di Olga Chieffi
“I Napoletani non sono romantici, per niente. Sono emotivi. Che è tutt’ altra cosa, e di una emotività violenta e disperata quale quella che nasce da secoli di stress. Per questo in certi momenti sono anche allegri. Per la felicità che nasce solo perché in certi momenti riescono a sfuggire all’angoscia. (Elvio Porta, dal libro “I Napoletani non sono romantici”). Marco Zurzolo usa nel progetto che verrà presentato domani sera, alle ore 21, nella tenuta dei Normanni un doppio magma creativo, parola scritta e omaggio ad un amico scomparso povero e solo nel 2016, lo sceneggiatore Elvio Porta. A Zurzolo aveva lasciato otto “microracconti”, come piccoli spartiti che Marco ha raccolto in un libro assieme a personali memorie di altri affetti dai quali è stato lasciato solo fisicamente, il fratello Rino, contrabbassista, unitamente a Pino Daniele, una triade inscindibile. Zurzolo, ha legato con un doppio filo queste tessere, intessendole con 14 brani, che si possono ascoltare in Qr-Code nell’agile volumetto “I napoletani non sono romantici”, in libreria per Colonnese editore. Marco Zurzolo si presenterà al pubblico de’ I Concerti d’Estate di Villa Guariglia, il festival ideato da Antonia Willburger e organizzato dal CTA di Salerno in collaborazione con la Provincia di Salerno, il Conservatorio Statale di Musica “G. Martucci” di Salerno, la Camera di Commercio – Coldiretti Salerno, la Fondazione di Comunità Salernitana e con il patrocinio del Comune di Salerno e della Fondazione Carisal, unitamente a Campania Danza, Compagnia del Giullare, Gestione Musica, Porto delle Nebbie e Spazio Up Arte che cura l’iniziativa “in rima agli alberi”, in quartetto, con il leader al sassofono contralto, Carlo Fimiani alla chitarra, Marco De Tilla al contrabbasso e Vittorio Riva alla Batteria, per lasciarci intuire l’evocazione del canto dei fujenti, il tritus, quella modalità che viene da lontano, o la contaminazione araba, o quella latin, stilemi che segnano da anni la ricerca, del musicista napoletano che va a cercare nella stratificazione profonda della cultura partenopea, in alcuni quartieri di Napoli i colori , le influenze, le atmosfere, i suoni tipici dei paesi dell’altra sponda del mediterraneo, arricchendo così il suo lavoro di infiniti elementi, un lavoro dai mille colori, dalle diverse situazioni timbriche, musicali, sulle tracce di una commistione tra la musica delle due rive del mediterraneo, che da sempre offre infiniti spunti per l’esplorazione di ambiti sonori originali. Si riaccenderà, così, la magia di brani poetici, unitamente a pagine della tradizione partenopea “Tammurriata nera” sapientemente miscelata con brani della tradizione napoletana come “’O surdat ‘nnamurat”, attraverso cui Marco, frugando soprattutto nella sua memoria, contribuirà un poco a ricreare un’atmosfera, una tradizione, le cui melodie rappresentano la storia di un popolo che attraverso altissimi versi e musica immortale, si è posto in cammino, cantando il suo amore, aprendosi ad ogni contaminazione, pur mantenendo intatta la propria inconfondibile identità, misteriosa e sfuggente, fino ad evocare il fratello contrabbassista Rino Zurzolo, scomparso quattro anni or sono, attraverso le note di «È la mia musica», arriva a «Rino», in una storia infinita fatta di incroci sonori, che fanno suggello a musica che afferra il presente, lo ripartisce e ci costruisce un ponte che conduce verso il tempo della vita. Ognuno di noi ha una propria colonna sonora, e sul filo delle parole ascolteremo “Indifferentemente”, “Lazzari Felici” e, certamente, “A me mi piace o blues” tributo all’amatissimo Pino Daniele. Colui che ascolta e colui che canta vi ci troverà un amalgama perduto di passato, presente e futuro. Su questo ponte, finchè la musica persiste, si andrà avanti e indietro.