di Valerio Cozzolino
Un sistema di consenso elettorale nelle elezioni amministrative del 2013 ed in quelle per l’elezione di Lady Aliberti in Regione nel 2015 creato con un giro di assunzioni, incarichi e clientele: l’appoggio in voti più o meno onesti, in cambio di lavoro, di aiuti a lavorare in alcune ditte, in alcuni settori delle pubbliche amministrazioni. Poi, il giro che ritorna sotto forma di clienti per l’attività di famiglia: gli amici degli amici, i protetti, i familiari del clan. Tutto all’ombra dello stendardo della città di Scafati, una volta simbolo del valore civile, del sacrificio per la Resistenza. Ieri mattina, a Scafati è tornata all’alba l’Antimafia e stavolta le idee erano chiare: sette nuovi avvisi di garanzia per un’inchiesta aperta nel 2012 e che si è ramificata in diversi filoni coordinati dal pm Vincenzo Montemurro della Dda di Salerno. Un’attività di indagine che passa per le dichiarazioni del pentito Alfonso Loreto, figlio del ras della Nuova Famiglia, Pasquale, poi collaboratore di giustizia, rese ai pm Russo e Cardea lo scorso febbraio e successivamente nei mesi a seguire. Sono sette gli avvisi di garanzia emessi dalla Procura salernitana su riscontro delle dichiarazioni fornite da “funiz’ . Nel mirino degli inquirenti ci sono Andrea Ridosso, familiare di Gennaro e Romolo Ridosso: il ragazzo ha svolto in passato il tirocinio formativo gratuito post laurea e specializzazione presso i servizi sociali in virtù di una convenzione con l’Università. La sua nomina è finita nel mirino della Dia in quanto, secondo le dichiarazioni di Loreto Jr, il suo impegno fornito attraverso i servizi sociali ed il piano di zona, sarebbe stato parte del “sistema” messo in campo. Nei guai è finita anche Anna Ridosso, sua familiare, presso la cui abitazione avvenivano presumibilmente gli incontri per accordarsi sui ruoli, i lavori e i voti. Indagati anche il consigliere comunale Roberto Barchiesi, ex zio acquisito di Alfonso Loreto. C’è poi l’ex componente del Cda della partecipata comunale Acse, Ciro Petrucci, nomina fiduciaria del sindaco Pasquale Aliberti. Sarebbe un “uomo vicino al clan” secondo gli inquirenti, una scelta che potrebbe essere stata imposta, oppure frutto dell’accordo tra le parti. Questo almeno, quello che emerge nelle dichiarazioni di Loreto Jr. Nel mirino anche l’ex consigliere comunale e provinciale Raffaele Lupo: la Dia indaga sul suo sostegno elettorale a Pasquale Aliberti nelle amministrative del 2013 e nelle regionali per l’elezione di Monica Paolino nel 2015. Un sostegno plateale. Infine ieri ha ricevuto l’avviso di garanzia anche Roberto Cenatiempo, responsabile di una ditta (Italia service) che si occupa di pulizie e manutenzione in diversi ambiti e strutture comunali e non. Tra queste c’è anche il centro commerciale Plaza, come sostiene lo stesso Loreto. Anche lui, per il pentito era uno del clan e quella di Cenatiempo era “una delle nostre ditte”. A dirlo era stato lo stesso Loreto nelle dichiarazioni rese a Russo e Cardea: «A oggi il gruppo è composto da Gennaro Ridosso, Luigi Di Salvatore, Alfonso Loreto, Alfonso Morello, Dario Spinelli e Cenatiempo Roberto che si occupa dei proventi illeciti dei videopoker e degli appalti di pulizia e manodopera». Indagata anche Anna Ridosso, nella cui abitazione venivano organizzati presumibilmente gli incontri per accordarsi sui ruoli, i lavori e i voti. Il suo impegno nell’organizzazione è tuttora al vaglio dell’antimafia. Un giro di perquisizioni che si è consumato in un silenzio assordante, nemmeno un elicottero ma solo le prime luci dell’alba e l’ingresso anche non troppo forzato nelle abitazioni degli indagati: le perquisizioni sono andate avanti pochi minuti in alcuni casi, ore ed ore in altri. Nel mirino della Dia coordinata dal capitano Fausto Iannaccone sono finite circa venti persone: oltre ai citati, anche il fratello del sindaco Pasquale Aliberti, Aniello Maurizio Aliberti, alcuni pregiudicati della zona, degli imprenditori e altre persone legate all’amministrazione comunale di Scafati. Per gli inquirenti erano tante le persone vicine al clan che erano state assunte in partecipate o enti vicini al Comune: tra loro c’era la ex di Loreto Jr, secondo le accuse assunta al Consorzio delle farmacie, ma anche insospettabili incensurati che però erano stati scelti dal gruppo Ridosso-Loreto. Al vaglio quindi ci sono le nomine dirette e gli incarichi affidati dal sindaco o dal Cda delle partecipate comunali: sempre una scelta indiretta di Pasquale Aliberti.