Ivan Schirmenti: l’ombra che abbaglia - Le Cronache
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Ivan Schirmenti: l’ombra che abbaglia

Ivan Schirmenti: l’ombra che abbaglia

di Olga Chieffi

Imponendo la stabilità delle sue forme riflesse in un mondo di messaggi confusi, la fotografia dà il nome ad un insieme di pratiche creative che la collocano al centro della sensibilità del nostro tempo. Esaminare la contemporaneità della fotografia significa, quindi, raccogliere l’eredità di un ampliamento della questione fotografica, riconoscendo sì all’arte il suo ruolo di riferimento fondamentale, ma anche osservando, al di là di tale riferimento, la portata estetica ed etica delle pratiche e delle produzioni fotografiche. L’associazione Fotografi e Videografi Professionisti, presieduta da Walter Gilardi ha scelto Salerno, le sue bellezze e una location particolare, quale è il Museo Diocesano, nel cuore del centro storico, per la due giorni di workshop con il fotografo siciliano Ivan Schirmenti, realizzata grazie a Cesare Giliberti fotografo in Salerno vicepresidente del direttivo AFVP. “Salerno ci ha accolto splendidamente – ha affermato entusiasta il presidente Gilardi – sia umanamente si artisticamente coi suoi tesori conservati nel Museo, sia fuori nel suo centro storico. Stiamo pensando di come impiegare al meglio gli scatti di questa due giorni di studio”. Oltre centoquaranta fotografi di cerimonia stanno confrontandosi da ieri in due intense giornate, in cui si stanno toccando diversi argomenti dall’ uso della luce, alla gestione fotografica di un matrimonio, dal marketing dell’azienda alla risoluzione delle difficoltà di realizzare le immagini di gruppo, alla creatività e alle nuove derive estetiche della fotografia di cerimonia. Dopo il tempo trascorso in sala per la teoria, l’incontro con sponsor tecnici, quali FotoEma, Fowa, D’Aponte e I Nobili, è proprio Salerno ad offrirsi ai centoquaranta obiettivi dei fotografi con uno shooting fotografico negli spazi del Museo di San Matteo e in notturna nell’ intero centro storico della nostra città. Ad introdurre i lavori ieri è stata Antonia Willburger, membro del consiglio comunale, già assessore alla cultura della città, che ha salutato questo workshop come una grande occasione per Salerno, alle soglie di una primavera nel segno del turismo. L’accoglienza è stata affidata ad un master della fotografia Armando Cerzosimo, in un anno particolare, poiché festeggerà a breve il quarantennale del suo studio, un periodo, che può sembrare breve, ma che ha visto cambiare mezzi, intenzioni, ragioni estetiche, non cessando mai d’interrogarsi, lui che da dinosauro dell’analogico si è trasformato in un falco del digitale, simbolo di una categoria che ha resistito e forte di un percorso che viene da lontano riesce a gestire una mole di lavoro digitale che pochi riescono a sostenere. Consegna delle tessere AFPV a fotografi d’eccellenza quali Damiano Errico, Ivan Schirmenti, Angelo Marchese e ad Armando Cerzosimo, prima della presentazione del docente della clinic, Ivan Schirmenti, palermitano, figlio d’arte di papà Franco, la cui passione lo ha portato a studiare all’estero psicologia e fotografia di moda. Nel 2008 ha ricevuto il titolo di “Best Wedding Photographer”, e da lì, grazie anche alla sua esperienza, ha vinto diversi contest fotografici, a livello nazionale e internazionale, diventando nel 2016 Master of professional Photography, fino al 2019, quando è entrato a far parte del Team Italy per i Campionati del Mondo di fotografia. Ha fotografato cerimonie in tutto il mondo, laureandosi miglior Fotografo d’Europa nella categoria wedding, grazie ad uno stile personale che lo distingue dagli altri le cui caratteristiche sono la creatività e l’armonia delle immagini. Tre sono le pietre miliari della visione di Ivan Schirmenti, l’osservazione, la creatività e l’emozionare. La sua scrittura di luce, rispecchiando le sue radici siciliane è un’ombra che abbaglia, alla ricerca della giusta balance per penetrare l’essenza del significato di un’immagine. D’altra parte per dirla con Bresson “Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore”. “Il mio insegnamento inizia dall’imitazione – ha detto Schirmenti – ma sono dell’idea di non essere autoritario come maestro, e spiego immediatamente quale azione si va ad intraprendere e il suo perché, in un confronto d’intenti. L’importante è conquistare un proprio stile, che innegabilmente dipende da chi siamo, dal nostro background culturale, dal nostro vissuto, che va a completarsi con la visione fotografica che farà di un’immagine tecnicamente corretta, una fotografia unica, carica di emozione, racchiudente un sentimento”. Un workshop, questo, che attraverso i temi e le immagini prodotte, ci offre anche un signifyng della rappresentazione della realtà, ridefinendo l’identità della fotografia che, approdata oggi ad una dimensione originale e autonoma, nel caotico universo delle immagini globalizzate, potrebbe proporre e una nuova e vera etica di questo mondo, in rapporto alle altre arti e alle forme.