Maurizio Costanzo e Salerno - Le Cronache
Attualità

Maurizio Costanzo e Salerno

Maurizio Costanzo e Salerno


La notizia della sua scomparsa è giunta nella mattinata di ieri. E’ l’inventore del talk show all’italiana, che prese il via con Bontà Loro, poi l’Acquario e sulle reti Mediaset il suo longevo show. A Salerno nel 2004 presentò Emozioni/ Teatro e nuovi linguaggi, nelle corti del Castello di Arechi, il suo festival diretto con Rodolfo di Giammarco, promosso dalla Provincia di Salerno

di Olga Chieffi

La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno: Maurizio Costanzo, giornalista e conduttore televisivo, è morto nella giornata di ieri. Da qualche tempo non compariva più in televisione, un mezzo di comunicazione che ha rivoluzionato, importando il format del talk show dagli stati uniti, trasformando la gente comune da pubblico/cornice a protagonista dei programmi. Il talk show, accomunato al “salotto televisivo” dall’amore per la conversazione-dibattito, per il piacere di mescolare con grande equilibrio lo spettacolo al discorso, alla piacevolezza con cui la quotidianità diventa straordinaria e gode dei suoi momenti di gloria è stato il suo regno dal 1977 con Bontà loro porta in TV il bisogno di confessarsi, di mostrare la propria verità. A seguire l’Acquario, con quei pesci cui dava da mangiare all’inizio dello show e la famigerata porta dalla quale poteva entrare un antagonista o un supporto al protagonista, elementi che ritroviamo ancora in essere a Porta a Porta e in “Che tempo che fa”. Nel 1982 l’esplosione del Maurizio Costanzo Show. Sul palco, oltre al conduttore, vi sono di solito una decina di ospiti. Coloro che normalmente sono invitati a partecipare alla trasmissione sono sia celebrità o, comunque, personaggi sull’onda del successo, anche se solo temporaneo, sia gente comune. I personaggi che appartengono alla prima categoria sono intervistati nel ruolo di star, quindi vengono loro poste domande sulla loro vita pubblica e privata; sono inoltre tenuti a dare il loro punto di vista sui temi trattati durante la serata. Chi, invece, fa parte della seconda categoria enunciata, la gente comune, può intervenire se ha qualcosa d’interessante da raccontare: strazianti tragedie personali, straordinari episodi di vita vissuta, bizzarre invenzioni.
In mancanza di storie televisivamente appetibili, la gente può puntare su peculiarità che oggi sono considerate d’attualità e che mettono in luce la propria “diversità”, professare una religione diversa, essere omosessuali, avere problemi economici…. Più una storia è toccante, più viene approfondita, in modo tale da creare un certo coinvolgimento del telespettatore. Sono presenti in studio anche “esperti” di determinate discipline, il cui parere specialistico entra in concorrenza con quello degli ospiti, portatori del sapere comune dato dalle loro esperienze, e sempre più veicolato dalla televisione attraverso lo stesso talk show. Questo circolo vizioso ha come diretta conseguenza l’utilizzazione diffusa di un italiano non specialistico, di divulgazione, caratterizzato da numerosi contatti con la lingua comune dovuti al fatto che il telespettatore-destinatario è ampio e indifferenziato.
Dall’ avvento del talk, ci si sforza di incontrare il proprio pubblico e di stringere con esso un patto comunicativo qualificante, sullo sforzo dell’assunzione della sua quotidianità e di modelli temporali nuovi, della ricerca di stabilire un legame fiduciario in una ridefinizione anche del mezzo in termini di soggetto creatore di un campo di valori interno. Il suo longevo Show, il più longevo della storia della televisione, era stato interrotto a novembre 2022. Maurizio Costanzo amava tanto il suo lavoro e nella sua lunghissima carriera aveva scoperto numerosissimi talenti. Nel suo salotto televisivo aveva intervistato tutti i volti che hanno fatto l’Italia. Romano del 1938 da una famiglia, papà impiegato al ministero dei trasporti, madre casalinga, originaria di Ortona Costanzo ha firmato decine di programmi radiofonici e televisivi e di commedie teatrali (Il marito adottivo, Vuoti a rendere ecc.). Dopo il diploma in ragioneria, nel 1956 comincia giovanissimo, a 18 anni. Nel 1963 l’esordio come autore telefonico a Radio Rai e nel 1966 coautore della splendida canzone Se Telefonando, scritta con Ghigo De Chiara, musica di Ennio Morricone, cantata da Mina. Dalla seconda metà degli anni Settanta è stato ideatore e conduttore di diversi spettacoli improntati su un genere tutto nuovo per l’epoca: il talk show. Da Bontà Loro ad Acquario, da Grand’Italia all’incredibile Maurizio Costanzo Show, fino a Buona Domenica. E’ stato anche co-ideatore del personaggio di Fracchia, creato e portato al successo da Paolo Villaggio, attore da lui scoperto nel 1967 in un cabaret di Roma. Ha scritto numerosi libri, tra i quali Chi mi credo di essere, E che sarà mai? La strategia della tartaruga, Sipario! 50 anni di teatro. Storia e testi, Vi racconto l’Isis e Smemorabilia, Catalogo sentimentale degli oggetti perduti.
Nel luglio del 2004 Maurizio Costanzo presentò a Salerno nelle corti del Castello di Arechi, la seconda edizione di Emozioni/ Teatro e nuovi linguaggi, il suo festival diretto con Rodolfo di Giammarco, e promosso dalla Provincia di Salerno. Quattro, intense notti in cui si partiva alle 20.00 per proseguire, con diverse proposte a sera, fino a tarda notte, dedicate al tema parole contro parole ovvero altre parole, con un ricco calendario di eventi, singolari performance, assoli e racconti, che accoglieva le differenti espressioni e le diverse pratiche della parola. Teatralità della poesia, della valenza drammatica di ogni scrittura detta, e dello spettacolo fonetico di letture-visitazioni a sorpresa, ma anche, questa cultura fuori-catalogo, la pratica oggi più che mai umana e civile del racconto, il canone del canto, la nuova modulazione di strutture tradizionali, lo studio comparato dell’arte degli assolo, e la felicità espressiva di ensemble naturali capitoli che poggiavano su un inusitato materiale poetico di Giovanni Testori, Per sempre, una narrazione storico-favolistica rara di e con Ascanio Celestini (Vita, Morte e Miracoli), e su una staffetta di tre voci generazionali, quelle di Roberto Herlitzka, Alessandro Haber e Fausto Paravidino, che si dedicarono ai micro-racconti Shorts di Vitaliano Trevisan, e, ancora Cantos di Ezra Pound ad opera di Francesca Della Monica, Corpo celeste di Anna Maria Ortese cui si dedicò Iaia Forte, Maria Maddalena o della salvezza di Marguerite Yourcenar su percorso recitato di Manuela Mandracchia, e Ballare di lavoro di Renata Ciaravino per il dialogo tra Veronica Cruciani e Silvia Gallerano, Lunaria di Vincenzo Consolo per il Cunto di Vincenzo Pirrotta, e a Mari colorati dalle liriche di Alfonso Gatto su idea di Vincenzo Cerami e attuazione di Nuccio Siano, fino a Zero spaccato Leonardo Capuano, l’impatto sorprendente fra la voce di Isa Danieli e il poema ‘l mal dei fiori di Carmelo Bene, di Telai con Laura Curino e La stanza e Una serata fuori di Pinter.