di Erika Noschese
Santi della porta accanto, umili, buoni e generosi: sono le persone pronunciate dall’arcivescovo emerito di Foggia monsignor Vincenzo Pelvi nel giorno dell’ultimo saluto a Wilma Fezza e Mario Valiante. Una chiesa gremita ha accolto i feretri, il dolore è tangibile, un silenzio che fa male, che porta con sé la disperazione di una tragedia che non trova risposta. «Perchè loro?», si chiedono gli amici e i tanti colleghi presenti alla chiesa dei Salesiani. Ad accogliere Wilma e Mario don Pasquale Cristiani, parroco della parrocchia Maria S.S. del Carmine e San Giovanni Bosco a Salerno insieme a don Antonio Martinelli, guida spirituale della coppia. Presente sull’altare anche don Maurizio Patriciello. «Stavano andando ad un Santuario per ringraziare la Madonna dopo aver combattuto e vinto la sua lotta contro il tumore. A me piace sottolineare il loro carisma: sono cresciuti con i Salesiani, ecco perché hanno scelto di fare i funerali qui. Io evidenzio la gioia, la capacità di entrare nel tessuto sociale e religioso; la capacità di accogliere – ha raccontato don Pasquale – Di fronte a queste tragedie non ci sono spiegazioni umane: perché? È come dire perché la morte e perché la vita. Forse quando andremo dall’altra parte capiremo qual era il progetto che Dio aveva e che ha permesso che certe cose avvenissero. Due persone piene di speranza e di ottimismo, nessuno si aspettava una tragedia simile. Il Signore deve proteggerci, lo fa ma le cose nostre umane fanno saltare i suoi progetti. Loro erano capaci di trasmettere questo carisma salesiano sia a livello sociale sia professionalmente, due avvocati impegnati in politica. Loro venivano spesso da don Martinelli, il nostro salesiano e li vedevo di riflesso. Vedevo la loro disponibilità, la capacità di entrare in comunione, di vivere nello stile di Don Bosco, rendendosi disponibili. Il mio ricordo è legato a due persone solari, piene di gioia e di speranza, senza arrendersi alle difficoltà». Il sacerdote ha poi rivolto un pensiero alla famiglia: «Non è facile, l’unica cosa è accendere la speranza, capire che dietro tutto questo c’è un piano di previdenza di Dio che continua ad esprimere il suo amore e la serenità della famiglia nell’accogliere questa tragedia nel segno di una fede che non è fatta di parole ma di un’adesione che si traduce in vita concreta». L’arcivescovo emerito di Foggia li ha più volte ricordati come «Santi della porta accanto», ricordando la loro volontà di essere sempre al servizio degli altri. «Voglio credere Signore che il tuo silenzio non esprima lontananza ma esserci vicino nel silenzio di questa mattina che lascia tutto aperto, possibile. La morte per noi credenti rimane estranea, non è un muro contro il quale andiamo a sbattere, un muro che blocca per sempre le speranze e vanifica in un momento i nostri sogni e sacrifici. La morte assomiglia assomiglia ad un ponte, altro e traballante, sospeso nel vuoto, portando all’abbraccio eterno di Dio – ha detto durante l’omelia – La vita non avrebbe senso se fosse sufficiente un attimo, un incidente perché tutto si fermi per sempre; c’è troppa sproporzione tra le energie che spendiamo per vivere i nostri sogni, progetti, impegni, rinunce e sacrifici e quel momento in cui si preclude l’esistenza. C’è davvero troppa sproporzione per pensare che la morte sia la fine di tutto. Mi sono chiesto: cosa succede quando moriamo? Ci addormentiamo, poi c’è un risveglio nella luce, così pacifica che porta ad un momento di giubilo incredibile e questa luce è Dio, abbiamo la sensazione di essere accolta da qualcosa di intimo, una profonda esperienza. La morte è il momento della libertà dai sensi di colpa, ci rende liberi di abbandonarci all’amore». Wilma e Mario, la Santità della porta accanto. «Voi che avete conosciuto Wilma e Mario, avete sperimentato il vangelo delle Beatitudini perché loro, tra le cose giuste, belle e meravigliose, non hanno fatto leva sulle proprie forze umane ma si sono fidati e affidati a Dio. Wilma e Mario hanno sperimentato la sofferenza, l’incomprensione e nel dolore hanno mantenuto accesa sempre la lampada della speranza; uniti hanno affrontato con decisione la vita con il sostegno di Dio e nel rispetto dell’altro. Si sono impegnati per la giustizia, Wilma e Mario santi dei nostri giorni, sono state persone di pace anche quando il loro lavoro, come spesso accade, ha creato qualche disagio – ha detto don Pasquale – Possiamo pensare che Wilma e Mario ci abbandonino ma non è così, rimangono dove sono, non nell’ombra ma al nostro fianco più presenti che mai. Noi non li vediamo ma essi ci vedono, tengono i loro occhi belli e pieni di gloria fissi sui nostri, pieni di lacrime; sono invisibili ma non assenti e il nostro conforto viene dalla fede, dall’amicizia, dalla loro presenza. Il loro cuore era pieno di tenerezza, i loro abbracci pieni di calore e il loro era un amore particolare. Non chiamiamoli morti, sono viventi, ora pregano con noi e per noi. Grazie Wilma, grazie Mario perché ci siete e perché la vostra storia e il vostro sorriso sarà sempre con noi, nei nostri abbracci; sappiamo che continuerete a portare in noi fiducia, attraverso la simpatia che avete seminato e che sarà compagnia nei giorni di dolore, di solitudine». E rivolgendosi alle famiglie ha detto: «Arrivi a voi l’abbraccio di questa comunità, di questa città, delle persone che hanno conosciuto voi, Santi della porta accanto. Professionisti che hanno salvato cuori, nel cammino di rinnovamento. Ci siete stati accanto senza mai abbandonare qualcuno al proprio destino. E la chiesa vi ringrazia, per la vostra testimonianza e la vostra presenza in questa chiesa».