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Omicidio di Fratte, fine pena mai

9 Maggio 2018
in Attualità, Cronaca
Reading Time: 3 mins read
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Delitto di Fratte, Esposito:«Sabino De Maio vuole infangarmi»
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Pina Ferro

Fine pena Mai. Mancava poco alle 23 quando l’attesa ha avuto fine per Matteo e Guido Vaccaro e Roberto Esposito. I giudici della Corte di Assise di Salerno, presieduta da Lucia Casale, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Silvio Marco Guarriello, ha inflitto l’ergasto ai tre ritenuti i mandanti ed il killer (Esposito) dell’omicidio di Antonio Procida e Angelo Rinaldi assinati in via dei Greci il 5 maggio del 2015. Una lunga Camera di Consiglio che ha avuto inizio alle 14 ed è terminata poco prima della 23 con la lettura del dispositivo. Nell’udire la parola ergastolo la moglie di Esposito non è riuscita a trattanere le lacrime anche dopo tutta la tensione accumulata. In aula erano presenti oltre agli imputati anche i parenti delle due vittime costituitisi parti civili. Grande delusione tra gli avvocati, Massimo ed Emiliano Torre, Fabio De Ciuceis, Fedele Varsi che hanno già preannunciato ricorso in Appello. Era il pomeriggio del 5 maggio del 2015 quando furono assassinati Antonio Procida, 41 anni e Angelo Rinaldi, 38 anni, attinti da diversi colpi di arma da fuoco mentre erano a bordo di uno scooter nel quartiere Fratte, in via Dei Greci. A distanza di poche ore e dopo escussione di persone informate sui fatti, perquisizioni e analisi dei sistemi di videosorveglianza presenti in zona, i poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Salerno, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, ammanettarono Matteo Vaccaro, il figlio Guido e Roberto Esposito ritenuto il killer. I tre si sono sempre proclamati innocenti e nel corso del processo hanno in più occasioni fatto dichiarazioni spontanee ai giudici della Corte d’Assise. Un processo alquanto lungo e che ha anche visto diversi colpi di scena come ad esempio le dichiarazioni depositata agli atti e rese dal collaboratore di giustizia Sabino De Maio. Questi ai magistrati ha raccontato che nel periodo di codentenzione, nella stessa cella, Esposito gli avrebbe confidato di aver premuto il grilletto contro i due. Alla base del gesto l’affronto che avevano fatto poche ore prima a Matteo Vaccaro leader dell’omonimo gruppo criminale operante nella zona delle frazioni collinari di Salerno. Per la magistratura in gioco c’era la leadership dei Vaccaro, l’onore di una famiglia storica che non poteva essere messo in discussione da teste calde. Fu un omicidio in chiaro stile camorristico. Quel “tu non conti niente”, pronunciato da Procida all’indirizzo di Vaccaro, sarebbe stato l’affronto da lavare col sangue. Roberto Esposito ha sempre smentito le parole del collaboratore di giustizia. A suo dire Sabino De Maio lo avrebbe accusato per “vendicarsi” di una lezione ricevuta in carcere. Non ha avuto dubbi il magistrato Silvio Marco Guarriello sulle resoponsabilità dei tre. Il magistrato nel corso della requisitoria tenuta a metà aprile, ha spiegato che la prova di trovarsi di fronte ai responsabili della morte di Procida e Rinaldi è data sia dai fotogrammi estrapolati dai video delle telecamere ubicate a Fratte sia dalle dichiarazioni che sono state rese nel corso dell’intero dibattimento. Secondo l’accusa si vede bene a bordo di un’ Honda Guido Vaccaro che indossa una maglietta grigia ed un casco scuro ed Esposito che aveva una maglietta bianca. Silvio Marco Guarriello ha anche spiegato che in un primo frame si vedrebbe Guido Vaccaro, a bordo della moto, che regge tra le mani un giubbino, lo stesso che in un altro frame estrapolato dalle telecamere era indossato da Esposito che era alla guida. La spedizione punitiva sarebbe partita da Ogliara alle 16.02. le telecamere hanno anche immortalato il ciclo- motore con a bordo le due vittime che facevano su e giu per Fratte.Sempre secondo la pubblica accusa i due ciclomotori avrebbero percorso il quartiere di Fratte per poi incontrarsi in via Dei Greci. Secondo la ricostruzione della Procura la moto con a bordo Esposito e Guido Vaccaro sarebbe arrivata qualche secondo prima (circa 5) tanto da avere il tempo di effettuare una inversione di marcia e ritrovarsi cosìdi fronte al ciclomotore con a bordo Rinaldi e Procida. L’esecuzione sarebbe avvenuta in un minuto e mezzo: alle 16.14 minuti e 48 secondi alcuni frame mostrano il passaggio delle vittime mentre alle 16.16 la telecamera della Esso fa vedere quello di Vaccaro e Esposito. Alle 16. 17 viene immortalata l’immagine dell’auto con a bordo Matteo Vaccaro. Il magistrato ha anche sostenuto che sono da ritenersi attendibili le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Sabino De Maio.

Tags: condannaergastoloespositofine pena maiomicidio frattevaccaro
Tommaso D'Angelo

Tommaso D'Angelo

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