di Marco Visconti
Si parla spesso di donne vittime di violenza da parte degli uomini, invece si parla poco di uomini vittime di violenza da parte delle donne. L’associazione «Lega uomini vittime di violenza» si premura di confortare i papà vessati ex partner che usano i figli come strumento di ricatto. Carmine Di Vita, originario di Salerno, è uno dei membri del direttivo dell’associazione. Di Vita è in contatto con molti papà che si trovano alienati dalla separazione dai propri rispettivi figli. «Alcuni papà vivono situazioni al limite, sentono di voler fare delle azioni sconsiderate nei riguardi di chi li ha allontanati dai propri figli; invece ci sono altri che si sentono così avviliti che vogliono usare la violenza contro sé stessi», commenta Di Vita. Egli è un padre che si trova lontano dalla propria figlia, si sente dalla sua voce vibrante il forte dolore che prova dentro di sé per non poterla vedere. Racconta la sua storia: «Vivo in provincia di Milano dal 2010, nel 2015 ho sposato la mia ex moglie, abbiamo comprato una casa in provincia di Milano. Nasce nostra figlia. La mia ex moglie a un certo punto, nel mese di luglio 2020, ha avuto l’interesse di separarsi da me, ed è andata via con mia figlia a 1000 km da casa in Calabria per stare con i suoi genitori. Lei mi ha promesso che sarebbe stata per un periodo di tempo limitato, ma non è stato così. Questo è un reato penale per sottrazione di minore. Nel mese di agosto ho chiesto di stare una settimana con mia figlia, lei mi ha detto di non essere in dovere di farmi vedere la bambina. Sotto consiglio dei miei legali l’ho denunciata per sottrazione di minore, dal mese di agosto al mese di gennaio 2021 non è accaduto nulla. Lei voleva fare la consensuale chiedendomi di rinunciare a mia figlia e di darle il mantenimento, ma io non ho voluto rinunciare assolutamente a mia figlia. Quindi ho chiesto la giudiziale, l’ho richiesta nel mese di ottobre del 2020 poi la presidenziale c’è stata nel mese di febbraio del 2021. Per quest’ultima, il giudice ha detto “illegittimo il mancato rientro della moglie a casa”, e aggiunge “illecito il trattenimento della minore ad oltre 1000 km da casa”. Il giudice ha disposto che a lei non devo dare nulla, mentre alla bambina devo dare 100 euro di mantenimento. Ha disposto un affidamento condiviso con collocamento urgente, causa pandemia da Sars-CoV-2, e provvisorio a casa della mamma fino al mese di ottobre 2021. Arrivati al mese di ottobre, il giudice ha detto che sono passati troppi mesi, dunque la bambina si è ambientata a casa della mamma. In conclusione il giudice ha disposto il collocamento definitivo della bambina dalla mamma, dandomi la disponibilità di vedere tutti i giorni mia figlia in videochiamata, di vederla di persona 10 giorni a Natale, una settimana a Pasqua e 42 giorni in estate. Sono rimasto deluso dalle istituzioni, dalla legge. Il sistema aiuta le donne “disagiate” a fare reati, e sono i loro avvocati a spronarle». Ci sono molte esperienze simile a Di Vita, il militare barese di nome Lino Lattanzi spiega la sua: «Io mi sono separato da tre anni con la mia ex moglie. Non ho fatto del male alla mia partner, tuttavia a causa della separazione mi ritrovo senza casa, nonostante sia mia al 50%, perché ora c’è lei, e mi trovo senza soldi. Quando stavamo insieme litigavamo, lei urlava, non si calmava, non pensava al bambino che piangeva a causa sua. Non ho fatto la giudiziale per il bene dei bambini, dunque ho chiuso in consensuale sperando che ci fosse stato rispetto nella coppia, ma non è stato così». Un altro esempio è offerto da Alberto Guardino di Portici, lui si è separato da pochi mesi con la sua ex moglie, non ha riscontrato grossi problemi dalla separazione, tuttavia Guardino afferma che «la mia ex moglie persuade mia figlia affinché non dorma a casa mia». Infatti la bambina dorme sempre a casa della mamma. La bimba dunque non è solo lontana dal papà ma anche dai genitori paterni. Esiste una pagina di Facebook denominata «padri separati» all’interno della quale ci sono spesso messaggi da parte di padri disperati che sono vittime di violenza da parte delle proprie ex partner. Il numero di iscritti è rilevante, ci sono 11.535 membri. Eppure la legge prevede il collocamento paritetico, ossia il figlio deve stare lo stesso tempo con il padre e con la madre. Inoltre grazie al collocamento paritetico ci sarebbe il mantenimento diretto, in cui il padre provvede economicamente a soddisfare le esigenze del proprio figlio. Essendo che viviamo in una società che mira alla parità di genere, si dovrebbe quanto meno riconoscere in maniera prioritaria l’affidamento paritetico. Ovviamente ci sono i casi particolare a cui prestare la dovuta attenzione a favore del papà o della mamma. Tuttavia l’ambiente giurisprudenziale tende molte volte a essere «conservatore», considerando la donna come l’anello debole da tutelare o, peggio, da essere «mantenuta» economicamente dai propri ex partner.