Ad Agropoli il 25 aprile che divide - Le Cronache
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Ad Agropoli il 25 aprile che divide

Ad Agropoli il 25 aprile che divide

È un 25 aprile di divisione ad Agropoli, almeno per quanto riguarda il mondo dei social, quella piazza virtuale che ormai sta diventando preponderante su tutto. Uno spazio utilizzato dai politici anche come strumento di comunicazione veloce e diretto.

Nella giornata in cui si celebra la liberazione dal nazifascismo, i rappresentanti istituzionali hanno pubblicato varie istantanee delle celebrazioni e Agropoli non ha fatto eccezione. Nella città cilentana, inoltre, il 25 aprile è stato un momento di distensione tra maggioranza e opposizione, tant’è che il sindaco Roberto Antonio Mutalipassi ha invitato il consigliere di minoranza Raffaele Pesce, presente tra il pubblico che ha assistito alla commemorazione presso il monumento ai caduti, a posare insieme per la foto di rito.

Un gesto normalissimo, che rientra a pieno titolo nei valori di libertà ricordati in tale data. Tutti d’accordo, ovviamente, tranne l’assessore al turismo Roberto Apicella, ottimo organizzatore di feste per compleanni prima di avventurarsi in politica. Sulla sua pagina social, infatti, l’amministratore ha pubblicato la foto della squadra consiliare ma ha ben pensato di tagliare dalla stessa proprio il consigliere di minoranza e per farlo ha dovuto escludere anche il presidente del consiglio Franco Di Biasi.

Alla foto è stata anche apposta una didascalia: «Viva il 25 aprile, la festa della libertà, della pace e delle democrazia. La festa di tutti gli italiani». Parole che contrastano con quanto fatto. «Era un giorno di “tregua” – dice il consigliere tagliato – mi dispiace più per il taglio al monumento che per l’esclusione mia e del presidente del consiglio, capitato male alla mia destra, effettuata, proprio il 25 aprile, da un uomo che riveste una carica istituzionale». Scivolone istituzionale o errore di distrazione? Non è dato sapere, ma di certo l’assessore Apicella non è nuovo a questi passi falsi: impossibile dimenticare quando minacciò querele nei confronti di chi avesse messo Agropoli in cattiva luce.