di Erika Noschese
Quando la squadra cittadina festeggia la promozione in A è grande festa. Quando a farlo è la Salernitana, che mancava dalla massima serie da ben 22 anni, i festeggiamenti sono doppi. Quando a festeggiare c’è una delle tifoserie più apprezzate d’Italia, l’impegno è triplicato. Quando tutto questo accade a pochi mesi dalle Amministrative, però, tutto cambia.
Non mancava nessuno sul tetto dell’Arechi, a maggio, a festeggiare con i granata neopromossi. Una storia sui social in cui ci si ritrae tra la gente, tra i fumogeni granata e accanto alla squadra del miracolo di Castori ed è subito “amore per la città”. Viene da chiedersi quanti hanno fatto le stesse corse per celebrare le grandiose vittorie della pallamano femminile o della pallanuoto, assessore al ramo incluso.
Ma a Salerno, piccolo inciso a parte, si sa che la maggior parte della cittadinanza si ritrova racchiusa sotto al caro cavalluccio marino. E quindi, a ridosso della competizione elettorale per la corsa a Palazzo Guerra, una discreta parte di candidati parla inevitabilmente di Salernitana. Lo hanno fatto già nel corso del tempo, sia chiaro: Cammarota caldeggiava l’idea di un azionariato popolare per la Salernitana, il sindaco uscente Napoli chiedeva di agire per il bene della Salernitana a meno di 2 ore dal termine utile per la presentazione del trust necessario per l’iscrizione in serie A, il governatore De Luca ha sempre urlato “forza Salernitana” dal palco del Capodanno in piazza e così via. A prescindere dagli schieramenti, a prescindere dalle personalità e dall’effettivo interesse per lo sport salernitano (leggasi Salernitana, perché degli altri sport poco o niente se ne parla. Per ulteriori informazioni chiedere, ad esempio, alla Fidal che attendeva i lavori per il nuovo manto della pista di atletica del Vestuti da anni). Si salva, andando a memoria, soltanto il consigliere uscente Lambiase: ma va detto che lui con le strutture in cemento della città di Salerno non ha un ottimo rapporto, quindi avrà preferito evitare ulteriori discussioni. C’è però un’aggravante, ora: in questi giorni sono tutti molto interessati alle vicende dello stadio Arechi poiché domenica sera la Salernitana giocherà la sua prima in casa dopo 22 anni. Con un piccolo inciso: anche stavolta non sarà possibile utilizzare la metropolitana per raggiungere l’Arechi, giusto per essere sicuri che l’effettiva inutilità di un mezzo di trasporto già poco utilizzato restasse totalmente immobile in un momento particolare che necessiterebbe, anzi, di un potenziamento dei servizi di trasporto pubblico. Ma andiamo oltre. Tra sopralluoghi e rincorse all’ultimo secondo per consentire la risoluzione di problemi che si sarebbero dovuti risolvere almeno due mesi fa, spuntano consiglieri e candidati che desiderano qualche secondo di celebrità per manifestare il proprio viscerale interesse per le vicende della squadra locale. Su tutti il consigliere uscente e candidato della Lega, Dante Santoro, che annuncia sui social di voler attivare il suo ormai celebre “fiato sul collo” per consentire la riapertura della Curva Nord per garantire maggiore capienza di pubblico. Tentativo legittimo, pensa il consigliere, di racimolare consensi tra i tifosi della Salernitana che sicuramente attendevano un post del leghista per sentirsi tranquilli sulla vicenda. Il risultato, sia lì sia su altri post che strumentalizzano la Salernitana per fini elettorali, è facilmente intuibile: insulti e provocazioni indirizzate all’autore del post, reo confesso di volersi interessare alle vicende dello stadio Arechi a poco più di trenta giorni dalle Amministrative. Avrebbe potuto, lui e chi ne ha seguito il tentativo, farlo tempo fa, poiché sarebbe stato bello riaprire la curva Nord anche in caso di altri sfavorevoli risultati dei granata, ma non sarebbe stato ugualmente divertente: le cronache politiche e la comunicazione social degli ultimissimi tempi lasciano ampiamente intuire che si preferisce navigare a vista in una competizione con troppe squadre iscritte, ancor più giocatori e pochissimi onori. Quale competizione? La serie A-mministrative, ovviamente, che banalizza lo straordinario, enfatizza l’ordinario e dimentica il necessario. Le squadre di serie A lo sanno: servono continuità di risultati, serietà e investimenti della società e soprattutto occorre tempo, per costruire, altrimenti il sogno della serie A dura poco. Le squadre e i giocatori della serie A-mministrative ancora non lo hanno capito?