Il ricordo di Gerardo Bianco - Le Cronache
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Il ricordo di Gerardo Bianco

Il ricordo di Gerardo Bianco

di Aniello Salzano*

Ho conosciuto  l’on. Gerardo Bianco nel lontano 1968 quando ero un giovanissimo dirigente del Movimento giovanile della Democrazia Cristiana e la prima volta che ho votato, una delle mie 4 preferenze l’ho data appunto a lui, giovane esponente demitiano di Guardia dei Lombardi. Allora  all’elettore  veniva concesso ciò che poi gli è stato tolto,  la possibilità di scegliere il candidato cui dare la propria preferenza tra i 20 nomi proposti dal Partito e non, come oggi, ad un quisque de populo imposto dalle Segreterie di Partiti, quasi sempre  personali e/o padronali.Di Gerardo Bianco, come me laureato in lettere classiche, cultore e profondo conoscitore della lingua latina e soprattutto degli autori dell’età imperiale, docente universitario, di cui ho sempre ammirato la grande preparazione culturale, apprezzato le qualità umane e quelle straordinarie capacità politiche che poi nel corso degli anni gli sono state unanimamente riconosciute. Oltre ai suoi interventi di taglio politico, in più occasioni mi ha fatto tenere alcune sue originali pubblicazioni che ancora oggi conservo gelosamente.A casa sua, in provincia di Avellino, nella modesta casa del suo paese natale, Guardia dei Lombardi, ho avuto il piacere di conoscere l’on. Benigno Zaccagnini, il Segretario nazionale della Democrazia Cristiana, e, a distanza di tanti anni, ricordo ancora la semplicità che regnava in quella casa, l’amabilità dei suoi familiari, che fecero sentire noi ospiti perfettamente a nostro agio.Il suo impegno nel Partito, la sua incessante opera in favore delle zone povere del Mezzogiorno, la conoscenza dei bisogni della gente dei nostri paesi, che conosceva uno ad uno e visitava regolarmente, lo portarono presto ad assumere cariche importanti in Parlamento, nelle Istituzioni, fino a diventare ministro della Repubblica, e successivamente ad occupare anche il vertice, come Segretario nazionale, del neonato Partito Popolare italiano, erede della Democrazia Cristiana.  Con lui ho avuto non solo rapporti di stretta e leale amicizia, ma anche di stima e di feconda collaborazione fino a quando ho militato nella stessa sua parte politica. Anche dopo il mio distacco dal Partito Popolare italiano  con Gerardo ho continuato a tenere rapporti franchi, scambi di vedute e di opinioni sulla situazione politica , di cui è stato sempre un raffinato analista. L’ultima volta che l’ho incontrato, a Roma in una giornata di pioggia intensa, riparandoci sotto un rabberciato ombrello di fortuna, insieme abbiamo percorso un lungo tratto di strada, improvvisamente, fermandoci sotto un portone per sottrarci al diluvio che si era scatenato, guardandomi negli occhi mi dice che non aveva assolutamente recepito le mie parole e il mio ragionamento, in quanto avevo parlato al suo orecchio un po’ sordo. Ben conoscendo di Gerardo le battute fulminanti,  il suo senso di humor, la sua sottile ironia ed anche autoironia, lì per lì mi venne il dubbio che il mio amico, a distanza di tanti anni, non avesse ancora metabolizzato il mio allontanamento dal Parito Popolare e la presa di distanza dalla sua linea politica: che quindi non ci fosse miglior sordo di chi non volesse sentire ! Infatti guardandolo anch’io diritto negli occhi, i suoi sempre vispi e intelligenti, il mio sospetto trovava conferma. Ora anche Gerardo Bianco ha raggiunto il suo antico maestro Ciriaco De Mita: lì di sicuro continueranno a discettare animatamente dei temi a loro più cari, come quello dello sviluppo delle aree interne del Mezzogiorno, e a discutere dei tanti che tuttora, benchè privi di un “pensiero”,  animano la politica.

*Coordinatore Popolari e Moderati