di Erika Noschese
Se Stati Uniti d’Europa è fuori dal Parlamento Europeo, il capolista per il collegio Meridionale Enzo Maraio sui territori c’è e si percepisce. Il segretario nazionale del Psi benchè fuori dalla competizione elettorale ha raggiunto in risultato importante, portando a casa oltre 42mila preferenze tanto da risultare, nella Seconda Repubblica, il socialista con il più alto numero di consensi. Ora però è tempo di ripartire e lo farà da quell’incarico, congelato in campagna elettorale, che lo vedrà impegnato nella Capitale a capo dell’ufficio di rappresentanza della Regione Campania a Roma.
Segretario Maraio, conclusa la tornata elettorale delle europee Stati Uniti d’Europa non ce la fa. Cosa è successo?
«Abbiamo fatto la cosa giusta. Non è andata come speravano ma la direzione di marcia era ed è indovinata. Siamo partiti tardi e dobbiamo evitare questo errore in futuro. In politica anche l’idea più giusta ha bisogno di tempi di crescita e maturazione. La suggestione degli Stati Uniti d’Europa è strada che deve continuare, non mi rassegno all’Europa dei nazionalisti. Vedremo con gli alleati come continuare questo progetto che, proprio perché giusto, non tramonta. Una sconfitta elettorale non è una sconfitta politica, ci vorrà solo tempo».
Lei ha ottenuto un riscontro importante, segno che il partito c’è, è presente ed ha fatto sintesi attorno alla sua candidatura?
«Le preferenze ottenute, oltre 42 mila e senza avere incarichi istituzionali, mi fanno essere nella Seconda Repubblica, il socialista più forte nel consenso. Nessuno, con un simbolo socialista, ha mai registrato un dato così rilevante. Altre volte i socialisti si nascondevano, cercavano scorciatoie, si consegnavano ad altri. Io ho preferito metterci la faccia, la mia comunità mi ha sostenuto e premiato».
È giusto dire, secondo lei, che Stati Uniti d’Europa manca al nord?
«Lì ci aspettavamo un consenso diverso, ci siamo affidati alla sola idea del voto di opinione ma abbiamo dimenticato, come diceva Pietro Nenni che “le idee camminano sulle gambe degli uomini”».
Cosa ne sarà di questo progetto politico?
«Come le dicevo la suggestione è giusta, sempre più attuale. Non saremo a Bruxelles ma continueremo a batterci per questa idea di Europa. Con Emma Bonino e Matteo Renzi troveremo il modo. A noi socialisti le battaglie senza essere nei Palazzi non ci hanno mai spaventato. Ci battiamo per la cosa che riteniamo giusta, sempre».
Da dove riparte lei ora?
«Dal consenso ottenuto, dal radicamento sempre più forte. Poi, in Campania, ripartiremo dalla collaborazione istituzionale con De Luca. L’idea di occuparmi dei rapporti con le regioni ed il Governo è in linea con le mie attività di questi anni e mi auguro possa tornare utile alla Giunta ed agli amministratori».
Si pensa già alle regionali: come arrivare pronti alla sfida più attesa?
«Ragionando delle cose da fare e non delle formule vuote. E’ evidente che sarà necessario allargare il perimetro della coalizione ma partendo da questa esperienza del centrosinistra. In Regione ci sono già le liste civiche, il Pd, azione, Italia Viva, i socialisti. Allargare ancora, sulla base di un programma condiviso e di una visione, è ancora possibile. In questo anno finale bisognerà rilanciare l’azione di Governo, valorizzare le cose fatte, lavorare per unire, continuare nelle battaglie sui fondi e contro l’autonomia».
Crede sia possibile il campo largo che vede insieme socialisti, Pd e M5S?
«Non mi piacciono le formule ma è chiaro che il Pd ed il Movimento Cinque Stelle sono le formazioni più consistenti della coalizione, poi c’è Sinistra e Verdi. Io credo, in questo campo, sia necessario organizzare il mondo moderato, riformista e liberale. E’quello che, con Renzi e la Bonino, avevamo immaginato ed io credo la sfida sia ancora attuale. Lo spazio c’è, la necessità pure».
Lei risulta tra i più eletti nella sua città…
«Si, dato che ho registrato con piacere. Essere tra i più forti nei consensi a Salerno mi gratifica, è il merito di un gioco di squadra. Su Salerno i socialisti sono determinanti, la seconda forza della coalizione, faremo sentire ancora la nostra voce».