di Monica De Santis
La scuola “E’ fondamentale per la democrazia, va tutelata, protetta, non abbandonata. “. Così il premier Mario Draghi ieri durante la conferenza stampa organizzata per illustrare le misure varate la scorsa settimana contro il Covid, ma soprattutto per rispondere a chi, come il Governatore De Luca, nei giorni scorsi l’ha attaccato. Poi rivolge un grazie “al ministro, agli insegnanti, ai genitori, per gli sforzi di oggi e delle prossime settimane e mesi”. Il premier ha anche spiegato che per il “governo la scuola deve rimanere aperta in presenza. Basta vedere gli effetti della diseguaglianza tra gli studenti causati dalla Dad per convincersi che questo sistema scolastico provoca delle diseguaglianza destinate a durare, che si riflettono su tutto il futuro della loro vita lavorativa, anche sul futuro lavorativo e salariale. Non ha senso chiudere la scuola prima di aver chiuso tutto il resto e non ci sono i motivi per farlo. Bisogna respingere un ricorso generalizzato alla Dad. Ci sarà un aumento delle classi che andranno in Dad ma bisogna respingere un uso generalizzato della Didattica a distanza. Poi – ha aggiunto – ci sono anche considerazioni di ordine pratico: si chiede loro di stare a casa la mattina, poi vanno in pizzeria e fanno sport. Non ha senso chiudere la scuola se non chiudiamo tutto il resto, e non ci sono motivi per farlo”. Poi rivendica… “Le nostre scuole hanno riaperto, proprio come quelle dei grandi paesi europei… Le politiche di questo governo sono coerenti con questa strategia. utte le decisioni sono state prese sul dialogo con Regioni e comuni, continuo e costruttivo. Alcune decisioni riflettono la discussione con le Regioni”. Il premier risponde anche a coloro che gli dicono che non decida più nulla… “Dicono che Draghi non decide piu’? Qui dimostriamo che la Scuola resta aperta, è una priorità, non era il modo in cui questo tema è stato affrontato in passato. In media in Italia abbiamo avuto nel 2020 65 giorni di scuola regolare persa a causa del Covid, rispetto ad una media dei paesi più ricchi del mondo dove la didattica non in presenza è stata di 27 giorni. Non vogliamo fare più così, vogliamo fare che l’Italia resti aperta con tutte le cautele necessarie. Abbiamo ripristinato la riduzione delle capienze degli stadi e l’attività economica deve andare avanti ma con sicurezza e prudenza, rispetto delle regole, vaccinazione e anche fiducia, molta fiducia, che si possa uscire da questa situazione. In tutto questo è essenziale che si possa essere uniti”.