dal settembre 2020. Tanto da consentire al giornale di Travaglio un titolo ad effetto secondo il quale il ministro Nordio era stato sbugiardato dagli esperti in Commissione giustizia. Quindi anche Stanzione che, per la verità, ha chiesto al Parlamento di legiferare sulla pericolosa archiviazione sul cloud non soggetti a giurisdizione nazionale con una disamine molto efficace della tecnica investigativa.
Se anche il legislatore non si affida alla retrodatazione del fenomeno intercettazioni, è segno della mancata e voluta percezione del devastante attivismo procure-giornalisti.
La mancata retrodatazione del fenomeno fa ormai dimenticare al legislatore le vittime del Sistema come l’ex ministro Guidi, costretta alle dimissioni dopo la pubblicazione della telefonata con il suo compagno del tutto normale (“domani passa l’emendamento) o il processo Vallettopoli che forni ai giornalisti una ordinanza di 7mila pagine firmata dal pm Woodcock.
Fu allora che l’Italia scoprì, fra gli altri imputati, Elisabetta Gregoracci, con le qualità ben note, ancor prima che le apprezzasse Flavio Briatore.
Si salvò dal Sistema l’ex deputato Vincenzo De Luca intercettato indirettamente senza autorizzazione nell’inchiesta salernitana Sea Park per il quale il gip dispose la distruzione dei file (ma non delle copie che già erano state distribuite, e quindi anch’esse inutilizzabili).
Ora si ritornerà a parlare delle intercettazioni quando e se saranno pubblicate le telefonate tra il latitante Matteo Messina Denaro e le sue amanti inconsapevoli (?) della vera identità del falso Bonafede.
Intanto, il dibattito nazionale fornisce l’ennesima e non voluta confusione sulle intercettazioni, facendole passare per una impropria attività dei Pm incuranti dei “paletti” messi dalla Cassazione nella articolata sentenza Cavallo (per sintesi, divieto di utilizzabilità di conversazioni disposte in procedimenti penali diversi).
Non puoi inercettare per un abuso d’ufficio e chiedere di arrestare per concussione e corruzione. Di qui il #Nordioresisti sia contro i demolitori delle intercettazioni, che pure esistono e sono mascherati, o i cantori di esse a fini vagamente politici (le facce toste dei Cinque stelle ne sanno qualcosa). Di qui l’invito #Nordioresisti.
1 Commento
Il mariner 4 era una Sonda e nessun astronauta ha mai calpestato il suolo marziano.
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